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sabato 31 gennaio 2015

Matteo Renzi. E' furbo o semplicemente intelligente ?

Matteo Renzi si è insediato a Palazzo Chigi da poco più di un anno. Ha attraversato passaggi ardui e pericolosi. Tanti politici di lungo corso erano da tempo appostati a caccia della volpe; l'occasione per  acciuffarla era prevista nell'occasione del rinnovo della carica del Presidente della Repubblica. Quale occasione più propizia per fargli la pelle? 
Proprio come era accaduto a Bersani due anni fa.
Quando nel passaggio delle primarie fu eletto segretario del PD aveva mostrato quella leggerezza che si coglie quando sembra che coraggio e speranza prevalgano sull’inerzia e sulla paura.
Adesso, in questo passaggio di rinnovo presidenziale al piacere della leggerezza molti italiani hanno potuto cogliere -in Renzi- il gusto dell’intelligenza.
Oggi, nelle telecronache televisive, è stato pure facile cogliere la falsa euforia di quelli che da settimane e mesi erano in attesa del suo scivolone, della sua  rovinosa caduta.
La rottura di tanti compagni di partito al Senato sulla legge elettorale preludeva al peggio proprio nell’appuntamento di oggi. Per Renzi era quasi impossibile evitare la tagliola.
O stava al losco “patto del Nazareno” e si rassegnava a fare il “compare” di Berlusconi, oppure saltava la maggioranza che lo tiene in piedi.

Tanti erano convinti che il tacchino fosse cotto, e mancasse solo di portarlo in tavola.
Poi la partita è entrata nel vivo e si è conclusa invece a favore di Renzi.
I cervelloni che raccontano ogni giorno la politica come sotterfugio, squallore, manovra, tradimenti apparivano spaesati e fuori gioco di fronte ad una azione motivata, razionale, condotta e conclusa in modo lineare, semplicemente con intelligenza.
Che piacere vedere tanti esperti del retroscena, furbi che più furbi non si può, privi di argomenti, costretti a buttare nel cestino le loro elucubrazioni.
Da oggi, gli italiani tutti sanno di avere a che fare con un Renzi che non ha solo volontà, coraggio e  fortuna; ma che ha anche molta intelligenza.
Viva l’Italia!

Sergio Mattarella. E' stato eletto Capo dello Stato con 665 voti. Ha già reso omaggio alle Fosse Ardeatine

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella giurera' martedi" prossimo alle ore 10,oo  fedelta' alla Costituzione davanti alle Camere riunite in seduta congiunta. 
Nel pomeriggio di martedì assolverà' al suo primo incarico istituzionale ricevendo il primo capo di governo straniero: il greco Alexis Tsipras.

Contessa Entellina. Persone che ci lasciano

Si e' spenta una figura laboriosa che per decenni e' stata di  riferimento per molti contessioti. Nino Genovese, gia' dipendente comunale ed uomo a cui -a Contessa Entellina- si ricorreva per chiarimenti e risoluzione di qualsiasi problematica burocratica, e' morto oggi all'eta' di  91 anni.
Don Ninuzzu, come era da tutti conosciuto, e' stato sempre stimato per la disponibilita' ed anche per la celerita' con cui provava ad aiutare chiunque facesse ricorso a lui. 
Ormai da parecchio tempo sofferente si era ritirato a vivere nella casa storica della famiglia Genovese, nei pressi della piazza, senza che potesse uscire. E' stato -come detto- per lungo tempo dipendente comunale e poi rappresentante della locale sede  Cisl.
I funerali si svolgeranno domani alle ore 14,30 nella Chiesa dell'Annunziata e San Nicolo'.

Sergio Mattarella. Ha buone possibilità per accedere al Quirinale

Sergio Mattarella, palermitano 73 anni, vedovo, tre figli, è il democratico (cristiano)  più favorito per accedere al Quirinale nei prossimi sette anni.
Nello scrutinio che inizierà fra pochi minuti, alle 9,30 di oggi sabato 31 gennaio, basteranno 505 voti per essere eletti (e quei voti, sulla carta, ci sono tutti nell'ambito della coalizione di centro-sinistra: Pd, Scelta Civica, Sel, Psi, etc.). Nulla esclude che anche le forze di centro-destra condividano il suo nome.

Chi è questo siciliano che potrebbe divenire Capo dello Stato ?
Sergio Mattarella, è nato a Palermo il 23 luglio del 1941. Figlio di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato dalla Mafia mentre era presidente della Regione Siciliana. E' vedovo dal 2012: era sposato con Marisa Chiazzese, sorella di Irma consorte di Piersanti, l’ex presidente della Regione Siciliana assassinato a Palermo il 6 gennaio 1980.

Ha tre figli: Bernardo, Laura e Francesco. A Palermo abita in via Libertà nello stesso palazzo dove abitano anche i figli del fratello, proprio nello stesso viale dove avvenne l’omicidio. 
Uno dei nipoti è Bernardo che è stato deputato regionale. Il primogenito di Sergio, Bernardo anche lui, è docente di diritto amministrativo, è capo dell’ufficio legislativo del ministero della Funzione Pubblica, col ministro Madia.

La Presidenza dell'assise parlamentare
convocata per eleggere il Presidente
della Repubblica
Più volte ministro, deputato per quindici anni, è giudice costituzionale. Mattarella in gioventù ha militato tra le file della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica e della Fuci, poi è stato docente di Diritto parlamentare all’Università di Palermo.
Deputato dal 1983 al 2008, prima per la Democrazia Cristiana, poi per il Partito Popolare Italiano e la Margherita, e più volte ministro; dal 2011 è giudice costituzionale. Tutti lo conoscono per la legge elettorale «Mattarellum».
Mattarella fu infatti relatore della legge di riforma elettorale della Camera e del Senato che, recependo l’esito del referendum del 1993, introduceva una componente maggioritaria. Vicino per tradizione familiare alla corrente morotea della Democrazia Cristiana, dopo la morte del padre nel 1968 e l’assassinio del fratello venne eletto alla Camera nella circoscrizione della Sicilia Occidentale.
Rieletto deputato nel 1987 si mantenne vicino alle corrente del segretario politico Ciriaco De Mita. Nello stesso anno fu nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento nel governo Goria e confermato nell’incarico l’anno successivo nel governo De Mita. 
La foto rievoca altri tempi.
Nel 1989, col governo Andreotti VI diventa ministro della Pubblica Istruzione. Si dimette il 27 luglio 1990, insieme ad altri ministri della corrente di De Mita, per protestare contro l’approvazione della legge Mammi’ di riassetto del sistema radiotelevisivo che avrebbe legittimato la posizione dominante del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi. 
E' rieletto alla Camera nel 1992 e gli viene affidata la direzione del quotidiano della Democrazia Cristiana Il Popolo. Non è mai stato sfiorato dalle inchieste su Tangentopoli e da lui gli italiani si attenderebbero un netto indirizzo anti-corruzione, il male più atroce che sta corrodendo le basi della Repubblica. Oggi si ha la sensazione che dal sindaco del più piccolo comune di 200 abitanti al politico del Parlamento Nazionale tutti siano ladri. Da Mattarella ci si attende una Italia pulita. Speriamolo.
Nel 1995, al culmine dello scontro interno al Partito Popolare, apostrofa l’allora segretario Rocco Buttiglione, che cercava l’alleanza con Berlusconi, «el general golpista Roquito Butillone...» e definisce «un incubo irrazionale» l’ipotesi che Forza Italia potesse essere accolta nel Partito Popolare Europeo. Cosa che è invece avvenuta, al contrario dell'odierno Pd che fa parte del Partito Socialista Europeo.

Nel 1996, con l’affermazione elettorale de L’Ulivo, è di nuovo deputato e viene eletto capogruppo dei popolari alla Camera. 
Durante il governo D’Alema I assume la carica di vicepresidente del Consiglio, mentre nei successivi Governo D’Alema II e Governo Amato II è Ministro della Difesa. Gia’ nel 2013 il suo nome era stato proposto dall’ex segretario Pier Luigi Bersani come candidato alla presidenza della Repubblica.

venerdì 30 gennaio 2015

Quirinale. Lo scenario ad oggi

«Finite le prime tre votazioni, siamo arrivati al momento chiave e su Sergio Mattarella auspico si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell’Italia». Questo è il messaggio semplice, di poche parole, con cui il segretario del PD Matteo Renzi ha invitato in serata tutte le forze politiche presenti in Parlamento a convergere, domani alla quarta votazione, sul nome di Sergio Mattarella, il giudice costituzionale palermitano.

Quale quindi lo scenario ?
Il centro destra di Berlusconi e di Alfano hanno, per essenza, la vocazione del potere; sono per natura governative e pertanto non vorrebbero restare fuori dalla scelta del Capo dello Stato che resterà, nel Palazzo del Quirinale, nei prossimi sette anni.
Queste due formazioni del centro-destra hanno solamente da sciogliere gli imbarazzi, le forme, con cui devono spiegare ai rispettivi elettorati il perchè mai stanno convergendo sull'uomo che è di Renzi.
Mattarella pur avendo una sua propria storia personale di tutto rispetto (nonostante l'ombra paterna) sia sotto il profilo professionale che politico è, da molti osservatori, ritenuto l'uomo che non farà ombra a Renzi e che non possiede una visione strategica che possa collidere da quella dell'attuale ospite di Palazzo Chigi. L'uomo giusto per Renzi.
Mattarella, inoltre, ha consentito a Renzi di ricompattare (almeno per questa fase politica) il Pd e di evitare quella che appariva, fino a pochi giorni fà, una probabile scissione di alcune anime culturali della sinistra piddina. 

Se quindi dal fronte del centro-destra si stanno cercando i modi di convergenza manifesta o camuffata sul nome di Mattarella, anche dal fronte estero delle Ambasciate dei paesi alleati si sta cercando di capire chi è, sul piano personale, quello che ormai appare il candidato favorito alla Presidenza della Repubblica Italiana.
Da questo fronte stanno arrivando consensi: Mattarella fu ministro della difesa che ha trattato sugli F16 e che governò durante la vicenda bellica, con D'Alema Presidente del Consiglio, del Kossovo. 

Allo stato attuale resta, quindi, da capire se i 101 che affossarono due anni fà Romano Prodi conservano ancora gli antichi legami fra loro oppure se -regnando Renzi- si sono affrancati.

Vedremo domani ..

Raccolta rifiuti. L'Ato è in stato di fallimento e pertanto ....

C'è dell'incredibile nelle disfunzioni del servizio di raccolta rifiuti solidi che sta interessando i 17 comuni aderenti all'ATO-PA/2.
I cittadini pagano le cartelle o gli F24 della tassa (ieri Tarsu, poi Tares ed oggi TARI) ai comuni, ma da questi non ottengono risposte in termini di soddisfazione dei bisogni.
Si presume che a guidare i Comuni siano i sindaci, anche se recentemente un sindaco mi spiegò che le decisioni le piglia il segretario comunale o l'ufficio competente.
A parte questa strana convinzione, cerchiamo di capire cosa sta accadendo.

Il personale dell'ATO-PA/2 è in agitazione perchè la società responsabile del servizio è in stato di fallimento. Ieri le rappresentanze sindacali hanno protestato innanzi la Prefettura di Palermo ed oggi presso il Dipartimento regionale ai rifiuti. Avrebbero avuto -lo diciamo con mille cautele- assicurazioni sul passaggio del personale dagli Ato alle società di scopo Srr.
Il problema più vero però è che i sindacati vogliono  garanzie sul mantenimento integrale dei livelli occupazionali.

Nell'incontro di oggi è stata ipotizzata la possibilità di affitto di un ramo d'azienda riguardante i lavoratori ed i mezzi che -ovviamente- deve passare da un accordo tra la curatela del fallimento, l'Srr e la società di scopo, oltre che dall'Assessorato regionale e le Organizzazioni sindacali.

Se questo è lo stato -di paralisi- del servizio di raccolta nei 17 comuni dell'ATO-PA/2 al livello più esteso di Sicilia è l'intero sistema dei rifiuti, la cui regolamentazione scade il prossimo 30 giugno, ad essere prossimo al disastro.
Se infatti l'ATO-PA/2 ha 276 dipendenti, più del triplo di quanti erano quando il sistema Ato entrò in funzione, in tutta la Sicilia i dipendenti superano le 11.000 unità.
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Da giorni a Contessa Entellina il servizio non è assicurato, e quando lo era avveniva irregolarmente con orari per nulla utili all'utenza. 
Allo stato dell'arte si attenderebbe di capire cosa bisogna fare dei rifiuti domestici che vanno sempre più accumulandosi. Servirebbe almeno un comunicato oppure una indicazione del Sindaco.
E' forse chiedere troppo ?

Santa Maria del Bosco nel territorio di Contessa Entellina (3)

di Calogero Raviotta 
Giurisdizione ecclesiastica
Dopo il primo convegno, organizzato nel 1985 dall’Associazione Culturale Nicolò Chetta, che servì principalmente a togliere dal letargo S. Maria del Bosco di Calatamauro, quasi ogni anno sono state organizzate iniziative culturali (convegni, mostre, concerti, ecc.) e religiose (annuale celebrazione liturgica il 28 agosto, festa di S. Agostino) per riproporre costantemente all’attenzione delle istituzioni pubbliche e private il necessario intervento di recupero e di valorizzazione di questo monumentale e storico luogo di culto e di cultura, intervento intensamente auspicato e principalmente atteso dalle comunità dei paesi limitrofi, che per tanti secoli hanno avuto un profondo legame religioso, culturale e sociale con l’antico Monastero.
E’ stato fatto già un intervento di recupero conservativo sulle strutture della chiesa rimaste (campanile, facciata, cappelle lato Nord), dopo i rovinosi crolli avvenuti dopo il 1970, e sono stati restaurati recentemente anche i locali di proprietà pubblica annessi alla chiesa (lato Est del primo chiostro).
Gli ulteriori passi significativi per la valorizzazione di S. Maria del Bosco devono riguardare oltre che gli interventi di recupero della Chiesa e del Monastero (due chiostri di proprietà privata) anche il ripristino delle attività di culto, ormai da lungo tempo trascurate, di competenza dell’autorità ecclesiastica, che ha giurisdizione su S. Maria del Bosco.
Al riguardo é noto che il 14 novembre 1310 la piccola comunità di S. Maria del Bosco di Calatamauro (12 Eremiti  con fra’ Fazio priore) giura “solennemente vita evangelica, povertà ed ubbidienza” a mons. Bertoldo, Vescovo di Girgenti. La Chiesa ed il Monastero di S. Maria del Bosco, per molti secoli, rimangono sotto la giurisdizione ecclesiastica del  vescovo di Agrigento, cioè dall’inizio del XIV secolo fino al 1845, quando il territorio di Contessa passa dalla diocesi di Agrigento a quella di Monreale. Un ulteriore cambiamento della giurisdizione ecclesiastica sul territorio di Contessa si ha nel 1937, limitatamente ai fedeli di rito bizantino, che passano sotto la giurisdizione della nuova diocesi (Eparchia) di Piana degli Albanesi. L’ultima variazione al riguardo si ha con la Bolla “Orientalis Ecclesiae” di papa Giovanni XXIII, datata 8 luglio 1960, che trasferisce sotto la giurisdizione ecclesiastica di Piana degli Albanesi i Comuni di Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano.

Cardinale Paolo Romeo
attuale Amministratore della
Eparchia di Piana degli Albanesi,
già Nunzio Apostolico in
Italia.
)

Giovanni Vescovo Servo dei Servi di Dio
A perpetuo ricordo del fatto
La fama della Chiesa Orientale, che tanti uomini  illustri e santissimi hanno acquistata e conservata con la più alta virtù; inoltre i meriti verso questa sacralissima Cattedra di Pietro, certamente grandi e singolari, fecero sì che i Romani Pontefici, ai quali niente sta mai più a cuore che avere cura del popolo cristiano, riguardassero con particolare amore alla medesima Chiesa, alle sue vicende ed alle sue attività.
Stando così le cose, volendo Noi provvedere nel modo più adatto ai paesi siciliani di Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano, fondati un tempo da fedeli di rito bizantino e che fin dal 1937, anno in cui è stata istituita con la Bolla “Apostolica Sedes” la diocesi di Piana dei Greci, sono soggetti alla giurisdizione di più  Ordinari, dopo aver chiesto il parere di quanti bisognava interrogare, in forza della Nostra autorità apostolica decretiamo e comandiamo quanto segue.
Vogliamo che i Comuni soprannominati con i loro sacerdoti e fedeli tutti, sia di rito greco che di rito latino, con tutte le parrocchie, chiese, oratori pubblici e semipubblici, le case religiose sia maschili che femminili ivi esistenti siano posti sotto la potestà e la giurisdizione del solo Vescovo di Piana dei Greci, cessando del tutto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Palermo sul Comune di Mezzojuso e quella dell’Arcivescovo di Monreale sui Comuni di Contessa Entellina e di Palazzo Adriano. Di conseguenza, pertanto, rendendosi vacanti le parrocchie di rito latino, il vescovo di Piana dei Greci provveda a norma del diritto, cessando il privilegio di presentazione e da parte dell’Ordinario di Monreale.
Vogliamo che la presente Bolla abbia  valore ora e nel futuro, così che quanto viene decretato per mezzo di essa sia religiosamente osservato dagli interessati ed entri perciò in vigore.
La validità della medesima Bolla non potrà essere intaccata da altre prescrizioni contrarie, alle quali tutte a mezzo della stessa deroghiamo.
Ordiniamo pertanto che se qualcuno, qualunque sia l’autorità di cui è rivestito, dovesse operare contro quanto abbiamo stabilito, sia scientemente che inscientemente, il suo agire sia ritenuto senza effetto e senza valore.
A nessuno, inoltre, è lecito alterare questi documenti della Nostra volontà, anzi agli esemplari ed ai tratti di questa Bolla, sia stampati che manoscritti, che portino il sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica e nello stesso tempo sottoscritti da pubblico notaio, si dovrà la stessa fede che si avrà per la presente, quanto verrà mostrata.
Se qualcuno disprezzerà o comunque rifiuterà questi Nostri Decreti sappia che incorrerà nelle pene stabilite dal diritto per coloro che non attuano gli ordini dei Sommi Pontefici.
Dato in Roma, presso S. Pietro, l’8 luglio dell’anno del Signore 1960, 2° del Nostro Pontificato. 
                    G. Card. Cicognani - Giacomo Luigi Copello (Cancelliere della S. R. C.).>

Il testo della Bolla é molto chiaro, ma non ha avuto ancora piena attuazione per la chiesa di S. Maria del Bosco. Nei prossimi blog alcuni testi e documenti saranno dedicati alle iniziative  finora promosse  in sede civile ed in sede ecclesiastica, per far conoscere sia l'appartenenza (proprietà della chiesa e dei locali annessi) sia l'attuale giurisdizione ecclesiastica su S. Maria del Bosco. 
 (C. Raviotta - SMB 3 - continua)


Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

30 Gennaio
Mohandas Karamchand Gandhi viene ucciso a Nuova Dehli il 30 gennaio 1948 da una fanatico indù.
Nel mondo tutti conoscono chi è stato Gandhi, uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa, che ha portato l’India all’indipendenza. 
Egli è ritenuto spirituale per il suo paese, dove è conosciuto col nome di Mahatma “grande anima“.
«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo ».
 Con le sue azioni Gandhi ha ispirato molti movimenti di difesa dei diritti civili e grandi personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi, e da noi anche Marco Pannella.

In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata Giornata internazionale della non violenza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Nel 1893 Gandhi si reca in Sud Africa con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi rimarrà per ventuno anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L’indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica. 
Presso Durban, nei primi anni del ’900 acquista un terreno e organizza la vita materiale e culturale della comunità. Tutti i membri compresi i redattori di Indian opinion partecipano ai lavori agricoli e sono retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle.
La fattoria di Phoenix è il primo modello di ashram in cui si pratica, in un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera.
Gandhi comincia proprio in questo centro di preparazione spirituale la pratica del digiuno e smette di consumare latte. Si taglia da solo i capelli e pulisce le latrine, attività che in India era riservata alla casta degli intoccabili, che Gandhi chiamava harijan, figli di Hari (Dio). Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. 
Alla fine il governo sudafricano attua le riforme in favore dei lavoratori indiani: eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi.

Tornato  in India nel 1915, dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro il dominio britannico, diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico. Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. 
Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito riprende la sua battaglia con uno spettacolare hartal, uno sciopero generale della nazione con astensione di massa dal lavoro, accompagnato da preghiera e digiuno. 
Le truppe britanniche massacrano centinaia di civili inermi e ne feriscono a migliaia: i rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1000 feriti; altre fonti parlano di oltre 1000 morti. Il massacro genera un trauma in tutta la nazione, accrescendo la collera della popolazione.
Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l’indipendenza del suo paese. Del 1930 è la terza campagna di resistenza. Organizza la marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere. La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall’estero.
All’inizio della Seconda Guerra Mondiale Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra, se questa non garantirà all’India l’indipendenza. La “Grande Anima” risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l’attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).

Sono molti i modi per attuare la disobbedienza civile: vanno dal mancato pagamento delle tasse, al riacquistare certi prodotti, allo sciopero della fame, secondo le idee che erano già state utilizzate da Tolstoj. La povertà, il digiuno, la semplicità e la pratica della preghiera e del silenzio improntarono lo stile di vita di Gandhi. 
La semplice veste bianca in khadi, oltre ai motivi di indipendenza economica, diviene un simbolo della lotta nonviolenta indiana, tanto da divenire l’uniforme ufficiale del Partito del Congresso Indiano. Il movimento Quit India però, costa agli indiani migliaia di morti. Gandhi si sente colpevole e sospende le marce.
Il governo britannico aveva reagito con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni. 
Il 15 agosto 1947 l’India conquista l’indipendenza. Gandhi vede finalmente realizzarsi il suo sogno ma vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano infatti è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
La sua azione non violenta continua, fino al giorno fatale dell’attentato. L’atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione politico-religiosa del paese, dopo l’indipendenza dagli Inglesi, suscita l’odio di un fanatico indù che lo uccide, durante un grande raduno di preghiera.

Con le immagini ... ... è più facile

Come è andata la prima votazione per scegliere il nuovo Capo dello Stato
Cosa succederà domani ?La scommessa di Renzi è forte (sempre che non sia proprio lui a sperare che Mattarella fallisca).
I numeri ci sono ma la misura per superare la fatidica soglia
di cinquecentocinque voti è stretta, una ventina di sì in più al netto della quota «fisiologica» di franchi tiratori messa in conto.
Nella war room del premier nella serata di ieri si son fatti i conti,
l’adrenalina per una mossa politica fin qui apparentemente vincente è palpabile,
c’è chi è convinto del soccorso azzurro sottobanco
di una ventina di dissidenti (ma anche di non dissidenti ... cioè di
ubbidienti agli ordini di Berlusca), ma c’è chi si preoccupa più di altri, dei
soliti 101, che potrebbero non essere entusiasti di un catto-comunista al Colle.
C'è chi è sicuro che l'eventuale fallimento del candidato è quanto
i due amanti del Nazareno auspicano. 
Tutte fantasie ?
Speriamo.

giovedì 29 gennaio 2015

Quirinale. Lo scenario ad oggi

Il presidente della Regione Siciliana Crocetta è a Roma, pure lui grande elettore, e dopo che Renzi ha parlato -nella mattinata-  all'assemblea degli "elettori pd" ha detto: "Finalmente un siciliano al Quirinale".
Cosa è accaduto ?
Matteo Renzi ha ufficializzato per il Colle il nome del giudice della Corte Costituzionale all'Assemblea dei grandi elettori Dem ai quali ha chiesto responsabilità e un voto per sigillare la scelta. 
Renzi, al punto in cui è arrivato, da un lato con l'abbraccio di Berlusconi ed i contrasti con la Sinistra Pd,   non può che tentare -in via preliminare- di ricompattare il suo partito e lo fa con una candidatura al Quirinale di un uomo che in altri tempi sarebbe stata definita catto-comunista. 
Se questa sua iniziativa dovesse fallire ... lo attende un destino alla Bersani oppure un ulteriore abbraccio con Berlusconi.

Inevitabilmente questa preliminare decisione renziana ha creato frustrazione nella dirigenza di Forza Italia che ormai riteneva che un idillio (larghe intese) non si potesse sciogliere unilateralmente.
"Se è in bilico il patto del Nazareno? In bilico c'è tutto. La non condivisione di questa candidatura mi sembra una cosa abbastanza grave". Così ha detto il capogruppo al Senato di Forza Italia, Paolo Romani, entrando a Montecitorio. "Rispetto alla forzatura di Renzi l'accordo e la condivisione non ci sono più". 
A chi gli chiedeva se in caso di mancata elezione di Mattarella al Quirinale Renzi dovrebbe dimettersi, Romani ha risposto: "Sono cose che riguardano lui".
Oggi nei corridoi di Montecitorio da tutti i lati si sono sprecate le lodi e gli apprezzamenti su Sergio Mattarella.
Sergio Mattarella è "una persona di assoluta lealtà, correttezza, coerenza democratica e alta sensibilità costituzionale". Così l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai giornalisti che lo interpellano dopo il primo voto per il Colle. "Sono contento in linea di principio di chiunque sia il mio successore", ha risposto Napolitano a chi, all'uscita dall'Aula, gli domanda se sia contento della candidatura al Colle di Sergio Mattarella.
Ma a tessere le lodi di Mattarella sono stati pure Pier Ferdinando Casini, Piero Fassino, Anna Finocchiaro e decine di altri personaggi; personaggi che al Colle speravano di dover andare loro. Tutta gente che ovviamente mentiva ai giornalisti e probabilmente a se stessa.
Costoro e con loro molti altri cosa faranno sabato, quando dovranno -con la scheda- pronunciarsi su Mattarella ?

Siccome ci ricordiamo della vicenda Prodi di due anni fà, osiamo dire che lo scenario potrebbe ancora cambiare. 
Però preferiamo di no, per il bene del paese.

Cerimonia di consegna del "Premio Nenci, edizione 2014"

Il Premio di studio istituito dall'Azienda vitivinicola Donnafugata e intitolato a "Giuseppe Nenci" per la Scuola Normale superiore di Pisa ieri è stato consegnato alla vincitrice, la dr.ssa Paola Cipolla dell'Università di Palermo, autrice - secondo la Commissione - della migliore tesi di laurea sulla storia e l’archeologia della Sicilia occidentale per l'edizione del Premio Nenci 2014. 

Raccolta rifiuti. Protesta del personale dell'ATO PA/2

I lavoratori dell'Ato PA 2 Alto Belice Ambiente, entro cui ricade Contessa Entellina,  sono in sciopero e dimostrano dinnanzi la Prefettura di Palermo.
"Nonostante la nomina del commissario straordinario da parte della Regione - dicono Cgil, Cisl e Uil - il curatore fallimentare ha ribadito ancora una volta l'impossibilità per i 276 lavoratori di proseguire l'attività lavorativa nei 17 comuni della provincia di Palermo". 
I sindacati chiedono "l'autorizzazione dell'esercizio provvisorio da parte del tribunale o il passaggio immediato dei lavoratori alle Srr"

Contessa Entellina. Tassazione Locale tra Tarsu/2008 e Imu terreni agricoli

Ci è giunta notizia che presso la segreteria della Commissione Tributaria Provinciale di Palermo sarebbero già state depositate tutte le residue sentenze sui ricorsi Tarsu/2008, non ancora esitati dopo che il grosso di essi (n. 193) erano stati discussi il 5 dicembre 2013.
Le sentenze depositate ultimamente sarebbero tutte favorevoli ai contribuenti, pur avendo il Comune di Contessa Entellina eccepito altre ragioni di contrarietà rispetto al primo e più consistente blocco.

Questo Blog non nasconde la soddisfazione per l'esito favorevole ai cittadini, che conferma le buone ragioni portate avanti dal Comitato Promotore (Piero Cuccia, Salvatore Verardo e Mimmo Clesi).

Nello stesso tempo dispiace che l'Amministrazione Comunale -guidata nella fase iniziale della contestazione delle "parcelle pazze" ed ancora oggi da Sergio Parrino- non abbia mai voluto serenamente vagliare le ragioni che le venivano esposte anche in sedi non contenziose (incontri privati, Assemblee Cittadine, mozioni proposte in sede di Consiglio Comunale dall'allora minoranza).

Con le sentenze depositate in questi giorni diviene molto più facile e ancora più fiduciosa per i contribuenti l'attesa delle sentenze in secondo grado che l'Amministrazione ha voluto intraprendere.

In altri tempi ed in altre circostanze politico-amministrative chi porta la responsabilità di aver condotto alla sconfitta l'Amministrazione in un contenzioso contro 200 cittadini si sarebbe dimesso dalla carica. 
Siamo però in tempi di seconda repubblica (in transito verso la terza) e nulla succede. 
Eppure il Comune ha sciupato finora parecchi soldi. I contribuenti, nel medesimo contenzioso, non hanno da parte loro speso nemmeno un centesimo (oltre ad una marca da bollo) essendosi avvalsi dell'apporto della Camera del Lavoro e della FederConsumatori.
Questo aspetto di forte spesa da parte della casse comunali dovrebbe far riflettere.
Ma su questo avremo modo di tornare.

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 Esiste in questi giorni la problematica "IMU TERRENI AGRICOLI". Sappiamo che anche su questo tributo c'è attenzione, sul piano politico, delle Organizzazioni dei produttori agricoli e pure delle forze politiche. Ieri abbiamo pubblicato una delle tante interrogazioni parlamentari finora presentate.
Ove dovessero esserci novità significative il Blog non mancherà di segnalarle.

Nel nostro Comune, in materia di Imu Terreni Agricoli, l'Amministrazione non ha deliberato nessuna aliquota specifica e pertanto dovrebbe applicarsi quella del 7,6 per mille.

Grecia. Lo spread a quasi 1.000 punti è segno che il nuovo governo (all'estero) non è apprezzato

La vittoria di Syriza e la ribadita richiesta di rinegoziare il debito con l’estero continua a dare violenti scossoni ai principali indicatori dell’economia greca. 
Lo spread tra titoli decennali greci e tedeschi è balzato a 974 punti, ai massimi da quasi due anni.

mercoledì 28 gennaio 2015

Quirinale. Lo scenario ad oggi

Tutti gli italiani oggi si sono soffermati sull’incontro Renzi-Berlusconi  e tanti hanno avuto la sensazione che stessero davvero decidendo il nome del candidato Presidente della Repubblica. La verità è che i nomi che trapelano e le versioni che arrivano all’esterno sono contraffatti, non rispecchiano esattamente ciò che i due soci del “Nazareno” pensano.
La versione ufficiale è stata che Renzi vorrebbe come candidato Mattarella e Berlusconi vorrebbe Amato. Circostanze entrambi poco credibili.
E’ difficile che Renzi propenda per il cattolico Sergio Mattarella, giudice costituzionale con un passato da ministro della Difesa, persona corretta e riservata. Egli in verità ancora non ha deciso fra i due/tre nomi attorno a cui da giorni valuta le opportunità.
E su Giuliano Amato  che –effettivamente- potrebbe piacere al capo di Forza Italia come starebbero le cose ?
Piero Fassino è fra i possibili
candidati proponibili da Renzi.
Per il dottor Sottile il giovane premier avverte un po’ di paura. A preoccuparlo è che questi starebbe bene -oltre che a Berlusconi- pure ai suoi avversari interni al Pd (da D'Alema a Bersani agli altri). Teme di venirsi a trovare, prima o dopo, in una morsa.

A Palazzo Chigi a tifare per Amato c’è il sottosegretario Graziano Delrio insieme a Maria Elena Boschi. Ma un altro cerchio renziano, guidato dal sottosegretario Luca Lotti, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani, invece pensa ai rischi di un’operazione Amato, dipinto come un personaggio troppo ingombrante, farebbe ombra a tanti.

Il punto è proprio questo, perché il candidato ideale di Renzi è uno come Pier Carlo Padoan, una specie di presidente-passacarte che non dia fastidio e si accontenti di tagliare i nastri. Anche se bisogna dire che su Amato come persona il premier non ha nulla da ridire.
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Una nota vogliamo dirla su quanto operato oggi dal M5S.
Da settimane sentiamo dire che esso organizzerà un referendum per uscire dall'euro, dall'Europa e da tutto il resto. 
Nulla da dire: il M5S la pensi come vuole !
E' strano che nella lista degli aspiranti candidati abbia inserito Romano Prodi. 
La cosa a chi scrive -personalmente- piace. Prodi è una personalità.
La domanda però è: ma questi militanti del movimento conoscono la logica ? 
Romano Prodi è uno dei padri fondatori dell'Europa così come essa è oggi. E' uno dei padrini dell'euro.
Ripetiamo a chi scrive va benissimo Prodi al Quirinale. 
E' la contraddizione politica del M5S, che ha avuto i voti del 20% degli italiani, che non gli è di facile comprensione.

Imu terreni agricoli. Alla Camra cominciano a piovere interrogazioni:

“Il decreto legge dello scorso 24 gennaio 2015 - che stabilisce l’esenzione dall’Imu ai terreni agricoli - sembra violare i principi di ragionevolezza, progressività e legittimo affidamento, presupposti fondamentali di un Paese civile.
Per questo motivo ho presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministero dell’Economia”. 

Così il deputato Psi, Oreste Pastorelli che chiede al suddetto dicastero di verificare ed eliminare - entro il prossimo 10 febbraio - le gravi incongruenze in merito all’applicazione della normativa.
“Riteniamo - così come abbiamo sostenuto sin da subito - che i parametri per la determinazione dell’imposta municipale unica sui terreni agricoli debbano essere legati alla possibilità reale dei terreni di generare reddito, e non a dati neutri quali l’altitudine”.

Interrogazione a risposta scritta 
presentata dall’On. 
ORESTE PASTORELLI 

Al Ministero dell'Economia e delle Finanze 

premesso che: 
- il Consiglio dei ministri con il decreto-legge n. 4 del 24 gennaio 2015 ha stabilito che, a decorrere dall'anno 2015 (e, retroattivamente, per il 2014), l'esenzione dall'imposta municipale propria (IMU) di cui alla lettera h) del comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, si applica: 
«a) ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, ubicati nei comuni classificati totalmente montani di cui all'elenco dei comuni italiani predisposto dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT); 
b) ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, iscritti nella previdenza agricola, ubicati nei comuni classificati parzialmente montani di cui allo stesso elenco ISTAT»; 
L'interrogazione che qui accanto integralmente pubblichiamo
calza perfettamente con le circostanze in cui
vengono a trovarsi molti proprietari di fondi
agricoli di Contessa Entellina.

Vero è che chi i politici riescono a spostare le
montagne. Però qualcuno dovrebbe spiegarci come si fa
a considerare non montani  i terreni che nel
territorio di Contessa Entellina ricadono nelle
contrade Castagnola, Calatamauro, Bufalo,
Serradamo, Giacomazzo, Gorgo  ed altre ancora.

Il Blog continuerà a seguire  questa vicenda che
mostra dell'assurdo.
- tale decreto-legge ha, dunque, rimodulato i criteri di esenzione dei terreni agricoli, ancorandoli all’altitudine del Comune ove gli stessi sono ubicati e diversificando (rectius: irragionevolmente discriminando) tra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali e gli altri; 
- risultano perciò esclusi dall’esenzione tutti quei terreni che, sebbene situati in zone dichiarate ‘non montane’, si trovano in zone fortemente compromesse da fenomeni di dissesto idrogeologico o, comunque, caratterizzate da gravissime condizioni economicoagrarie; 
- la disciplina in parola contrasta, dunque, già di per sé e di primo acchito, non solo con quanto previsto dall’art. 44, comma 2, cost., ma anche con tutti quei principi di tutela dei territori agricoli svantaggiati risultanti dalla vigente normativa nazionale ed euro unitaria, ponendo in essere una palese discriminazione, sotto il profilo del trattamento impositivo, tra terreni posti ad altitudini differenti ma versanti nelle stesse, gravissime, condizioni di scarsa redditività; 
- sotto altro, autonomo, profilo, dalla stessa classifciazione ISTAT dei Comuni italiani emergono evidenti incongruità e discriminazioni, violando così l’ulteriore canone costituzionale della ragionevolezza (art. 3 Cost.), ai sensi del quale si devono “disciplinare in modo eguale le situazioni eguali ed in modo diverso quelle differenti” (Corte cost. sent. n. 62/1972);
- a causa di simili incongruenze i terreni ricadenti nel territorio di alcuni Comuni impropriamente considerati di montagna, saranno esentati dal pagamento dell’IMU, mentre altri, situati in municipi ritenuti solo parzialmente montani (sebbene ubicati da un'altitudine anche superiore a 600 mlm), saranno solo parzialmente esentati o non esentati affatto; 
- i casi di discriminazione sin qui rappresentati riguarderanno moltissimi Comuni su tutto il territorio nazionale determinando inammissibili discriminazioni tra terreni agricoli, persino confinanti: ad esempio, in Sabina, nella Provincia di Rieti, in un territorio estremamente fragile dal punto di vista idrogeologico e scarsamente redditizio, vi saranno Comuni nel cui territorio i terreni saranno esenti dal pagamento dell’Imu agricola perché ritenuti montani (come ad esempio Poggio Mirteto, il quale si trova a soli 246 msl), mentre in altri Municipi, confinanti con quest’ultimi, tale esenzione inspiegabilmente non vi sarà (ed è il caso di Montopoli in Sabina, il quale si trova a ben 331 msl, è confinante con Poggio mirteto, ed è stato dichiarato non montano); 
- la situazione ora descritta non è degna di un Paese civile, nel quale i cittadini siano chiamati a pagare il giusto tributo secondo principi di progressività, di ragionevolezza e di legittimo affidamento; mentre l’attuale disciplina, al contrario, per come è stata adottata e per quello che prescrive, sembra violare i canoni appena richiamati; per sapere: 
- di quali informazioni dispone il Ministro interrogato dei fatti esposti in premessa; 
- se non reputi necessario, data la gravità della situazione, attivarsi egli stesso, nell’ambito delle sue competenze e di concerto con le altre Istituzioni competenti, al fine di verificare ed eliminare entro il prossimo 10 febbraio 2015 le gravi incongruenze applicative della normativa in questione; 
- se non reputi necessario attivarsi al fine di adottare idonee iniziative normative, anche nell’ambito del procedimento di conversione del D.L. n. 4/2015, volte a modificare il quadro normativo vigente, prevedendo i criteri d’individuazione dei terreni agricoli esenti dal pagamento dell’Imposta municipale unica che riflettano le reali condizioni economicoagrarie degli stessi e non siano esclusivamente agganciati a dati neutri quali l’altitudine. 
On. Oreste Pastorelli Roma, 
28 gennaio 2015 

Contessa Entellina. Breve nevicata pomeridiana

28 gennaio 2015, ore 15,30
a Contessa Entellina nevica. Forse siamo vicini al Natale repubblicano.
A breve potremmo avere il nuovo
Presidente della Repubblica

Grecia. Il secolarismo -che finora aveva intaccato il Cattolicesimo- è arrivato nell'Europa Ortodossa

Molto brevemente vogliamo soffermarci sul rapporto della religione, quella Cristiana in generale e quella Ortodossa specificatamente, nell'Europa Orientale.
Da quando è crollato nell'Est europeo il comunismo in tutti i paesi (dalla Romania, alla Bulgaria, alla Russia etc.) il Cristianesimo è tornato a rivivere non solo nelle chiese, nelle famiglie e nelle coscienze cittadini ma pure nella vita pubblica.
Appena un anno fà abbiamo potuto ascoltare dal capo del Cremlino, Vladimir Putin, "Se la Russia è diventata una grande potenza non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico: il merito, semmai, è del cristianesimo".
Sappiamo tutti che i rapporti fra la Chiesa Ortodossa russa ed il capo del Cremlino sono strettissimi. Così è in tutti i paese dell'Europa dell'Est.

Qualcosa è cambiato invece nel paese che "Ortodosso" lo è stato, finora, per antonomasia: la Grecia.
Nelle mani del capo dello Stato, oggi Karolos Papoulias, tutti i capi di governo della Grecia prima monarchica e oggi repubblicana  hanno sempre giurato poggiando la mano sulla Bibbia mentre pronunciavano la formula di rito mentre. Ieri Tsipras e tre ministri su undici hanno giurato laicamente dinnanzi al Capo dello Stato, tutti gli altri hanno giurato secondo il cerimoniale cristiano-ortodosso.

Abbiamo voluto segnalarlo, senza comunque voler esprimere giudizi di valore. 
Segno, in ogni caso, che anche nei paesi ortodossi si prende atto che il multiculturalismo e la libertà del sentire religioso va diventando una realtà.

Hanno detto ... ...

Quale Europa ?
BARBARA SPINELLI, eurodeputato
==... sin dal 2012, Tsipras ha detto che in quest’Europa vuol restare, che la moneta unica non sarà rinnegata, ma che l’insieme della sua architettura deve mutare, politicizzarsi, “basarsi sulla dignità e sulla giustizia sociale
==Questi anni di crisi hanno trasformato l’Unione in una forza conflittuale, punitiva, misantropa. Hanno svuotato le Costituzioni nazionali, la Carta europea dei diritti fondamentali, lo stesso Trattato di Lisbona. Hanno trasformato i governi debitori in scolari minorenni: ogni tanto scalciano, ma interiorizzano la propria sottomissione a disciplinatori più forti, a ideologi che pur avendo fallito perseverano nella propria arroganza. Quel che muove Tsipras è la convinzione che la crisi non sia di singoli Stati, ma sistemica: è crisi straordinaria dell’intera eurozona, bisognosa di misure non meno straordinarie. Tsipras rimette al centro la politica, il negoziato tra adulti dell’Unione, la perduta dialettica fra opposti schieramenti, il progresso sociale. L’accordo cui mira “deve essere vantaggioso per tutti”, e resuscitare l’idea postbellica di una diga contro ogni forma di dispotismo, di riforme strutturali imposte dall’alto, di lotte e falsi equilibri tra Stati centrali e periferici, tra Nord e Sud, tra creditori incensurati e debitori colpevoli.

THOMAS PIKETTY, econmsta francese
Per essere chiari: a partire dal momento in cui si condivide una stessa moneta, è più che giustificato che la scelta del livello di deficit, così come gli orientamenti generali della politica economica e sociale, siano coordinati. Semplicemente, queste scelte comuni devono essere fatte in modo democratico, alla luce del sole, al termine di un dibattito pubblico e con contraddittorio. E non applicando regole meccaniche e sanzioni automatiche, che dal 2011-2012 hanno prodotto una riduzione eccessivamente rapida dei deficit e una recessione generalizzata della zona euro. Risultato: la disoccupazione è esplosa mentre altrove scendeva (sia negli Stati Uniti che nei Paesi esterni all’area dell’euro), e i debiti pubblici sono aumentati, in contraddizione con l’obbiettivo proclamato. La scelta del livello di deficit e del livello di investimenti pubblici è una decisione politica, che deve potersi adattare rapidamente alla situazione economica. Dovrebbe essere fatto democraticamente, nel quadro di un Parlamento dell’Eurozona in cui ogni Parlamento nazionale sarebbe rappresentato in proporzione alla popolazione del rispettivo Paese, né più né meno. Con un sistema del genere, avremmo avuto meno austerità, più crescita e meno disoccupazione. Questa nuova governance democratica consentirebbe anche di riprendere in mano la proposta di mettere in comune i debiti pubblici superiori al 60 per cento del Pil (per condividere lo stesso tasso di interesse e per prevenire le crisi future) e istituire un’imposta sulle società unica per tutta la zona euro (il solo modo per mettere fine al dumping fiscale).
Purtroppo, oggi il rischio è che i governi di Francia e Italia si accontentino di trattare il caso greco come un caso specifico, accettando una leggera ristrutturazione del debito del Paese ellenico senza rimettere in discussione alla radice l’organizzazione della zona euro.