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venerdì 16 ottobre 2015

Hanno detto ... ...

NADIA URBINATI, 
Cittadini si nasce o si diventa ?
Facile a dirsi, difficile a farsi. Non foss’altro perché, quando si tratta di decidere sull’appartenenza al corpo politico, sul potere di cittadinanza, verbi come “nascere” e “diventare” sono oggetto di interpretazioni discordanti e difficilmente riducibili a formule semplici. 
La legge appena approvata alla Camera sul riconoscimento di cittadinanza a residenti non italiani, importante sotto molti aspetti e benvenuta, ne è un esempio. Essa stabilisce che acquisisce la cittadinanza italiana chi è nato nel territorio della repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Perché chi è nato in Italia abbia diritto alla cittadinanza deve dimostrare che almeno un genitore sia nella norma. La nascita non è sufficiente, dunque, e lo ius soli non è automatico. 
Il destino del bimbo o della bimba sta se così si può dire nella mani dei genitori (e dello Stato ospitante). Questa regola modera lo ius soli, il quale nella sua connotazione normativa dà priorità alla persona, ovvero ai nati e non a chi li ha messi al mondo. Gli Stati Uniti danno un’idea della radicalità di questo principio se interpretato come diritto del singolo.
L’interpretazione di “nascita” e “acquisizione” della cittadinanza è come si vede tutt’altro che semplice. E del resto, questa complessità interpretativa è testimoniata dall’esistenza in Italia di un altro regime di cittadinanza, quello detto dello ius sanguinis: un regime che vale solo per gli italiani etnici, per cui nascere in Argentina o in Australia da genitori di genitori italiani (avere un bisnonno nato in Italia) dà diritto a richiedere il passaporto italiano dopo aver trascorso un breve periodo di residenza nel paese. Per ovvie ragioni, il contesto famigliare è in questo caso determinante.
Ma perché dovrebbe esserlo anche per lo ius soli? Certo, considerato il fondamento nazionale della cittadinanza nei paesi europei, la legge appena approvata dalla Camera è un passo avanti importante e la reazione della Lega (che ha già annunciato un referendum abrogativo qualora il Senato non cambi il testo) lo dimostra. C’è però da augurarsi che il passo avanti compiuto si faccia più coraggioso, perché la cittadinanza a chi nasce in Italia e non è maggiorenne dipende ancora da una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale.

MARIOLINA IOSSA, giornalista
”Per alcuni è un «cambiamento storico», per altri solo «un primo passo», per altri ancora una «svendita dell’identità nazionale». C’è chi esulta e regala un cicciobello nero a Salvini (il primo firmatario della prima proposta di legge, il socialista Marco Di Lello), e chi annuncia una raccolta di firme per un referendum abrogativo (Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia). 
Sta di fatto che .. l’Aula di Montecitorio ha approvato il ddl sul cosiddetto «ius soli temperato», che introduce anche una fattispecie particolare, lo «ius culturae». Se il Senato approverà il testo così com’è stato licenziato dalla Camera, potrà diventare cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno deve avere un permesso di soggiorno di lungo periodo. 
A farne richiesta, con una dichiarazione di volontà al Comune di residenza, dovrà essere uno dei genitori, entro la maggiore età del figlio, oppure il ragazzo stesso, non oltre due anni dopo aver compiuto i 18. Anche i figli di cittadini europei potranno usufruire della norma (nel primo testo non erano inclusi). I «grandi esclusi» sono invece gli adulti, come ammette la stessa relatrice del ddl Marilena Fabbri del Pd, che però aggiunge: «Quando si vedrà che la riforma non ha effetti devastanti saremo pronti a fare altri passi». 

La grande novità è quella dello «ius culturae»: un minore nato o arrivato in Italia, entro i 12 anni può ottenere la cittadinanza se ha frequentato per almeno cinque anni un ciclo di studi. Se si tratta della scuola elementare deve conseguire la licenza. Le nuove norme si applicano anche ai 127 mila stranieri ad oggi in possesso dei requisiti ma che non abbiano superato i 20 anni quando la norma sarà legge.
«La Camera ha abbattuto un muro — ha commentato la presidente Laura Boldrini —. Montecitorio fa cadere la barriera che per troppo tempo ha tenuto separati tanti giovani nuovi italiani dai loro compagni di scuola».

CONCITA DE GREGORIO, giornalista
.... il primo (prblema)  essendo come sempre e in ogni cosa la posizione geografica della Città del Vaticano al centro delle viscere della penisola, uno Stato piantato fra il cuore e la milza di un altro. 
Posizione, per farla semplice, da cui consegue la millenaria pretesa di governare i movimenti dell’altro corpo come fa un ventriloquo col suo pupazzo. Ci sono i più realisti del re e dappertutto i più papisti del Papa, basta tendere l’orecchio anche adesso: sono in posizione di comando, al governo.

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