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sabato 5 agosto 2017

Pigliando spunto da quanto accade a Pizzillo da due anni, dove non arriva l'acqua potabile, scopriamo che i diritti inalienabili ...

I servizi pubblici come beni comuni

Il diritto di accesso all’acqua, nella società e nel contesto umano-culturali entro cui viviamo-, non significa solo diritto di andare a prenderla al fiume o al lago o presso la fontana pubblica, o addirittura di acquistarla sul libero mercato.  
Su questa tematica ha riflettuto abbastanza un giurista dello spessore di Stefano Rodotà, un arbëresh che è recentemente venuto meno.  

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Il diritto dell'acqua, o meglio dell'accesso all'acqua, è nella società odierna finalizzato a far condurre ai cittadini una vita dignitosa; inoltre garantire questo diritto significa per l'Autorità Pubblica incaricata del servizio di doversi attivare per individuarne la presenza, analizzarne la bontà e l’uso,  e intervenire nei casi di inefficace distribuzione. 

La legge prevede per la risorsa idrica 
1) lo status giuridico pubblico della risorsa, 
2) la programmazione politica del suo uso, 
3) la gestione che può essere affidata -a determinate condizioni- a soggetti privati sotto il controllo dell'autorità pubblica.

La campagna referendaria del 2011 fu centrata sull’idea che alla natura di bene comune dell’acqua debba corrispondere una gestione che escluda la finalità del profitto privato, nessuno deve speculare e/o guadagnare sul bene comune acqua.

L’idea dell’acqua come bene comune ha radici nella biologia: l’acqua è indispensabile per qualunque forma di vita, e dal regime del suo prelievo e del suo smaltimento dipende la salute dell’uomo e la conservazione dell’ambiente naturale. 

Nella nostra Costituzione alcuni diritti fondamentali richiedono l’organizzazione di specifici servizi pubblici. La dignità sociale e il pieno sviluppo della persona umana (art. 3), il lavoro (art. 4), la libertà personale (art. 13), la tutela in giudizio davanti ad un giudice naturale (artt. 24 e 25), la tutela della salute (art. 32), l’istruzione (art. 33 e 34). 
Una condotta idrica non assolve
alla funzione se perde il liquido lungo
il percorso, circostanza questa facilmente
verificabile nel 2017, oppure se la
gestione di distribuzione non è
dal punto di vista dell'equità
efficace rispetto ai differenziati bisogni
da soddisfare.
Alcuni servizi pubblici sono inoltre considerati così consustanziali al diritto di cittadinanza (o ai diritti civili riconosciuti a ogni essere umano) che nel nostro paese sono garantiti dallo Stato a tutti, a prescindere dal contributo fiscale di ciascuno. Questi sono la sicurezza, la viabilità ordinaria, l’illuminazione pubblica, la tutela dell’ambiente, la sanità collettiva e individuale. 

I servizi scolastici sono addirittura obbligatori fino ad una certa età perché l’istruzione di tutti (anche di chi ci è antipatico) è considerata un bene comune. Ciascuna persona beneficia del suo livello d’istruzione ma anche di quello di tutti gli altri che vivono sul pianeta. 
Ad altri servizi, come il trasporto pubblico, l’istruzione superiore, i cimiteri e così via, lo Stato – o le sue articolazioni locali – riconoscono un valore di bene comune che si traduce in un finanziamento parziale del suo funzionamento. 

Il finanziamento pubblico è in un certo senso la materializzazione del riconoscimento del diritto all’accesso. Da qui la garanzia a tutti del fabbisogno minino giornaliero di acqua. 
Le Istituzioni non possono girarsi dall'altro lato quando quel diritto dell'acqua ... soffre.

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