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lunedì 24 ottobre 2016

Storie di Sicilia. Dai malèfici alla scienza del terzo millennio

Storie Medievali

Ricordi degli anni cinquanta/sessanta: nei paesi dell'isola esistevano personaggi strani. Ma ancora oggi si vedono in giro degli automobilisti che espongono bene in vista sulla macchina nuova appena comprata un vistoso corno rosso. 

Le superstizioni in Sicilia affondano radici nell'antichità lontana. Era assodato, soprattutto nel Medio Evo, che ci fosse, al di fuori dell'uomo qualche potenza occulta che puntasse ad ostacolare i desideri e la volontà degli esseri umani, potenza in un certo senso invidiosa.
Soprattutto nel Medio Evo (ma anche nell'antichità più lontana) si provava a disporre di qualcosa che potesse incutere paura e/o neutralizzare l'azione malefica della potenza occulta.
Il qualcosa era lo "scongiuro", una sorta di invocazione magica, una formula rituale oppure un oggetto,  come il corno rosso che pende sul parabrezza delle automobili nel 2016 oppure il ferro di cavallo affisso alla porta di ingresso delle abitazioni fino al periodo pre-terremoto del 1968.
 Pure i Romani nei riti religiosi si servivano di amuleti e riti con presunte virtù incantatorie.

Nel Medio Evo siciliano (prima che arrivassero gli arbëreshe che a queste storie non credevano) si ricordano vicende che con le superstizioni caratterizzarono interi periodi. 

Le devastazioni delle campagne agricole prima del raccolto da parte delle cavallette erano occasioni che mobilitavano persino le istituzioni feudali del tempo.
Le cavallette ritenute in Sicilia una
maledizione, in Thailandia da sempre,
sono  alla base di cibi prelibati, ricercati e
pure costosi.
Il una lettera datata 10 aprile 1618 di uno stato baronale dell'isola, il governatore dell'Università (=Comune) così scriveva:

"...che essendo ancora non nati lor cannoletti riesce assai utile far lavorare li terreni, ovvero dando dare due tarì per ogni mondello di premio a coloro che li portano, ed essendo nati portare lenzuli, scosuti nel mezzo, ed appuntare sacchi sotto l'apertura, e distendendoli in terra, se saran bagnati è meglio, cacciar li grilli a quella volta, e quando il lenzuolo sarà ben coverto, prenderlo per le punte e tirandolo in alto far che ricadano dall'apertura nel sacco, l'altro è, ammazzarli con sacchi bagnati dove si trovano ammonzillati insieme, per il premio di un tarì lo mondello che li giurati pagano, li quali pi si abbruciano in carcare o forni di mattoni o tivole fuori l'abitato, acciò l'incredibile puzza  non sia causa di qualche mal contagioso nel popolo" .

Nel 1231, essendo le campagne infestate dalle cavallette, Federico II ordinò che ogni cittadino, prima del levar del sole, ne dovesse raccogliere quattro tumoli da consegnarsi ai giurati perchè le bruciassero.  

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