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giovedì 23 marzo 2017

La vicenda umana

La vicenda umana n. 6







23)
Chi sul finire degli anni sessanta (il tempo del mitico '68) era giovane, era studente e viveva nelle aule delle Universita' poté assistere in diretta ad una svolta della Storia che segnò per parecchi anni il tempo a venire. 
I parametri di vita dei padri si palesarono allora del tutto inservibili.

24)
Se i padri avevano puntato tutto sull'arrivare alla meta, sul conseguire un certo grado di benessere, i figli di allora cominciarono a puntare tutto sull'abbandono di quell'orizzonte, sul disconoscere il mondo ereditato e sull'andare in altra direzione senza tuttavia saper bene additare quale dovesse essere il nuovo mondo da costruire; lo stesso marxismo già allora cominciò in Occidente il suo inarrestabile declino. 

Certo non mancarono neanche allora i giochi di parole e molti di quei giovani divennero fin troppo presto adulti e si integrarono abbastanza presto nei gangli della società paterna e tuttora, sebbene quasi settantenni, vi detengono ancora ruoli di primo piano, nè mostrano di volerli lasciare.

Da quel '68 fluirono più vie d'uscita: prevalsero da un lato quella dell'imborghesimento individuale e dall'altro quella della massima rabbia.

25)
Alcuni degli arrabbiati vissero quegli anni vestendo e abbigliandosi con i capelli alla Beatles altri divenendo severi e ardenti alla Rudy Dutschke o alla Daniel Cohn-Bendit. Altri ancora divennero interpreti del pensiero di Marcuse.

Tanti di essi  erano convinti di vivere e di operare secondo quanto era stato fruttificato dal Maggio Francese: l'impegno sociale, l'esperienza lavorativa alla maniera proletaria e la vita comunitaria.


26)
Non mancarono, allora come sempre nella vita degli uomini, le confusioni e le imprecisioni nel saper distinguere:

-il sociale dall'esistenziale

-la ricerca dal vagabondaggio
-il profeta dal drogato
-l'anarchia dalla liberazione.


27)
Dal magma e dall'effervescenza di quegli anni venne fuori anche  l'anticonformismo hippy, la filosofia zen, il pacifismo radicale, il femminismo e la rabbia generica.

Venne avanti la suggestione induista e la ricerca dei guru.
Crebbero peraltro molte buone piante, dalla sensibilità ecologica all'attenzione verso i paesi di recente indipendenza, dalla consapevolezza dei rischi prodotti dagli arsenali nucleari alla spinta pacifista rivolta al disarmo graduale dei due blocchi militari allora dominanti.
E venne alla fine pure fuori il bisogno di Dio o meglio il ritorno di Dio. In quest'ultimo passaggio gli spiriti religiosi hanno sempre saputo leggere il regolare alternarsi di luce ed ombra che reglarmente accompagna questo suo ritorno.


28)
La metafora dell'eclissi -nel mondo dei credenti- è da sempre ben accolta ed utilizzata. Essa avalla il temporaneo oscurarsi della presenza divina nell'anima e nell'agire degli uomini. Nessuno conosce la durata ma si e' certi che avrà termine, come nei fenomeni celesti, col ritorno della luce.

Così, dopo la deriva delle ideologie, Dio non solo e' stato rimesso in onore, ma anche risarcito, si direbbe, dalla lunga offesa inflittagli dalla Storia.


29)
Molti osservatori e critici (p.e. Sergio Zavoli) hanno evidenziato che dopo la sbornia della seconda metà del Novecento Dio è stato riscoperto "ringiovanito": 
--per i mussulmani nella maestà arcaica e solenne del Corano,
--per gli ebrei nella rilettura fondamentalista del Talmud dove Jahveh è il Dio "tremendo e geloso",
--per i cristiani nella riscoperta della vocazione umana, sociale ed etica del Vangelo.
Il filosofo cattolico Jean Guitton -in quegli anni- ha messo in risalto il ruolo di mediazione di Gesù, che anticipa Dio sulla Terra, rendendo la sua presenza, insieme, divina e storica.
L'intreccio fra Storia e Dio. 

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