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domenica 1 ottobre 2017

La Politica n. 4 - E' o no doveroso garantire la somministrazione idrica (servizio pubblico) a chi vive in un borgo dove sussiste la condotta dell'acqua ?

Le scelte pubbliche producono
sempre conseguenze collettive

Circola voce a Contessa Entellina, e vorremmo fosse priva di fondamento, che la Comunità Trinità della Pace di Pizzillo abbia in corso contatti con esponenti del clero e con amministratori pubblici delle Madonie, e più precisamente della cittadina di Petralia, per trasferire la propria sede all'interno della diocesi di Cefalù. 
Quei rappresentanti si stanno adoperando perché la Comunità di studio e divulgazione del Vangelo sorta sul nostro territorio si stabilisca presso di loro, dal momento che i rappresentanti pubblici di Contessa da due anni mostrano di non apprezzare la presenza in località Pizzillo.

E' noto a tutti, ne abbiamo trattato sul Blog abbondantemente, che l'Amministrazione Comunale di Sergio Parrino, a cui peraltro il mandato politico-amministrativo scadrà a breve, da due anni non muove alcun passo risolutore per ovviare alla carenza di somministrazione idrica che caratterizza il borgo in cui ha sede la Comunità. 
L'inerzia assoluta su questa problematica dell'attuale Amministrazione appare a chi scrive stupefacente, anomala e più che discutibile dal punto di vista amministrativo. Nonostante tre tentativi di capire, parlando col Sindaco, quale sia l'approccio "obbligatorio" e "da legge" per andare incontro a chi in più modi e in più voci manifesta lo stato di bisogno, ad oggi non è giunto alcun segnale che qualcosa stia muovendosi. Ciò che ci è sembrato di cogliere è che non solo nulla si muove attraverso i necessari passi amministrativi (progetti, delibere, ordinanze etc.) ma, addirittura, nulla avviene sul piano comunicativo nei confronti dei membri della Comuniità, di buon intrattenimento relazionale per informare sullo stato di attuazione di una buona idea, di una svolta che stia per concretizzarsi. Nulla -quindi- di operativo e nulla di partecipazione sulla sofferenza  di una parte del corpo cittadino.

 E' possibile che saremo noi che scriviamo a non capire lo scenario -oppure- che saranno in tanti a Contessa ad avere capito che nulla si muove nè si vuole che si muova.
Adesso in paese non si discute di altro che della Comunità che si sente costretta a trasferirsi nell'ambito della diocesi di Cefalù dove locali e somministrazione idrica vengono garantiti.

Una Amministrazione che non fa nulla per trattenere nel propri ambito una realtà che oltre ad essere religiosa è soprattutto umana, culturalmente rilevante e costituisce presidio sociale in una parte del territorio comunale non può che lasciare perplessi.

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In questa rubrica abbiamo pubblicato le omelie di P. Pietro che affrontano il rapporto Vangelo-Politica.
Lo faremo ancora oggi. 
Però oggi lo stesso rapporto, la stessa angolatura di vita relazionale pubblica la attingeremo da un Padre della Chiesa, fra i più grandi, da San Gregorio di Nazianzo.

San Gregorio nacque in Cappadocia nel 329 e ivi morì nel 390. Visse quindi nei primi anni durante i quali la Chiesa e l'Impero instaurarono normali e legittime relazioni di convivenza ponendo -in tal modo- fine alle persecuzioni ai danni dei credenti.

Alcuni ritengono oggi quel Capo della Chiesa attualissimo per il semplice fatto che egli è sempre vissuto da uomo col culto assoluto della verità e dell'obiettività ed  ha sempre usato queste doti nelle difficili relazioni con le Autorità imperiali di Costantinopoli. 
Proprio come, nelle debite proporzioni, riteniamo abbia fatto p. Pietro quando stralcia dal Vangelo  riflessi "politici".
Per la vibratilità e schiettezza romantica San Gregorio può essere considerato un uomo di cultura moderno, del nostro mondo occidentale.
Incontrava, essendo per qualche tempo divenuto Patriarca, politici, imperatore e autorità, di cui immediatamente percepiva intenti e scopi e mai veniva meno ai contenuti della Verità per il ferreo perfezionamento spirituale a cui era pervenuto.
Era artista amante della letteratura, poeta e teologo lucido.

Su questo personaggio torneremo. Per oggi ci soffermeremo su alcune sue riflessioni sul rapporto religione-politica.

Sui politici:
(Or. II, 2 dell'anno 362)
Chi risalta nel contesto sociale in forza della carica che ricopre diventa oggetto di valutazioni e di reazioni che dal fascino possono pure inclinare all'antipatia.

Gli amministratori della cosa pubblica devono rendersi conto che la loro influenza deve trasformarsi in responsabilità; inevitabilmente diventano guida di tutti. Pure la loro vita privata trapassa in vita pubblica.  

(Or. II, 10)
Il personaggio pubblico opera non solamente attraverso ciò che porta avanti. Egli deve ricordarsi che si offre come modello rispetto al popolo. Egli incide col su comportamento nell'intimo della gente, e da questa considerazione ricordi che diventa coscienza della comunità.

(Or. XVII, 8 - Or. XIX, 16 ) 
Rivolto alle autorità: 
"Che cosa dovrei dire a voi, governatori e autorità ? Oramai si rivolge a voi la nostra parola, per non dare l'impressione di comportarci in modo totalmente diseguale: alla gente infatti inculcheremmo quello che loro conviene sia detto, mentre dinnanzi al vostro potere batteremmo in ritirata, come se, per soggezione o per paura, deviassimo da quella nostra libertà che è in linea con Cristo. 
Potrebbe anche sembrare che ci preoccupassimo  maggiormente del pubblico e che invece trascurassimo voi, per i quali è giusto che abbiamo sollecitudine".
...
La Verità ha il diritto, ed il dovere, di formare i politici secondo i suoi criteri che assorbono tanti elementi della morale naturale. Il potere politico è ristretto all'applicazione, non è autonomo nei suoi principi, che gli sono antecedenti.  

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