StatCounter

venerdì 16 gennaio 2015

Hanno detto ... ...

MASSIMO GRAMELLINI, giornalista de La Stampa

”La vulgata più diffusa sostiene che il successore di Napolitano non dovrà piacere a tutti gli italiani ma a uno soltanto, Matteo Renzi. Al quale piacciono moltissimo gli italiani che non fanno ombra a lui. Una suora di clausura ultrà della Fiorentina o un eremita con trascorsi nei boyscout sarebbero perfetti. Ma poiché la politica è l’arte del compromesso, il giovane premier potrebbe farsi andare bene anche un notabile di seconda fila, purché sprovvisto di profilo Twitter, rigorosamente allergico alle telecamere e disposto a limitare il suo raggio d’azione al taglio silenzioso dei nastri e alla firma notarile dei decreti.
Chi impresta a Renzi un disegno simile sottovaluta però il cosiddetto Effetto Corazziere. Prendete l’essere più anonimo della Terra, uno a cui lo specchio del bagno chiede di continuo «non ti vedo, dove sei?», e mettete ai suoi lati due corazzieri. Al primo scatto di speroni il nostro uomo avvertirà un brivido lungo la schiena. Al secondo, un lieve senso di vertigini. Al terzo impugnerà un microfono di passaggio per lanciare un severo monito. È da quando esiste la Repubblica che le cose funzionano così e non risulta che la natura umana sia mutata nel frattempo. Tanto varrebbe, allora, provare a rovesciare lo schema e spedire al Quirinale una soubrette della politica, un ego ipertrofico al quale i corazzieri diano persino un po’ fastidio. Peccato che Renzi non abbia ancora l’età, altrimenti il candidato ideale sarebbe lui.”"

ANTONIO POLITO, direttore de Il Corriere del Mezzogiorno
È comprensibile l’ostilità che si riversa anche in queste ore contro Napolitano da parte dei propagandisti dell’antipolitica; cioè di tutti coloro i quali hanno sperato che la crisi economica, morale e politica dell’Italia sfociasse in un collasso del sistema istituzionale, per sostituirlo con qualcos’altro. Un’ondata così forte di rabbia e disprezzo per i partiti e il Parlamento in Italia non si vedeva da tempo. Napolitano l’ha affrontata di petto, senza indulgenze, con severità. Nella convinzione che l’unico modo di domarla fosse il rinnovamento delle istituzioni democratiche. Da questo punto di vista è stato il più formidabile nemico degli agitatori. Si spiegano dunque l’astio e la collera con cui ne salutano l’addio. 
Meno comprensibile è l’ostilità che gli proviene da Berlusconi e dagli ambienti a lui vicini. Napolitano infatti, proprio per fronteggiare il rischio di collasso del sistema politico, ha avuto come stella polare della sua azione la stabilità di governo. Il che, in tutte le crisi politiche che si è trovato a gestire, lo ha portato sempre a favorire soluzioni che tenessero il centrodestra di Berlusconi dentro l’area di governo, o comunque agganciato. Al punto di irritare spesso gli oppositori dell’ex Cavaliere.

BEPPE SEVERGNINI, editorialista del Corriere della Sera
Giornali, siti e telegiornali sono pieni di giudizi sui (quasi) nove anni al Quirinale di Giorgio Napolitano, perciò mi limito a cinque parole: è stato un buon presidente. 
Se dovessi scegliere una frase di saluto, non prenderei una citazione di Norberto Bobbio, ma un verso di Franco Battiato: «Com’è difficile restare calmi quando tutti intorno fanno rumore». E di chiasso, dal 2006, in Italia ne abbiamo fatto parecchio. 
Molti, più competenti di me, hanno spiegato le qualità che dovrebbe possedere il successore al Quirinale. Mi limiterò, dunque, a indicare quali caratteristiche il futuro presidente della Repubblica NON dovrebbe avere. 
Non dev’essere un dilettante. Il presidente della Repubblica è il Grande Arbitro (senza guardalinee), e un arbitro che non conosce il regolamento non serve. Musicisti, architetti e bibliotecari funzionano nei film («Benvenuto, Presidente» con Claudio Bisio). In realtà combinano disastri. La politica è un mestiere, non necessariamente a vita, un mestiere che, tenetevi forte, si può fare onestamente. 
Non dev’essere freddo. Noi italiani siamo empatici ed emotivi. Un presidente distaccato e impassibile ci metterebbe a disagio. 
Non dev’essere caldo. Un altro Cossiga versione Picconatore provocherebbe un esaurimento nervoso nazionale. 
Non dev’essere ambizioso. Il Quirinale non è un trampolino, è un colle. Non serve per saltare più in alto, ma per guardare lontano. Deve aver perso, in vita sua, il nuovo presidente: una bella sconfitta illumina ogni curriculum. Ma guai se usasse il nuovo incarico per regolare i conti. 
Non dev’essere timoroso. Il suo titolo è capo dello Stato, non vice di qualcuno o qualcosa. 
Non dev’essere neutro. Dev’essere intellettualmente onesto. Deve avere una storia piena di idee e convinzioni; non una carriera costellata di opportunismi e omissioni. 

PETER CIACCIO, pastore valdese
Donna birmana decapitata con tre colpi di spada sulla pubblica via in Arabia Saudita

Nessun commento:

Posta un commento