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sabato 27 febbraio 2016

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

27 Febbraio
Muore a Milano il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti, poliedrico imprenditore e uomo di cultura. La morte improvvisa lo coglie durante un viaggio in treno da Milano a Losanna. 
Lascia un’azienda-modello, presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero.

E’ l’azienda dove nascono le famose macchine da scrivere Olivetti, dove è nata la Lettera 22, mito e oggetto di culto degli anni ’60. 

Straordinaria e poliedrica figura di imprenditore è stato anche uomo di cultura, politico, intellettuale, editore ed urbanista. Dopo essersi laureato in chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l’apprendistato nell’azienda paterna come operaio. A questo proposito, molti anni più avanti, e quando l’azienda sarà un colosso internazionale, dirà al giovane Furio Colombo: “[...] io voglio che lei capisca il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri“.
L’anno seguente, Olivetti compie un viaggio negli Stati Uniti, viaggio che gli offre l’opportunità di visitare decine di fabbriche fra le più avanzate, sia sotto il profilo della concezione che del rapporto con i dipendenti. Per la sua sensibilità estrosa e ricettiva questo è uno stimolo fortissimo. La sua famiglia, di origini ebraiche il padre e valdese la madre, è di idee antifasciste ed è protagonista della fuga dall'Italia di Turati. 
Di Adriano parla Natalia Ginzburg nel suo romanzo “Lessico familiare”, era infatti amico della famiglia Levi.
lettera22Tornato in Italia, si mette in testa di aggiornare e modernizzare la Olivetti, con una serie di progetti appositamente pensati da lui. Fra le novità introdotte si trovano idee originalissime e all’avanguardia, caratterizzate da un’attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre guardati dal punto di vista squisitamente umano prima che come risorse produttive. Ecco allora prendere corpo un’organizzazione decentrata del personale, una diversa strutturazione delle funzioni direttive, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero e altro ancora.

Sulla spinta di questo entusiasmo innovatore, di lì a poco avvia anche il progetto della prima macchina per scrivere portatile che uscirà nel 1932 con il nome di MP1. La nuova organizzazione fa aumentare in maniera significativa la produttività della fabbrica e le vendite dei prodotti. Alla fine del 1932 è nominato Direttore Generale dell’azienda, di cui diventerà Presidente nel 1938, subentrando al padre Camillo. Porta avanti riflessioni e sperimentazioni nel campo dei metodi di lavoro e pubblica, nella rivista da lui fondata, “Tecnica e Organizzazione“, vari saggi di tecnologia, economia e sociologia industriale.

A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali. In particolare, nel 1937 dà l’avvio alla costruzione di un quartiere residenziale per i dipendenti, su progetto degli architetti Figini e Pollini (il futuro padre del pianista Maurizio). In ambito strettamente indutriale, invece, riduce l’orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario, in anticipo sui contratti nazionali di lavoro.

Nel 1956 diventa membro onorario dell’American Institute of Planners e vicepresidente dell’International Federation for Housing and Town Planning; nel 1959 è nominato presidente dell’Istituto UNRRA-Casas, creato in Italia per la ricostruzione post-bellica.
Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono attribuiti vi sono, nel 1955, il Compasso d’Oro per meriti conseguiti nel campo dell’estetica industriale e, nel 1956, il Gran Premio di architetturaper “i pregi architettonici, l’originalità del disegno industriale, le finalità sociali e umane, presenti in ogni realizzazione Olivetti“.

Alla fine della seconda guerra mondiale l’attività di Adriano Olivetti come editore, scrittore e uomo di cultura si intensifica. Già in precedenza, assieme a un gruppo di giovani intellettuali, aveva fondato una nuova casa editrice, la NEI (Nuove Edizioni Ivrea), di fatto trasformata nel 1946 nelle Edizioni di Comunità. Con un intenso programma editoriale, sono pubblicate importanti opere in vari campi della cultura, dal pensiero politico alla sociologia, dalla filosofia all’organizzazione del lavoro, facendo conoscere autori d’avanguardia o di grande prestigio all’estero, ma ancora sconosciuti in Italia. In Europa, intanto, imperversa la seconda guerra mondiale e l’imprenditore si rifugia momentaneamente in Svizzera. Qui completa la stesura del libro “L’ordine politico delle comunità“, in cui esprime le idee alla base di un vagheggiato Movimento Comunità, fondato successivamente nel 1947. 
La rivista “Comunità“, invece, iniziate le pubblicazioni nel 1946, diventa il punto di riferimento culturale del Movimento. Alla fine del ’59 le Edizioni di Comunità pubblicheranno una raccolta di saggi di Adriano Olivetti sotto il titolo “Città dell’Uomo“.

Per tradurre le idee comunitarie in realizzazioni concrete, nel 1955 fonda l’IRUR – Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese – con l’obiettivo di combattere la disoccupazione nell’area canavesana promuovendo nuove attività industriali e agricole. L’anno seguente il Movimento Comunità si presenta alle elezioni amministrative e Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea. Il successo induce Comunità a presentarsi anche alle elezioni politiche del 1958, ma risulta eletto il solo Adriano Olivetti.
L’esperienza imprenditoriale e culturale di Olivetti aveva attirato molti cervelli ed intellettuali che vedevano in questa esperienza un’opportunità di ricerca e progetti non eguagliate in Italia.

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