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lunedì 23 febbraio 2015

Internet. Tanto amato tanto odiato

Il digitale ci cambia la vita  o ce l’ha cambiata già in modo inevitabile ?  
E' più o meno questo il senso di un bel articolo su La Stampa di oggi a firma di Domitilla Ferrara.
Il senso di quanto scritto lo cogliamo pure in un piccolo paesino alle pendici di Monte Genuardo, quale è Contessa.
Internet, Facebook, un Blog senza alcuna difficoltà riescono a censurare le decisioni di un sindaco che in violazione della legislazione aumenta la "TARSU/2008", commentano senza veli le decisioni di autorità civili o religiose, e riescono ad interferire su molte altre faccende della nostra vita quotidiana.
In fondo i governanti dell'ultimo decennio ci hanno privato della "democrazia" nella materia elettorale dove prevalgono i nominati e gli alti prelati della Chiesa ci hanno privato, da secoli, di interferire nella scelta dei Vescovi.
Internet è una rivincita del popolo. Ma non ne siamo soddisfatti. Interferire è utile: ma la gente vuole pure decidere non solo sollevare obiezioni.

Internet non ha prodotto alcun  danno  alla nostra vita: qualunque obiezione vogliano fare i critici della Rete.  
Internet fino ad oggi la vita, la presenza sulla realtà comunitaria ce l’ha solo migliorata, un po’ ad alcuni e più ad altri, magari. 

Oggi inizia la Social Media Week a Milano, e chi - interessato - potrà seguire gli eventi principali in streaming. 
Si parlerà di tanti temi, con quasi 200 speaker. 

Ma se Internet è oggi nella vita di tutti come il telefono o la tv che un tempo non c’erano, ha ancora senso parlare di Internet e dei vantaggi che ci porta?  
Abbiamo forse parlato così tanto del telefono ? 
Ci sono stati convegni, proposte di legge, discussioni e così tanti libri sul tema della connettività ai tempi del telefono? 

Oggi la differenza sta nella diffusione delle informazioni; si parla di bisogni da creare, prima di pensare a come doverli soddisfare.  E si parla di decisioni inopportune assunte ora quà e ora là.

È un costo, è vero, un costo il cui ritorno non è immediato e non è tangibile.
I dati ci dicono comunque che un italiano su due è su Facebook. 
  
L'Italia ha perso fiducia nelle possibilità dei politici e della politica, però, è sensazione diffusa, lo svecchiamento del nostro Paese passa più dai commenti di Facebok e di Internet in generale che dai chiacchiericci dei politicanti. Politicanti che si vedono denunciati per i loro malaffari più da Internet che dai giornali di Confindustria, di De Benedetti e del petroliere Monti.  

Internet forse serve più della piazza Umberto del nostro paesino.
Certo, forse avremmo pure dovuto evidenziare gli "eccessi". 
Lo faremo la prossima volta.

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