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lunedì 3 agosto 2015

La riflessione di Gjovalin ... 03.08.2015

Noi uomini non siamo in condizione di intercettare, capire, la realtà delle cose. Proviamo a scrutare il mondo, ed in piena onestà ci accorgiamo dell’impossibilità di metterne a fuoco l’essenza.
Non riuscendo a sviluppare una analisi siamo costretti, per necessità, a separare le facce di una stessa medaglia e così in politica parliamo di destra e sinistra, nell’etica di bene e male, nella religione di grazia e peccato.

Chi siamo ? Da dove deriva la capacità di pensare, di produrre l’arte, la scienza, la spiritualità ?

Platone coniò il concetto di psiche, quale impalpabile ed immateriale  soffio di vento.
Fu lui ad introdurre la contrapposizione tra anima e corpo, così cara al pensiero cristiano medievale, giunto fino a noi attraverso molteplici e contraddittori percorsi.
La Chiesa latina, ossia quella di Roma, ne ha fatto e continua a farne un uso fuori luogo. 
Ai prelati verosimilmente fa comodo.

Nella Bibbia dell'anima non esiste traccia, viene menzionato lo Spirito che non è affatto un sinonimo.
I vangeli parlano di resurrezione della carne.
La cultura cristiana latina è tutta fondata su Sant'Agostino, un neoplatonico.

All'epoca era fondamentale per le aspirazioni papali sviluppare una architettura teologica che non dipendesse come era avvenuto da Costantinopoli o da Alessandria d'Egitto. 
Ed il colpo di genio di Agostino è ancora oggi base di qualcosa che la Bibbia ignora.
L'anima ? 

Questa invenzione è servita tanto dopo le esplorazioni delle Americhe e delle terre sconosciute fine al Rinascimento. Fu lasciato credere ai fedeli che non tutti, ad esempio le donne o gli schiavi, fossero provvisti dell'anima, pur senza dichiarare questa "fantasticheria" solennemente come verità rivelata.
Con questa improvvida separazione (anima-corpo), tutto ciò che era corporeo potè essere considerato putrido, lercio, specie le sue parti molli ed i suoi liquidi, degni rappresentanti della spontanea perversione della materia, definita viscerale come sommo insulto di bassezza.
A causa di questi retaggi, ed alla maggiore appartenenza della femminilità alla natura, furono bruciate per stregoneria, molte più donne che uomini.
Tutti, constatata la dipendenza dalla carne, furono considerati massa dannata, condannata aprioristicamente senza speranza. 
Fu pure inventato un Dio diverso dal nostro (quello dei Vangeli) che ci avrebbe non perdonati ma giudicati e poi assegnati nell'Inferno, nel Purgatorio, nel Paradiso, destinazioni che prendono il posto di "vita eterna", che però per i Vangeli hanno significati di anni luce differenti.

In un Cristianesimo allo sbando fu inevitabile che sorgesse la teologia della doppia predestinazione, alla prima credettero i seguaci di Giansenio, a cui aderì anche la stupenda mente di Blaise Pascal, alla seconda quell'astuto di Jean Cauvin detto Calvino, che rese così molto appetibile il suo protestantesimo agli avventurosi anglosassoni.

Grazie all’elaborazione agostiniano del concetto di peccato originale, trasmesso dalla madre al figlio attraverso il perverso piacere provato nel concepimento, la sessualità venne vista in maniera totalmente negativa, la moglie fu considerata la prostituta del marito, che tramandava alla progenie il peccato di Eva grazie alla propria concupiscenza.
Roba tutta inesistente nei Vangeli.

Circa 800 anni dopo Agostino, il vero autore dello scisma dal Cristianesimo Orientale, provò a risistemare le gabbie concettuali, ancora oggi presenti, San Tommaso d’Aquino, che riformò buona parte di queste versioni, e lo fece con molta cautela, lasciando indizi interpretabili ma cercando di non destare troppi sospetti, giustamente preoccupato di essere considerato in errore (eretico..) e finire, pure lui, sul rogo.

Conclusione 
L’atavica diffidenza del cattolicesimo romano verso la dimensione corporea, deriva da queste ed altre dispute, che da millenni producono sensi di colpa nei confronti anche di comportamenti e situazioni che non contengono il male, ma che risultano molto adatti per plagiare le coscienze delle persone migliori: strumento a volte giustificato dalla nobiltà del fine della salvezza, altre volte motivato dal trarne una indebita deterrenza psicologica variamente impiegabile.

Il fraintendimento agostiniano dell’idea platonica è servito per demonizzare la natura materiale di ogni uomo, al punto che anche la scienza, vi ha tratto i suoi poco onorevoli vantaggi, dovuti al potere semplificatorio concesso all’oggetto delle sue indagini.
La medicina ha infatti ignorato completamente l’individuo nella sua completezza, organismo che guarda, sente e pensa, e si è concentrata sullo studio delle malattie degli organi singoli, svincolati dall’incomprensibile equilibrio che li lega,  molto più denso di significato della semplice assenza di patologie.
Ricordiamoci che la scienza medica, nasce nello studio anatomico eseguito sui cadaveri ed il suo vizio di fondo si riflette molto sull’approccio distaccato nei confronti del titolare dei disturbi, che deve pazientare oltre che per gli artigli del male, anche per la sostanziale spersonalizzazione che lo circonda.
Il malato che pensa o che vuole tenersi informato per prevenire, è trattato spesso con fastidio perché disturba la taumaturgica capacità persuasiva del medico, che su di essa fonda il proprio status. 
Il paziente come il fedele, meno pensa e meglio è.

Lo scienziato oggi si arroga la sovranità sulla materia, svilendone il contenuto personale, specularmente all’azione dei religiosi che spadroneggiando l’aspetto spirituale, pensano ancora troppo alla fisicità, come un intralcio da superare.
L'Uomo
Quell'essere dotato spesso  di crudeltà ma anche di mirabili slanci, è colui che continua la creazione divina ogni volta che compie il bene, che trasmette superbi sentimenti anche attraverso le sue basse dislocazioni, a volte asciugando lacrime con scomposte carezze di mani rugose e che trasportano più spirito di tante fugaci parole. 
Spirito non anima.

Karl Popper, filosofo dei nostri giorni, chiama il rapporto tra la materia del corpo, la biologia della mente ed il pensiero "il problema dei problemi".

Alcune teologie, amate nell'Occidente romano tollerate, tendono ad esaltare la materia come portatrice al suo interno del mistero della nostra miracolosa dimensione superiore, spinta verso l’alto e non raccattata in direzione contraria, come un oggetto miserabile ed impuro.

Forse faremmo bene a leggere più i Vangeli che Sant'Agostino.


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