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sabato 2 aprile 2016

Sambuca di Sicilia. Borgo dei borghi che vuole smarcarsi dalla cultura della vecchia Sicilia



Alfonso Bugea AGRIGENTO 
··· Terra bruciata attorno al superiatitante Matteo Messina Denaro. Cartolina con dedica, l'hanno scritta i carabinieri del Ros e del comando provinciale diAgrigento, indagando su Leo Sutera detto «il professore», considerato il principale esponente del mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia, ritenuto fra il 2010 e 2012 il capo della provincia diAgrigento. I carabinieri sono riusciti a documentare una serie di incontri riservati fra il boss ed esponenti mafiosi delle province di Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia. L'inchiesta avviata nel 2009 e coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri, ha permesso di accertare, sulla base del livello delle persone coinvolte e per le moda lità di svolgimento degli incontri, che quei vertici fossero funzionali alla pianificazione di comuni strategie criminali di portata extraprovinciale. Gli incontri non avvenivano mai nello stesso luogo, mai all'interno di fabbricati e, come ulteriore esasperata forma di prudenza, i partecipanti erano soliti camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l'eventuale presenza di microspie. 
Leo Sutera - arrestato nel giugno del 2012 e condannato a 3 anni di reclusione per associazione manosa, pena che ha già scontato ma sulla quale pende un ricorso in Cassazione presentato dalla difesa - si avvaleva, secondo la Procura, di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di procedere ai sopralluoghi nell'area scelta per gli incontri, costituire una cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti da portare al cospetto del capomafia. L'inchiesta «Triokola», durata 5 anni, ha permesso di documentare come gli indagati si avvalessero del consueto e sperimentato metodo dei «pizzini» per comunicare tra loro, evidenziando, inoltre, la possibile esistenza di un canale di collegamento tra il boss Leo Sutera ed il super latitante Matteo Messina Denaro. I 7 arrestati, per associazione mafiosa, sono Giuseppe Genova, inteso «Salvatore», 51 anni, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Burgio; Andrea La Puma, 69 anni, ritenuto uomo di fiducia di Leo Sutera, ed il Figlio Salvatore La Puma di 40 anni. A Sambuca di Sicilia sono stati arrestati Gaspare Ciaccio di 32 anni, Vincenzo Buscemi di 64 anni e Luigi Alberto La Sala di 32 anni. Ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata anche a Massimo Tarantino, 45 anni, già detenuto per altra causa. 
I carabinieri hanno documentato gli incontri di Leo Sutera con Giuseppe «Salvatore» Genova, Cosimo Michele Sciarabba, uomo d'onore della famiglia di Misilmeri, figlio di Salvatore (già reggente della famiglia di Misilmeri e del mandamento di Belmonte Mezzagno-Misilmeri dopo l'arresto del capo mandamento Benedetto Spera) e con Gaetano Maranzano, uomo d'onore della famiglia di Palermo-Cruillas. Sciarabba e Maranzano sono stati arrestati nel giugno del 2013 perché ritenuti esponenti di spicco dei loro mandamenti mafiosi, tanto da essere presenti alla riunione dei capi mandamento di Palermo il 7 febbraio del 2011 all'intemo del ristorante Villa Pensabene. 
Secondo l'accusa, il supporto logistico era garantito da Andrea e Salvatore La Puma, agricoltori di Sambuca di Sicilia e strettamente legati a Sutera, e da Gaspare Giaccio, Vincenzo Buscemi, Massimo Tarantino e Luigi La Scala. L'inchiesta «Eden 5, Triokola» prevedeva la cattura di venticinque persone, comprese quelle arrestate ieri. Tra coloro i quali hanno evitato il carcere ci sono nomi già noti alle cronache di mafia, a cominciare da Totò Di Ganci, il bancario di Polizzi Generosa da decenni residente a Sciacca, finito al centro di più inchieste antimafia e condannato in via definitiva. Per anni latitante, venne arrestato a Palermo, si nascondeva in un piccolo appartemento preso in affitto a pochi passi dal Politeama, nello stesso pianerottolo di uno studio medico. 
Tra coloro per i quali è stato chiesto l'ordine di custodia anche esponenti del «Gotha» di Cosa nostra agrigentina, versante Valle del Belice e famiglia di Cianciana, Burgio e Favara. Per tutti il Gip, Maria Pino, ha però ritenuto di non dover firmare il provvedimento cautelare. Possibile il ricorso da parte dei pubblici ministeri. 
Per il ministro dell'Interno Augelino Aitano questa è «un'altra importante operazione dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento, coordinati egregiamente dai magistrati, eseguite nell'area dell'Agrigentino, risultato di un lavoro di investigazione complesso, che ha dato un duro colpo al mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia e che ha permesso la ricostruzione di una mappa dei vertici del clan mafioso agrigentino, in stretto collegamento con il boss latitante Matteo Messina Denaro. 
La squadra Stato è sempre più forte e il controllo del territorio è il fronte più immediato in cui la sua forza si misura». 
«Un risultato importante sul piano della lotta alla mafia in provincia di Agrigento», dice il deputato nazionale del Partito democratico Maria lacono. «Lo Stato - aggiunge - ha ottenuto un risultato significativo, colpendo la rete di rapporti di Matteo Messina Denaro nell'Agrigentino». 
«Il mio plauso agli inquirenti e alle forze dell'ordine che con il blitz di oggi - dice Mariagrazia Brandara del Consorzio per la legalità e sviluppo - hanno indebolito la criminalità organizzata, ridato fiducia alla gente onesta e dimostrato che la strada della legalità è costantemente edificata»

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