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sabato 18 novembre 2017

Hanno detto ... ...

 PIETRO GRASSO, Presidente del Senato della Repubblica, ex magistrato
La pietà davanti alla morte non fa dimenticare ciò che si è stati in vita. Le mani di Riina sono macchiate del sangue dei migliori uomini dello Stato e della società civile. Non ha mai collaborato ma noi non smetteremo di cercare fino in fondo la verità. Mai.

GIUSEPPE COSTANZA autista del giudice Giovanni Falcone e unico sopravvissuto alla strage di Capaci,
 "Cerchiamo di ridimensionare  la figura di questo signore. Mettiamolo all'angolo. Non merita altro per quello che è stato e per quello che ha fatto. 
E se ne vada in silenzio con tutti i suoi segreti".

ENZO BIANCHI, già priore di Bose
Più facciamo silenzio in noi e fuori di noi più diventiamo capaci di ascoltare e più ascoltiamo gli altri e ogni creatura che ha voce più diventiamo capaci a parlare

ANNALISA CHIRICOPresidente di Fino a prova contraria,
Riina, il ‘capo dei capi’ di Corleone che si vantava dell’assassinio di Falcone (gli ho fatto fare la fine del tonno’), non si è mai pentito e al compagno galeotto confidava il fastidio per essere descritto come un ‘pupo’, un burattino, nelle mani di forze occulte annidate dentro lo stato. Riina si è congedato da questo mondo circondato dall’équipe di medici e infermieri che non hanno mai smesso di prendersi cura di lui, i congiunti più stretti lo hanno raggiunto al capezzale per l’estremo saluto. Uno stato di diritto concede una morte pietosa anche a chi ha deciso, senza alcun sentimento di pietà, di far cessare la vita degli altri. La giustizia non è vendetta.
MARIA FALCONE, sorella del giudice assassinato dalla mafia
"Non gioisco per la sua morte, ma non posso perdonarlo. Come mi insegna la mia religione avrei potuto concedergli il perdono se si fosse pentito, ma da lui nessun segno di redenzione  mai arrivato". 
"Per quello che  è stato il suo percorso mi pare evidente che non abbia mai mostrato segni di pentimento", 
"Basta ricordare le recenti intercettazioni in cui gioiva della morte di Giovanni Falcone", riferendosi alle conversazioni registrate in carcere tra Riina e un compagno di detenzione in cui il capomafia rideva ricordando di aver fatto fare al magistrato "la fine del tonno". 

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