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domenica 23 agosto 2015

Hanno detto ... ...

ROBERTO SAVIANO, scrittore
Grande rumore per il funerale di Vittorio Casamonica. Ma sono scene che non dovrebbero sorprendere. Stupore per cosa? Perché un boss viene celebrato come un re? Perché il rito del funerale si trasforma in una oscena manifestazione di potere? Non bisogna farsi illusioni. La partecipazione di quella piccola folla nella periferia romana è stata sincera, non è stata costretta né spinta dalla curiosità per la morte di una celebrità o dalla voglia di partecipare a un evento. Si va ad omaggiare don Vittorio Casamonica perché don Vittorio anzi Zio Vittorio ha saputo “governare” il suo regno nascosto, è stato presente nelle vite di chi lo va a salutare. Le organizzazioni criminali sono strutture serie in grado di organizzare il consenso, mantenere la parola, distribuire ricchezze, intervenire nel momento in cui non solo gli affiliati ma il proprio territorio ha necessità. Nel vuoto dello Stato esiste un anti-Stato criminale che riesce a generare consenso tra la sua gente anche se il suo “governo” vuol dire estorsioni, usura, droga, violenza. È un anti-Stato in grado di portare soldi, e molti, ai capi ma anche diffusione di benessere e controllo del territorio. È paradossale dirlo, ma è vero: se domani l’economia criminale sparisse da questo Paese, il Paese ne avrebbe un contraccolpo non solo economico ma organizzativo. La classe dirigente mafiosa in Italia ha una sua terribile efficienza.

BIAGI MARZO, politico
Quel Casamonica morto, per caso è il padre di Casamonica jr. quello che si riuniva con Buzzi, il ministro Poletti e l'ex sindaco Alemanno?

MAURO DEL BUE, direttore di Avanti!

Il problema non è scandalizzarsi perché un personaggio di una famiglia legata al malaffare e coinvolta in Mafia capitale abbia avuto un funerale religioso. 
La cristianità ha nel perdono un suo valore fondante. Piuttosto scandalosi, questi sì, sono stati i romani che vi hanno partecipato come se fosse morto un eroe, con tanto di carrozza nera e di musiche del Padrino. 
Che la mafia sia diventata popolare o addirittura che lo sia sempre stata? Forse in qualche misura è verosimile questa seconda ipotesi. Eppure pensavamo di non vivere più negli anni trenta, quando in effetti la mafia suppliva ai bisogni dei siciliani molto più dello stato. Che siano tornati addirittura quei tempi a fronte della crisi e della disoccupazione è davvero cosa di cui preoccuparsi.

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