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giovedì 27 ottobre 2016

Storie di Sicilia. Dai malèfici alla scienza del terzo millennio

Storie Medievali e  Moderne

Le pratiche medievali e quelle successive -in Sicilia- contro le devastazioni delle produzioni agricole da parte delle cavallette non interessavano solamente le autorità civile (dall'Imperatore Federico II ai giurati delle Università, ossia gli amministratori dei comuni baronali  leggi qui quanto riportato nel primo intervento ) ma anche gli ecclesiasti.

Nel 1618 nell'Università di Modica (Università sta per Comune, Amministrazione Comunale) fu chiamato e pagato da essa il padre Litterio Sollima, domenicano. Il popolo lo seguì pregando dall'abitato all'aperta campagna dove  egli salmodiava e leggeva preghiere per allontanare le ondate di cavallette. Ma non ci fu niente da fare.
Le cavallette deposero le uova in quei campi e poi morirono ammorbando l'aria e i corsi d'acqua con la loro putrefazione.

Al Sinodo del 1510 di Siracusa era presente fra gli abati, vicari e rettori un Venerabils vicarius et rector terrae Cassari, vicarius seu episcopus luporum et vulpium. Il Vicario di Cassaro, centro agricolo della Sicilia Orientale allora circondato da boschi, aveva facoltà di esorcizzare e ligare i lupi e le volpi, da qui l'attributo di vescovo dei lupi e delle volpi.

In quei secoli, che l'odierna cultura definisce giustamente bui, si riteneva che esistessero persone capaci di portare con lo sguardo nocumento ad altre persone. Temuti erano soprattutti gli "invidiosi", capaci si riteneva di recare influssi malefici sulle persone su cui si posavano i loro occhi.
Ancora oggi in più porticcioli da pesca dell'isola si possono notare dipinti sulla prua delle barche degli occhi-scongiuro
Si facevano le corna con le dita delle mani per scongiurare gli "influssi" degli invidiosi ed ancora oggi non è improbabile incontrare automobilisti che sul parabrezza della macchina nuova fiammante espongono le "corna rosse" contro il malaugurio. Alcuni avvivano ad appendere dei piccoli corni rossi alla collanina che attornia il loro collo.   

L'uso degli amuleti è diffuso in tutto il mondo, ma in Sicilia ha tuttora livelli anomali.

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