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venerdì 11 novembre 2016

Con le immagini ... ... è più facile

Fu vera gloria ? 
Ai posteri l'ardua sentenza.



Otto anni della presidenza Obama sono ormai arrivati alla fine. 
L’elezione ed i toni celebrativi dei pseudo progressisti schich del mondo intero che ci predissero un “nuovo Kennedy” ci consegnano adesso un resoconto di chiaro-scuri, come è di tutti gli uomini.
Gli fu attribuito un Premio Nobel per la Pace a titolo preventivo nella certezza che uno come lui avrebbe portato pace, luce e prosperità ai popoli dell’universo mondo, eppure di guerre e missioni militari ne ha autorizzato tante, troppe.
La sua immagine appare oggi stanca, sbiadita e in più casi priva di smalto, tanto è che l'essersi speso in campagna elettorale per la Clinton non ha sortito alcun effetto.

La sua presidenza ha registrato certamente passaggi positivi, soprattutto nel campo della politica interna. In primo luogo alla riforma del sistema sanitario statunitense: riforma parziale, insufficiente, sempre strettamente connessa al mondo finanziario-assicurativo, ma comunque apprezzabile, sensibilmente innovativa di un “sistema” che vorrebbe riservare l’accesso alle cure sanitarie quasi esclusivamente a coloro che hanno la possibilità di pagarsi costose assicurazioni. Un sistema cui guardano con malcelata invidia certi sostenitori europei del “libero mercato”, gente che oggi si affolla nelle file del centro-destra renziano-berlusconiano.

Gli insuccessi più grossi di Obama sono tutti in politica estera: non ha pagato l'arroganza e l'aggressività (tipica della Potenza Usa) senza scrupoli verso qualunque Paese abbia osato opporsi alla politica “imperiale” degli Stati Uniti:
1) Verso l’Unione Europea, obbligata a decretare sanzioni economiche masochistiche verso la Russia; 
2) verso gli alleati della NATO, costretti a collaborare alle aggressioni più odiose, come quella contro la Libia di Gheddafi. 
3) Gli alleati che sono stati privati di potere decisionale, di protagonismo, di possibilità di scelte e di una qualche autonomia, e pure redarguiti  ad allargare i cordoni della borsa ed a contribuire con moneta sonante alle spese dei padroni (“la libertà non è gratis”).
4) E non dimentichiamo i pasticci creati in Medio Oriente (Siria, soprattutto).  

Nulla di eccezionale, ma grave cecità politica nel non essersi accorto che stava per consegnare al mondo e agli Usa una incognita di nome Trump.

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