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sabato 17 settembre 2016

Economia. Nel mondo globalizzato … la democrazia

Riflessioni inutili

Gli economisti, sosteneva Giorgio Ruffolo (intellettuale socialista), sognano una società dell’abbondanza, nonostante  la scienza che essi coltivano sia basata sul concetto di scarsità.
Lo stesso intellettuale proseguiva: gli economisti  da sempre vengono accusati di gretto materialismo, eppure con la loro insistenza sui beni materiali hanno contribuito più loro al benessere dell’umanità di quanto abbiano fatto i loro più accaniti accusatori, propagandisti dello spiritualismo romantico.
L’assunto degli studiosi di “economia” è che una società ricca è la più vicina all’ideale di una società felice (di una felicità pubblica ovviamente, la felicità privata è un’altra cosa).


Stupisce che l’Unione Europea faccia passare per “diritti dell’uomo” quanto di bene (e pure di negativo) fa per i rifugiati che arrivano dalla fame e dalla guerra fomentate entrambe dalle esigenze economiche dell’Occidente.
Nel dopoguerra il Programma di ricostruzione europea, noto come Piano Marshall, gettò le fondamenta della politica estera statunitense verso l’Europa. Gli storici ci assicurano che gli scopi e le finalità di quel piano affondano nell’impulso umanitario di salvare l’Europa dalla fame e dall’anarchia. Non manca chi però sottolinea le finalità economiche:
-dare vita ad una rete d economie di mercato   
-stimolare il commercio mondiale
-assicurare mercati ai prodotti americani
-imporre l’egemonia economica statunitense
-prevenire una depressione post-bellica negli Usa
Altri ancora interpretano quel Piano Marshall  invece come un programma volto ad instaurare stabili  regimi liberaldemocratici in Europa Occidentale ed arrestare l’avanzata del comunismo.
In realtà il Piano Marshall fu tutte queste cose e molte altre ancora.
Resta da capire perché l’U.E. rispetto al Medio Oriente non sappia essere aperta a visioni del grande, del buono e del lontano nel tempo.



  



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