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mercoledì 21 gennaio 2015

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

21 Gennaio

Il 21 gennaio 1950 muore a Londra George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair), opinionista politico e culturale, romanziere satirico e antiutopistico, autore delle allegorie politiche create con “La fattoria degli animali” e “1984“. 
L’aggettivo “orwelliano“ oggi è ampiamente usato per descrivere i meccanismi totalitari di controllo del pensiero individuale e sociale. 
Nel 1946 Orwell scriveva di sé: “Ogni riga di ogni lavoro serio che ho scritto dal 1936 a questa parte è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico, per come lo vedo io“. 


Orwell nacque il 23 giugno 1903 nel Bengala, dove il padre, d’origine angloindiana, era funzionario dell”‘lndian Civil Service“. Socialdemocratico e laburista, combatté nella guerra civile spagnola tra le file del Partido Obrero de Unificación Marxista, partito d’ispirazione trotskista che subì violente persecuzioni da parte delle formazioni militari staliniste, fino alla sua soppressione da parte delle autorità repubblicane. Dall’esperienza spagnola Orwell ricavò quella viva ostilità nei confronti di Stalin e della sua dittatura, che manifestò già nel ‘38 in “Omaggio alla Catalogna“.
Rimase sempre uno scrittore d’ispirazione marxista ma  antisovietico e antistalinista, scontrandosi così con la consistente parte di sinistra comunista europea.
Le difficoltà economiche lo accompagnarono a lungo durante gli studi e gli anni d’esordio della sua breve vita: morirà di tubercolosi a soli 46 anni. Venne ammesso all’Eton College, e dove ebbe per insegnante Aldous Huxley (altro grande esponente della letteratura distopica). Lasciò gli studi per seguire le orme paterne (padre ufficiale) e si arruolò nella Polizia Imperiale in Birmania. A causa dell’arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli imponeva, si dimise. 
Ispirato all’esperienza di questo periodo è il romanzo “Giorni in Birmania” del 1934.
Partì per Parigi, dove volle osservare i bassifondi delle grandi metropoli europee. In questo periodo iniziò a scrivere e lavorò come sguattero in alcuni ristoranti. Sopravvisse solo grazie alla carità dell’Esercito della Salvezza, e sobbarcandosi lavori umilissimi. Un’esperienza che proseguì anche in patria ispirando il suo romanzo d’esordio “Senza un soldo a Parigi e Londra“, pubblicato con lo pseudonimo di George Orwell. Pubblicò il suo primo articolo su “Le Monde” nel 1928.

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Fece l’insegnante, il critico letterario, ma le condizioni di salute erano sempre molto precarie. Su commissione del Left Book Club, un’associazione culturale filosocialista, svolse un’indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, che lo portò tra i minatori dell’Inghilterra settentrionale. Le loro misere condizioni saranno descritte in “La strada per Wigan Pier“. Il settimanale di Sinistra “Tribune” gli affidò la rubrica “A modo mio“.

Iniziò a scrivere “La fattoria degli animali“, suo primo vero successo. Terminato nel 1944, per le chiare allusioni critiche allo stalinismo, molti editori si rifiutarono di pubblicarlo. In quel periodo la Russia di Stalin era alleata del Regno Unito contro il nazifascismo. 
Il romanzo è un’allegoria del totalitarismo sovietico del periodo staliniano. In un’immaginaria fattoria inglese gli animali, stanchi del crudele sfruttamento da parte dell’uomo, si ribellano e assumono il controllo.
Una volta liberi decidono di dividere equamente il prodotto del loro lavoro, seguendo il principio marxista «da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni». Il loro sogno utopico viene però ben presto tradito dall’emergere di un’altra classe di sfruttatori: i maiali. 
Gli avidi suini, ispiratori della “rivoluzione”, prenderanno però il controllo della fattoria e progressivamente diventeranno simili in tutto e per tutto all’uomo, finché persino il loro aspetto diventerà antropomorfo. “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, sarà il loro motto. 
La satira verso gli ideali della Rivoluzione russa è resa ancora più diretta dal fatto che ogni evento ed ogni personaggio descritti nel romanzo rappresentano l’allegoria di un preciso evento o personaggio della realtà storica. Per esempio, la Rivoluzione degli animali e la cacciata di Jones rappresentano la Rivoluzione russa e il rovesciamento dello zar; il conflitto tra Palla di Neve e Napoleone,( i due animali protagonisti principali) riguardo all’estensione della rivoluzione alle altre fattorie rappresenta il conflitto tra Trozkij, che voleva esportare la Rivoluzione (rivoluzione permanente), e Stalin, che sosteneva la teoria del Socialismo in un solo paese. E così via. 
L’educazione e la Propaganda sono i temi fondamentali, in quanto gli animali credono ciecamente alla propaganda proprio perché incapaci di filtrare le informazioni propinate dal regime. 
L’ignoranza è dunque un’arma preziosa nelle mani di qualsiasi dittatore, in quanto permette di far credere al popolo ciò che si ritiene più utile. Le chiare allusioni critiche all’URSS costarono all’autore una certa ostilità negli ambienti della sinistra britannica del tempo, ma il libro ebbe lo stesso un notevole successo, anche se trovò qualche iniziale difficoltà ad essere pubblicato.

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