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giovedì 5 gennaio 2017

Storie di Sicilia. Dai malèfici alla scienza del terzo millennio

 E sorse il brigantaggio

Nel Seicento i baroni abbandonano i feudi, di cui si sono ormai garantiti o (in alcuni casi) si sono adoperati per conseguirne il sostanziale (anche se non giuridico) simil diritto di proprietà e si sono trasferiti a Palermo, o nelle grandi città dove, negli sfarzosi palazzi barocchi, conducono vita principesca. 

La conduzione effettiva dei feudi sul piano agricolo-produttivo viene dai baroni-affidata a gabellotti.

Gli antichi "villani" diventano, sulla carta, uomini affrancati dalla servitù generazionale che li teneva legati "materialmente" alla terra, senza più alcun vincolo di subordinazione nè nei confronti dei baroni nè dei feudi, ma vedono peggiorare la loro situazione socio-economica.

Le conseguenze
Spezzato il vincolo legale tra il barone e il villano, il primo acquistò la libera disponibilità dei feudi rientranti nella "baronia" e lo affittò -come detto-  ai gabellotti, il villano acquistò la libertà, ma non ebbe più possibilità di attingere ai "soccorsi" che il regime feudale gli aveva garantito.  

ll vagabondaggio divenne senza freni e si indirizzò prevalentemente in direzione delle città dove nei frequenti periodi di carestia veniva distribuito il pane ai bisognosi.
Cominciò Palermo, subito imitata dalle altre città, a rifiutare l'ingresso a tutti i poveri non domiciliati che inevitabilmente furono costretti a spargersi per le campagne, saccheggiando raccolti, invadendo e/o molestando le masserie e quindi irrobustendo il brigantaggio.

Iniziò a sussistere la categoria dei poveri. Chi poteva li sosteneva con le ricorrenti elemosine, sorsi d'acqua in gole riarse. 
Era iniziato il periodo che tanta letteratura ci presenta come quello dei Miserabili
   
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E' spontanea una puntualizzazione.
A Contessa in quel Seicento il quadro socio-economico fu meno sofferto che nei paesi limitrofi. 
Gli arbëresh sul piano giuridico-formale non erano stati "villani" dei Cardona e/o dei Gioeni. La figura servile del "villano" aveva avuto origine, in Sicilia, con la dominazione Romana e durò appunto fino al Seicento.
Sin dai primi decenni dal loro arrivo sui territori già dei Peraltà, gli arbëresh furono invece strutturati sul piano civile in "burgisi" avendo ricevuto in "enfiteusi" i due feudi di Serradamo e Contesse.

Contessa in quel Seicento vide incrementare notevolmente la popolazione proprio in conseguenza dell'avvenuta "emancipazione" dei villani nei paesi limitrofi (Bisacquino, Chiusa, Giuliana, Sambuca etc.). Tutta gente che trovò opportunità di sopravvivenza arrivando a Contessa e accettando di convivere accanto alla comunità arbëresh, di lingua e religione diversa, ma di animo aperto rispetto a un contesto territoriale più generale che mostrava ben poco della cultura cristiana ed umana che gli esuli albanesi avevano portato in Sicilia dal preesistente Impero Romano d'Oriente. 
L'istituzione della parrocchia di rito romano -a ridosso del Settecento- a Contessa è un indice del quadro sociale che abbiamo brevemente tratteggiato.

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