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sabato 17 settembre 2016

Conoscere la Storia. Chi è senza radici è disposto a tutto senza conoscere le conseguenze

E’ convinzione diffusa che una tradizione, che sia religiosa (la ritualità bizantina) o politica (la visione socialista etc.) può essere capita solo nel suo sviluppo genetico in riferimento alle motivazioni che stanno alla base della sua origine e poi al suo sviluppo.

Chi è ignorante della Storia è prigioniero dell’ultimo cliché pubblicitario, propagandistico, modernista. Non dispone di alcuno strumento di verifica.
Questo, che non è poco, è quanto la conoscenza del passato può darci. 

Noi tutti conosciamo il presente; e nel presente il passato è sempre istruttivo, non necessariamente però normativo, cogente. Ciò che facciamo oggi non è governato dal passato, ma dall’adattamento della tradizione, quindi del nostro essere ai bisogni del presente.

La Storia ci aiuta a decidere quali siano le cose essenziali della tradizione e i parametri del suo adattamento.      

Opportuna ci sembra una riflessione di Simone Weil:
Il radicamento forse è il bisogno più importante  e più misconosciuto dell'anima umana. E' tra i più difficili da definire. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all'esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l'essere umano ha una radice. Partecipazione naturale, cioè imposta automaticamente dal luogo, dalla nascita, dalla professione, dall'ambiente. 
Ad ogni essere umano servono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente (Weil, 1996).

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