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lunedì 24 agosto 2015

Ricordi personali

Ero ragazzino, potevo avere 9-10 anni, e in contrada Fuisa nel mese di Luglio/Agosto -come ogni anno- era posizionata la trebbiatrice di don Nicola. Io mi recavo allora nelle vicinanze, in contrada Gioacchino, per lasciarvi a pascolare sulle stoppie di frumento la giumenta con la puledra. 
Ricordo che dopo aver messo le pastoie alla giumenta per evitare che si allontanasse troppo dal terreno di proprietà del nonno correvo  a vedere la trebbiatrice in attività; stava distanziata dal trattore ma collegata  da un lunga cinghia al motore di esso in modo che tutti gli apparati sulla spinta della potenza potessero funzionare nel fine ultimo di separare il grano dalla paglia. Paglia che finiva nell'imballatrice per esservi pressata e rilegata con filo di ferro.

Il trattore non doveva essere nuovo. Spesso sbuffava e poi si zittiva. I contadini che aspettavano il turno per trebbiare le loro partite di "gregne"  o "romatet" (=fasci di spighe) mostravano insofferenza all'idea delle prevedibili pause e conseguenti lunghe attese che ne sarebbero conseguite. 
Don Nicola immediatamente si infilava sotto il trattore e cominciava da lì una lunga intermittente richiesta al figlio Salvatore di chiavi, martelli e attrezzi. 
Dopo qualche ora di attesa il motore del trattore era nuovamente in condizione di essere riavviato. La trebbiatrice col suo rumore infernale riprendeva  infatti il suo ritmo di separazione del grano dalla paglia e i contadini si aiutavano l'un l'altro ad insaccare l'abituale scarso frutto di un anno di lavoro. 
La quantificazione non avveniva nè in chilogrammi  nè in quintali bensì in tumoli e salme, misure ereditate da tempi remoti, dall'epoca feudale. 

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