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lunedì 12 febbraio 2018

Museo Egizio di Torino. Quando la politica vuole intromettersi

Il Museo Egizio possiede un insieme di collezioni
che si sono 
sovrapposte nel tempo,
alle quali si devono aggiungere i 
ritrovamenti
effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto
dalla 
Missione Archeologica Italiana 
tra il 1900 e il 1935. In quell’epoca
vigeva il criterio secondo cui i reperti
archeologici erano ripartiti fra l’Egitto
e le missioni archeologiche che li rinvenivano.
. Il criterio attuale (giustamente) prevede che
i reperti rimangano all’Egitto, terra che
li ha partoriti.

Se per tre mesi le coppie che parlano
l'arabo pagheranno un solo biglietto d'ingresso
(invece di due)  non vuol significare che
l'Occidente ha un pensiero debole ma che intende
esternare un messaggio per
signiificare che quel patrimonio
incommensurabile della cultura dell'umanità
venga gustato -piacevolmente e amichevolmente -
da chi proviene dalle terre già egizie.  

Terre egizie, peraltro, che non sono abitate solamente
da musulmani (come forse pensa la sig.ra
Meloni). In quelle terre dove gli archeologi
italiani  in anni segnati dal "colonialismo"
hanno potuto sottrarre inestimabili beni
culturali risalenti a quattro millenni fa -ed anche oltre-
vivono almeno dieci milioni di cristiani copti e
ortodossi.
In ogni caso, piacciia o meno, gli stessi
musulmani vivono sulle terre già egizie ed aprire
loro i musei della loro terra non è da ritenere 
lesa maestà ai nostri danni.

Sotto diversa ottica:
Far pagare un biglietto alle coppie (piuttosto che due)
è un segno di amicizia e nello stesso
tempo di promozione culturale.

La politica partigiana e settaria stia alla larga
dal genio della cultura il cui fine non è di dividere
ma di unire l'umanità.

Il Centro-Destra, o per meglio dire l'estrema destra, non ha vinto le elezioni (che dovranno svolgersi il 4 marzo) ma già prova a mostrare il suo volto in una materia prettamente culturale, che vuole essere un pesante monito agli uomini di cultura.

In caso di vittoria elettorale -secondo Fratelli d'Italia- verrà cacciato dal ruolo attualmente ricoperto il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, colpevole di aver compreso, tra le tante iniziative promozionali, anche una agevolazione per la durata di tre mesi ai torinesi che parlano arabo. 
Secondo quella formazione politica la campagna del museo "è il sintomo del pensiero debole dell'Occidente" e addirittura "una iniziativa ideologica e anti-italiana". 

Il giornale "La Repubblica" ritiene che a far infuriare la formazione politica di destra ci sarebbe inoltre stato anche l'appello dei Comitati tecnici del Mibact, il ministero dei beni culturali, che in un documento hanno espresso "solidarietà all'iniziativa del direttore Greco" condannando "le strumentalizzazioni e gli attacchi politici".

Pure noi riteniamo che la politica che si spinge fino a minacciare licenziamenti ai danni dell'autonomia che compete a chi dirige un organismo culturale (che peraltro non è dipendente ministeriale, ma partcipante ad un bando indetto su ventaglio internazionale) è sintomo che il sistema dei diritti contenuti nella nostra carta costituzionale scricchiola. 
Scricchiola su presupposti politici dell'estrema destra.

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