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mercoledì 2 agosto 2017

Pigliando spunto da quanto accade a Pizzillo da due anni, dove non arriva l'acqua potabile, scopriamo che i diritti inalienabili ...

Riflessione: Se la politica non sa risolvere
i nodi materiali della vita a cosa serve ?
Chi vuole vedere e ascoltare generalmente capisce, riesce sempre a capire. 
Basta che possegga sensibilità e attenzione verso il prossimo, chiunque  non tarderà a farsi prossimo. Non è questione religiosa, è questione di civiltà.
E' facile capire che cosa un gruppo di persone che laicamente e responsabilmente va in piazza, o in Municipio per far sentire la propria voce e lo fa con pacifica determinazione, con parole chiare eppure rispettose per tutti, anche per chi pensa diversamente da loro e/o non ha stima di loro. E' facile capire se in chi presenta rimostranze c'è strumentalizzazione  o se c'è esternazione di un bisogno, che peraltro l'ordinamento giuridico da "bisogno" ha trasformato in "diritto", in diritto "inalienabile", irrinunciabile perché l'acqua è vita.
Se per chiunque è facile capire, basta che lo voglia, molto più facile è, deve essere, per l'Autorità instaurata in un Paese civile il cui compito non consiste nel far soffrire  i "cittadini" ma nel soccorrerli e agevolarli nelle difficoltà.
Acqua, diritto umano.
Il diritto a fruire del servizio pubblico dell'acqua è fondamentale per la persona umana ed è tale che neppure lo Stato può comprimere nella sua essenza, ostacolarlo nella realizzazione o privatizzarlo (come non molto tempo fa voleva provare ad introdurre). 
Il fatto che per due anni a Pizzillo l'acqua del servizio idrico non sia arrivata e l'Autorità Pubblica Locale non si sia scomposta, non abbia neanche mandato una letterina per far sapere come essa (essa Autorità) si stesse muovendo ha dell'incredibile, potrebbe essere pure offensivo per la dignità di chi a Pizzillo vive.
Il diritto imprescindibile -ci insegnavano a scuola- ha natura e risvolti di natura politica perché rende possibile a tutti i cittadini, in posizione paritaria, la partecipazione alla vita collettiva. E' percepibile da chiunque che chi non dispone dell'acqua non ha tempo e possibilità di con-vivere e per ciò stesso resta umiliato nella propria "dignità".
Ciò che qui sarebbe bene capire è: può l'Autorità Pubblica per due anni disinteressarsi o comunque non riuscire a trovare soluzione alla sofferenza di una comunità ?
Perché non è stato instaurato con questa comunità l'opportuno dialogo per giustificare l'impotenza e/o la propria inadeguatezza tecnico-operativa protrattasi per due anni ? neanche se si trattasse dell'acquedotto pugliese!.
L'Autorità competente per la gestione del Servizio idrico è consapevole che i "diritti fondamentali" incidono sull'eguaglianza dei cittadini ?

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