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sabato 12 marzo 2016

Flash sulla nostra Storia

I Cardona
nel tempo precedente la fondazione
di Contessa
Le dinamiche
La gerarchia del potere nell'isola fu ridefinita in seguito alla riconquista di Martino I secondo tre fattori: 
a) appoggio finanziario e partecipazione di lignaggi catalano-aragonesi alla riconquista; 
b) passaggio delle casate siciliane nell’orbita della nuova monarchia; 
c) concessione del perdono regio alle famiglie ribelli e loro inserimento nel nuovo sistema nobiliare, sulla base dell’esplicitazione di un nuovo legame di fedeltà. 

Su queste basi ebbe inizio una dinamica politico-sociale 
--di concordia con la dinastia 
--di concorrenza tra le casate baronali, in cui ciascuna tentava di aumentare e ampliare il proprio potere attraverso 
---a) matrimoni vantaggiosi, 
---b) nuove concessioni feudali, 
---c) esenzioni e privilegi fiscali, 
---d) cariche di Stato e cittadine. 

Una delle strade per realizzare scalate sociali fu l’acculturazione nelle materie giuridica, che portò centinaia di giovani nobili a seguire i corsi e conseguire i titoli nelle Università italiane o nelle scholae monastiche che aprivano la via a carriere prestigiose nella Chiesa. 
La strada maestra, la via principale, rimaneva però quella di mettersi al seguito del sovrano, rappresentarne gli interessi nelle aree periferiche, finanziarlo lautamente e combattere con lui. 
Facendo leva sulle continue guerre e sulle spropositate esigenze finanziarie di Alfonso (il Magnanimo), alcune famiglie accumularono nel Regno di Sicilia un patrimonio materiale, politico e onorifico enorme, che alla fine, il successore, Ferdinando il Cattolico dovette faticosamente smantellare grazie alla rinvigorita monarchia aragonese-castigliana. 

Il Regno di Sicilia, confederato alla monarchia aragonese, non ebbe mai un suo esercito stabile: il sistema militare si fondava sul ‘servizio’ cui erano tenuti, proporzionalmente alle loro possibilità, tutti i corpi del Regno, e cioè sull’obbligo dei baroni, delle città e delle comunità a mobilitarsi in caso di aggressione, poiché la ‘costituzione’ siciliana consentiva al sovrano di ottenere risorse umane e finanziarie solo a scopo di difesa e non prevedeva il concorso militare di forze regnicole nelle campagne verso l’esterno. 
La Marina del Regno pssedeva una struttura permanente ed equipaggi prevalentemente ‘nazionali’, in parte reclutati con una sorta di ‘leva’ nei centri portuali. 
Il sostegno siciliano alle guerre aragonesi, come poi alle ‘spagnole’, si può quindi leggere come partecipazione d’interi gruppi familiari di feudatari, di titolari di uffici e rendite statali, di facoltosi che – volendo ascendere nella scala degli onori e ottenere cariche pubbliche – si misero in armi a proprie spese e con un proprio seguito e confluirono nell’esercito regio là dove il re aveva in corso le sue guerre, aspettandosi non un salario, ma un accesso privilegiato al patronage economico e onorifico. 

Si guadagnavano con questo sistema
--- titoli, 
---onori, 
---matrimoni vantaggiosi, 
---nuovi feudi, 
---rendite, 
---cariche, 
---benefici ecclesiastici e lucrosi uffici, 
oppure 
---il perdono regio per vari tipi di reato. 

Nel contesto così delineato del Quattrocento i mutamenti di rango delle famiglie feudatarie e nobili furono determinati dalla ricchezza messa a disposizione dal re per sovvenzionare le guerre. 
Esemplare la vicenda del casato dei Cardona, beneficiato dal Magnanimo e da Giovanni II, e poi aggredito -in alcuni suoi rami- dalla politica restauratrice del Cattolico per il ruolo avuto nella rivolta del 1516.

I Cardona
Il lignaggio dei Cardona fu a fianco dei sovrani aragonesi in varie campagne militari conseguendo per i suoi numerosi componenti titoli e onori e rafforzandosi all’interno della feudalità siculo-catalana. 
Antonio seguì re Alfonso, di cui il figlio Pietro fu camerlengo e alfiere; un altro Pietro lotterà al fianco di re Giovanni; in Catalogna combatterono il conte Artale insieme al figlio Giovanni e ai suoi parenti catalani, che parteciparono al recupero di Gerona. 
I quattro fratelli Cardona nel 1490 seguirono Ferdinando a Granata, e lo stesso faranno un decennio dopo per la guerra di Napoli: Ugo morì a Gaeta nel 1503, Juan morì nella battaglia di Ravenna nel 1512, Antonio ottenne il marchesato di Padula nel Regno di Napoli. Pedro III, conte di Collesano, partecipò alle guerre di Granata e di Napoli, alla battaglia navale delle Gerbe, fu insignito del collare del Toson d’oro nel 1497, figura come uno dei principali capitani dell’esercito spagnolo ed è ricordato da Fernando de Oviedo come «valente caballero». Fu uno dei capi della rivolta autonomistica del 1516 e morì eroicamente alla battaglia della Bicocca dopo avere ottenuto il perdono. 
La sua morte è narrata come exemplum di coraggio e ardimento da Paolo Giovio e dal Bandello.
(FONTE: Domenico Li Gresti
Le armi dei Siciliani. Cavalleria, guerra e moneta nella Sicilia spagnola)

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