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mercoledì 28 ottobre 2015

Contessa Entellina. CONOSCERE CONTESSA: Patrimonio culturale negli edifici di culto (8)

Vara della Madonna della Favara

La festa della Madonna nel 1838 fu celebrata con particolare solennità perché, per la prima volta, la statua fu portata in processione su un nuovo fercolo, la vara, costruita a Palermo e consegnata ai primi di settembre a Contessa.
Ai lettori de "ilcontessioto" sono stati proposti già testi sulla vara della Madonna della Favara, opera d'arte di cui si hanno molti dati e notizie, in parte riportate nei blog del 2014 (22 e 23  febbraio e 12 marzo). Varie anche le pubblicazioni monografiche dell'Associazione "Nicolò Chetta", che riservano uno spazio particolare alla vara, ed infine frequentemente sono riportate notizie sulla vara dalla stampa periodica ("L'Araldo" di S. Margherita Belice), particolarmente in occasione della festa della Madonna della Favara, che si celebra ogni anno a Contessa dal 1660, l'otto settembre.
Vari testi e fotografie riguardanti la vara sono riportate  nella mostra, aperta al Centro Culturale Parrocchiale il sei settembre 2015, già più volte citata, di cui di seguito vengono riportati brevi cenni, utili agli interessati per conoscere particolari aspetti della monumentale e artisticamente preziosa vara: (data di costruzione, scultore, caratteristiche , costo, restauro, curiosità, tradizioni, ecc.).
Nel contratto sottoscritto dal Comitato di Contessa e da mastro Filippo Serio di Palermo, l'artigiano che ha scolpito la monumentale vara, sono riportate dettagliatamente le caratteristiche tecniche e artistiche, che l'arch. Marisa Cusenza riassume con la seguente descrizione.
" L'ottocentesca VARA della Madonna della Favara presenta       uno zoccolo a pianta ottagonale, su cui sono impostati quattro gruppi di colonne e "pilastri" con basi e capitelli in stile corinzio.
Ogni gruppo comprende due colonne intercalate da un pilastro; ciascuno di questi poggia su un unico plinto e presenta alla sommità un unico architrave, con fregio e cornice, ad andamento circolare. La parte centrale di ciascun plinto, corrispondente al pilastro, sporge in avanti per sostenere un angelo anch'esso in legno scolpito.
Nella parte centrale dello zoccolo si trova un piedistallo, dove si pone il simulacro della Madonna durante la processione. Su ciascun architrave poggiano altri due angeli ai due lati di un vaso intagliato. Sui quattro architravi poggia una corona di m. 1,40 di diametro e m. 1,00 circa di altezza; l'altezza complessiva della VARA  è di m. 4,40. Sulla corona sta una cimosa costituita da due puttini che sostengono una raggiera col nome di Maria"
Nel secolo scorso, presentando da tempo la vara, per incuria e vetustà, uno stato di gravissimo degrado, che faceva temere il suo imminente disfacimento, fu deciso di effettuare un intervento di restauro, che  assicurasse la sua stabilità, conservazione e utilizzazione ancora per parecchi decenni principalmente sia perché considerata opera di particolare interesse storico e artistico (è soggetta alla tutela della Soprintendenza  alle  Gallerie  e alle  Opere d'Arte della Sicilia) sia per il valore religioso, culturale e storico, che la vara ha sempre rivestito per i contessioti.

L'intervento di restauro è stato reso possibile grazie a:
-   l'operosità, lo zelo e la tenacia del parroco papas Cola Bufalo, che     ha curato tutti
    gli adempimenti necessari per realizzare il restauro (autorizzazioni, relazioni         tecniche, fondi, ecc..), superando numerose difficoltà;
-   la competente relazione tecnica dell'arch. Maria Cusenza di Sambuca di Sicilia
-   l'intervento di restauro effettuato, con perizia e ammirevole professionalità, dai    fratelli Russotto, artigiani di Bisacquino.
Terminato l'intervento di restauro, l' Associazione Culturale "Nicolò Chetta", in collaborazione con l'Amministrazione comunale e le Parrocchie, ha curato l'organizzazione di una "Giornata Culturale" per celebrare solennemente l'importante avvenimento con le seguenti manifestazioni pubbliche il primo maggio 1984:
-   Solenne pontificale in rito greco-bizantino celebrato nella Chiesa della Madonna della Favara da S.E. Mons. Ercole Lupinacci, Vescovo dell'Eparchia di Piana degli          Albanesi;
-   Presentazione ufficiale  del restauro della VARA nell'aula consiliare comunale      con     interventi di amministratori pubblici, operatori culturali, tecnici, ecc.
-   Processione straordinaria con la VARA restaurata lungo il tratto della via Morea          che va dalla chiesa della Madonna della Favara fino alla piazza Umberto I   (andata e ritorno).
Papàs Kola Bufalo
La partecipazione numerosa dei Contessioti ai vari momenti della giornata culturale può essere considerata come viva testimonianza del particolare interesse, che viene riservato al vasto e peculiare patrimonio culturale locale, di cui la VARA è una delle espressioni più significative.
Nell'animo dei Contessioti è sempre vivo sia il desiderio di poter assistere ogni anno al momento religioso più significativo della festa (la processione), sia poter vedere la statua portata per le vie del paese con la maestosa e artistica vara.
La processione costituisce pertanto l'evento che coinvolge principalmente la partecipazione numerosa di fedeli e la presenza e la collaborazione di istituzioni pubbliche e private.
La processione,  ufficialmente autorizzata nel 1660 dal vescovo di Agrigento, nel suo plurisecolare svolgimento ha consolidato una prassi che, salvo dettagli irrilevanti, rispecchia le originarie disposizioni (decreto vescovile di autorizzazione della processione del 1660, decreto di costituzione della parrocchia di rito romano del 1698, Accordo tra clero greco e latino, approvato dal vescovo, noto come Transazione del 1754), confermate più volte sia dall'autorità ecclesiastica (Curia arcivescovile di Monreale nel 1900) sia dall'autorità civile (sentenza del tribunale nel 1845), quando sono emersi contrasti tra le due parrocchie in merito alla celebrazioni religiose del clero greco nella Chiesa della Madonna della Favara.
La solenne processione si svolge secondo le direttive del clero, con la collaborazione dei membri del comitato e col supporto indispensabile dei portatori, che hanno un ruolo determinante nello svolgimento della processione nella forma solenne tradizionale introdotta nel 1838 con la monumentale e artistica vara. 
A tal scopo è stata costituita il 20 agosto 1997 una associazione dei portatori della vara "Confraternita Interparrocchiale Processione Otto Settembre” col compito di "organizzare, fare svolgere con decoro, serietà e spirito di servizio e di preghiera la processione, che annualmente si svolge a Contessa Entellina il giorno otto settembre" (articolo 3 dello statuto).
I primi portatori della vara, sono noti col nome  "i vastasi della vara". Molti rimarranno scandalizzati da questo titolo, che accosta la parola "vastasi", che ha oggi un significato volgare nel linguaggio popolare, alla parola "vara", che comunemente indica invece lo sgabello o fercolo utilizzato per portare in processione una statua o un'immagine, cui una comunità dedica una particolare venerazione.
Questo stupore certamente svanirà dopo aver letto quanto di seguito verrà precisato, che dimostrerà che l'accostamento delle due parole non ha nulla di blasfemo o di sacrilego, perché "vastaso" al tempo della costruzione della vara (1838) in Sicilia era una parola usata col significato di "portatore", secondo l'originale termine greco da cui deriva, come ampiamente chiarito dal testo esposto nella Mostra.
Quasi al termine della processione, nell’ultimo tratto, tra la fontana “Favara” e la chiesa  della Madonna, si rinnova ogni anno il tradizionale e caratteristico “sali-scendi” della vara, che è stato introdotto nel 1938 per caso.
Prima di tale data la statua della Madonna era portata in processione su un piccolo  fercolo, come quello usato per la processione di san Giuseppe, di santa Rosalia, di Sant'Antonio e quindi molto più leggero.
Si tramanda che nel 1938, quando per la prima volta fu usata la monumentale, artistica e pesantissima vara, i portatori subito presero coscienza dell'impegno fisico che dovevano sostenere, tuttavia assicurarono il regolare svolgimento della processione fino all'ultima sosta, vicino alla fontana Favara. Stanchissimi, allo stremo delle forze, ma stimolati sia dalla devozione alla Madonna sia dall'orgoglio di avere anche a Contessa una simile opera artistica, i portatori si avviarono sull'ultimo e più faticoso tratto della processione prendendo la rincorsa, senza però raggiungere il sagrato della chiesa: la stanchezza ed il peso della vara bloccarono i portatori a metà della ripida salita, facendoli indietreggiare. Questa inaspettata "debolezza" certamente colpì l'orgoglio dei robusti portatori, che ritentarono più volte finché, dopo aver fatto una opportuna ulteriore sosta per riprendere fiato, riuscirono a portare la vara sul sagrato della chiesa. Da allora questa tradizione si ripete ogni anno, anche se la vara é stata alleggerita per poterla più facilmente trasportare.
Infine può risultare interessante, per chi visita la mostra al Centro Culturale Parrocchiale, un testo con fotografia  che ricorda un evento tramandato oralmente, rimasto molto vivo nella memoria popolare, "La statua della Madonna della Favara, esposta al culto sulla rocca di Tarmaggio: " Si tramanda che, dopo il crollo della chiesa, avvenuta nel 1843, la statua della Madonna della Favara, per qualche tempo, fu posta sopra la grande roccia del campo di proprietà della famiglia Liuzza, sulla strada che da Contessa conduce alla contrada Honi, dove erano estratte le pietre da utilizzare per la ricostruzione.
Donne bambini ed anziani vegliavano e pregavano davanti alla statua della Madonna posta sulla "Roccia di Tarmaggio" perché proteggesse tutti i contessioti, che offrivano la generosa e spontanea collaborazione per la ricostruzione della chiesa della Madonna della Favara: con i muli erano trasportate le pietre estratte nella contrada Honi, la sabbia estratta dalle colline Brinjat, l'acqua dalle fontane Canale e Favara".
Per l'intero periodo della ricostruzione il clero greco ha messo a disposizione la Chiesa del Purgatorio come sede della parrocchia latina.


(Patrimonio culturale negli edifici di culto 8 - continua)


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