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giovedì 31 luglio 2014

Sanità. Costa miliardi di euro, per non garantire il minimo decente di assistenza a chi necessita di assistenza

Sfogliare i giornali regionali e leggere sempre lo stesso piagnisteo delle istituzioni locali che non si rassegnano alla spoliazione dell'ospedale di zona fa rabbia.
Il rito è sempre lo stesso:
-il Sindaco, 
-il presiedente del Consiglio comunale, 
-il presidente della commissione consiliare sull'ospedale XZ e il distretto sanitario,
hanno inviato una dura lettera indirizzata al governatore Rosario Crocetta, all'assessore alla sanità Lucia Borsellino, al presidente della VI commissione "Sanità" all'Ars, Giuseppe Di Giacomo, al commissario straordinario dell' Asp di Roccacannuccia, e al prefetto.
Nella missiva si denuncia, ancora una volta, la situazione disastrosa nel nosocomio di XY. Si evidenzia come nulla di quanto era stato concordato a marzo con l'assessore Borsellino è stato realizzato mentre continua lo svuotamento di personale e servizi dal nosocomio e persiste una situazione disastrosa nel pronto soccorso, per via di carenze di organico e di supporto logistico e strumentale.

In pratica, non sono garantiti da tempo i livelli minimi di assistenza.

E' un piagnisteo sterile, se ovunque si ripete la medesima ritualità.
In Sicilia tutti gli Ospedali di provincia non funzionano. La gente viene ricoverata e i pronti soccorso ... accettano pazienti, ma nessuno ottiene le prestazioni. 
Lo scriviamo non per sentito dire ma per esperienza, recente.
In Sicilia per la Sanità si è speso e si continua a spendere moltissimo ..,., molto più di quanto sarebbe bene spendere, ma non per l'assistenza di chi versa in stato di malattia, ma per stipendi, per parassitismo.

Che vengano pertanto tagliati tutti gli Ospedali divenuti ... stipendifici. Venga però assicurato ai malati siciliani almeno un vero Ospedale per ciascuna provincia. 
Che funzioni ! Che somigli agli Ospedali ... svizzeri !
Spendere il denaro pubblico per gli stipendifici ..,., non giova di certo ai malati siciliani.

Ciò che capita di assistere a chi è malato e necessita di essere curato, in Sicilia, ormai è troppo vergognoso, ha del deplorevole.

Ci diano -lo ripetiamo- almeno un Ospedale per Provincia, che sia Ospedale !

Finanziaria-ter. Il governo affronta l'Aula sul modello dei dilettanti allo sbaraglio

  L' esame della finanziaria ter a Palazzo dei Normanni assume le impronte di una Via Crucis. 
La Regione dispone di 2000 (ripetiamo: duemila) dirigenti eppure un governo di personaggi che tutto sono, tranne amministratori pubblici, di volta in volta presente all’Aula documenti finanziari scritti male, privi di copertura finanziaria e per farsi assistere su come muoversi chiede incontri al Commissario dello Stato, il prefetto Carmelo Aronica, e valutare con lui la sussistenza o meno della copertura finanziaria della manovra.
Quanta ridicolaggine, quanta miseria a dover assistere al degrado dell’istituzione regionale !!
Possibile che non esiste fra 2.000 dirigenti chi sa leggere i numeri di una Regione in procinto del fallimento ? 
Possibile che si vada in Aula senza preparazione e allo sbando ?
E se gli assessori non sanno masticare perché non li si manda a casa ad allenarsi con l'economia domestica ?

Tra gli argomenti degli articoli approvati vi sono quelli sui contributi alle spese di organizzazione per gli esami per l'iscrizione agli albi per l' esercizio delle professioni turistiche, sui contributi in confinanziamento con lo Stato per i contratti di filiera e di distretto, sulle iniziative da parte dell' Irfis per favorire lo sviluppo, soppressione e liquidazione dell' Iridas (Istituto regionale per l' integrazione dei diversamente abili di Sicilia) e sull' abolizione della licenza per trebbiatura e sgranatura meccanica.
Tagli sono stati effettuati sulle spese dei forestali, circa 1,5 milioni di euro.
L' assessore all' Economia Roberto Agnello ha confermato tagli lineari, ma del 10% e non piu' dell' 8% come in precedenza affermato, su tutte le voci di spesa tranne che sugli stipendi. Prevista la stipula di un mutuo di 55 milioni di euro, per trovare la copertura finanziaria di tutta la manovra.
E’ stato discussa la riscrittura del testo –proposto dal deputato Pd Antonello Cracolici- per stabilire che la pubblicazione degli atti amministrativi deve essere effettuata entro 48 ore anche sul sito internet della Regione, e devono essere pubblicati anche tutti gli allegati.
Il leader dell'opposizione di centro-destra Nello Musumeci sull' art. 39 ha detto che "Troppo spesso si è ormai costretti a constatare l'inosservanza del decreto legislativo 33 del 2013", sulla trasparenza. "La gente ha diritto di esercitare fino in fondo l' esercizio del controllo - ha detto Musumeci - Proponiamo, come gruppo, che l' obbligo di pubblicare gli atti deliberativi entro cinque giorni sia fissato anche per i consorzi, le società partecipate e gli enti che operano in assenza di qualunque potere sanzionatorio".

Hanno detto ... ...

CARLO ALBERTO TREGUA, direttore de QdS
Continuiamo a sentire da parte dei sindaci, non solo siciliani, la questione della raccolta differenziata dei rifiuti, come segmento indispensabile per il ciclo finale della loro utilizzazione.
Si tratta di una bugia per ingannare i cittadini, per giustificare l’incapacità dei sindaci stessi di eliminare una volta per tutte il problema dei rifiuti e per coprire, in buona o malafede, la speculazione e la corruzione che vi sono dietro il business delle discariche.
Non si capisce perché in Europa e nel Nord Italia non esistano discariche, mentre nel Centro-Sud del nostro Paese la ricerca affannosa di territori ove gettare la spazzatura è una costante di sindaci incapaci che, ripetiamo, coprono la corruzione e il malaffare. ...    ...
Qui è finalmente scoppiata la tangentopoli delle discariche, porcherie di ogni tipo che Crocetta ha fatto bene a denunciare seppure con due anni di ritardo, nonostante l’assessore al ramo dell’epoca, Nicolò Marino, magistrato, ... avesse denunciato con chiarezza il malaffare che c’è dietro le discariche.
...
Vi sono tali impianti (di trasformazione di rifiuti in energia) nel cuore di Berlino, nel cuore di Vienna, nel cuore di Londra, nel cuore di Copenhagen. Tutto funziona alla perfezione, non ci sono tangenti, la gente non si accorge della spazzatura perché viene prelevata e inserita nell’ultimo segmento del ciclo produttivo.
C’è un’ulteriore novità nel settore: l’impianto di scomposizione molecolare, la cui tecnologia non ha ancora trovato spazio nel territorio italiano. Tale tecnologia è in possesso dell’ex ministro dell’Ambiente Willer Bordon.
A Londra, British Airways e British Petroleum scompongono i rifiuti in molecole e trasformate in jet ful, carburante per aerei, che proveniendo da fonti rinnovabili non è soggetto a accise, e quindi costa circa la metà del carburante fossile.

GIANLUIGI NUZZI, giornalista
La maggioranza va sotto al senato, il colpo di coda degli antirenziani nel Pd?


PEPPE DE CRISTOFARO, senatore di sel
Li abbiamo appena mandati sotto: sul primo vero voto segreto, 155 a 147. Il Senato concorrerà paritariamente alla alla funzione legislativa sugli articoli 29 e 32 della Costituzione. 
Noi abbiamo votato favorevolmente all'emendamento, e ovviamente avremmo fatto lo stesso con il voto palese, perché la nostra battaglia è alla luce del sole. Ma nella maggioranza parlamentare, evidentemente, non funziona così, forse perché il clima costruito dal governo non consente la libera espressione delle idee.
Questo voto e' la dimostrazione che il muro contro muro voluto dal governo non paga, innanzitutto per loro.


mercoledì 30 luglio 2014

Regione Sicilia. Interventi nel dibattito in Aula sulla Finanziaria-ter di Rosario Crocetta (29-07-2014)

CROCETTA, presidente della Regione.

Signor Presidente, onorevoli deputati, 
facendo riferimento alle questioni che sono state affrontate in Conferenza dei Capigruppo il Governo ha verificato tutta una serie di passaggi, che io ritengo che siano estremamente importanti, che ci danno però una certa serenità. 
Da una verifica attenta, anche in relazione alle discussioni avvenute, riteniamo di non volere rischiare l’impugnativa, anche se ritengo che la previsione era corretta, intorno a 66 milioni di euro, per questo stiamo trovando una soluzione semplice che rimodula tutto il meccanismo delle entrate e la proposta del Governo è di andare a fare un taglio percentuale di spesa che è intorno all’8 per cento su 366 milioni che è lineare, per intenderci, non ci discutiamo troppo, “questo sì, questo no”, poi vedremo, in fase di assestamento, ovviamente ci sono spese inabbattibili che non saranno toccate, un prestito in materia di investimenti intorno a 40 milioni, questa soluzione tecnica tra l’altro è una soluzione che viene riconosciuta legittima, corretta e dà una certa serenità alla manovra. 
L’altra scelta è quella di tagliare 66 milioni di euro di spese e basta, però, io ritengo che, mentre i 26 milioni di spesa oltre a quelli che abbiamo tagliato siano sopportabili, 66 milioni sinceramente diventano drammatici, naturalmente, non sono valutate fra le entrate una serie di cose che danno effettive entrate, voglio dire ad esempio come la riduzione di una serie di spese nelle partecipate, la riduzione degli incarichi dirigenziali, eccetera. che avranno effetto, però, non vogliamo fare un bilancio avventato, una finanziaria avventata, sarà più carino registrare questi risparmi di spesa a fine anno, però, mantenendosi molto prudenti quest’anno. 
Noi giudichiamo, fra l’altro, nel futuro credo che una serie di entrate verranno anche, voglio dire, come piovute dal cielo, pensate alla vicenda Nomura potrebbe comportare 175 milioni di entrate, per la Regione una riduzione di spesa per il futuro che è molto consistente rispetto ad un indebitamento che abbiamo nel passato. 
In realtà direi, la proposta del Governo è molto semplice, cioè di rivedere il meccanismo delle entrate e, sostanzialmente, emendamenti tecnici di assestamento che dovrebbero essere intorno a 26 milioni di riduzione della spesa. 
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CROCETTA. Presidente della Regione.
I privilegi non si combattono tutti i giorni, si combattono uno ad uno. Perché quando si mangia carciofo ritorna ogni cosa, per cui non è che ogni volta che togliamo una foglia diciamo “perché non togliamo prima l’altra?”. 
In questa finanziaria, e lo vedremo anche negli altri articoli, i tagli ci sono tutti e riguardano contestualmente una serie di cose. Se ognuno risponde “perché non tagliamo l’altra?”. 
 Andiamo a vedere qual è il taglio dei pensionati. Sono esonerati e non sono tassati i 35.000,00 euro, si capisce bene. I 40.000,00 euro, per esempio, sono tassati solo sui 5.000,00, non è che se uno paga il 4% sui 5.000,00 euro e guadagna 40.000,00 euro di pensione l’abbiamo rovinato. I 70.000,00 euro sono tassati sottraendo i 35.000,00, ma non mi dite che 35.000,00 euro anche di pensione non tassata siano pochi! Perché non sono affatto pochi, perché se vi informate in giro, se quello che hanno mediamente i pensionati italiani delle altre pubbliche amministrazioni non ci arrivano manco per sogno a questa pensione. Se andate ad informarvi con qualcuno che lavora nell’industria, 35.000,00 euro non li guadagna, io, per esempio, dopo che ho lavorato una vita non li guadagno questi 35.000,00 avendo lavorato come lavoratore dipendente. Quindi, dire che stiamo colpendo i poveri pensionati è l’ultima cosa che stiamo facendo, stiamo esonerando una fascia sociale importante che è considerata persino alta 35 mila e i primi 35 mila euro sono tolti o……uno che guadagna 45 mila euro verrà tassato solo su 10 mila euro, il 4% sul 10 mila euro, poi se andiamo alle pensioni da 240 mila euro spero che nessuno li difenda perché lì parliamo di sogni impossibili mediamente per tutti i presenti. 

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CROCETTA, presidente della Regione. 

Le pensioni d’oro sono il frutto degli stipendi d’oro, non è che vogliamo colpire i pensionati, ma quei pensionati d’oro a cui faceva riferimento l’onorevole Greco che sarebbero ex lavoratori d’oro. 
Ho guardiamo le questioni in modo complessivo o non ci siamo. 
Noi abbiamo fatto questo lavoro di riduzione dei costi dei teatri in modo massiccio, eventualmente è un rimprovero che va fatto ad altri, a chi ha gestito prima questi enti, però noi abbiamo compresso, abbiamo impedito che abbiano consulenti, possono avere un consulente per ogni ente, non più di duemila euro al mese lordi, sono stati compressi gli stipendi massimi. 
Quindi, ci sono una serie di azioni e nel concreto noi abbiamo avuto anche esempi positivi, perché sia i lavoratori del Bellini, sia quelli del Biondo, sia quelli dell’orchestra sinfonica, anche quelli del teatro di Messina, hanno fatto, quest’anno, contratti di solidarietà sulla base del fatto che si riducevano volontariamente gli stipendi per questo anno per l’anno passato e parte dell’anno in corso per potere rientrare nelle spese. Questo ha permesso il risanamento dei debiti in parte della spesa e io voglio ringraziare questi lavoratori per avere invertito le linee del passato, rispetto a questi comportamenti che erano ingiustificabili e vanno riconosciuti. 
E’ stato fatto tutto questo, quindi, lo prendiamo come un suggerimento, lo abbiamo fatto e voglio ringraziare i lavoratori di questi enti. 
Per quanto riguarda questo articolo non è affatto un contributo, ma semplicemente un fondo rotativo che significa che sono prestiti che dovranno essere restituiti per coprire l’indebitamento sulla base delle gestioni del passato e non di adesso, passato di cui noi vogliamo assumerci la responsabilità per il principio di continuità amministrativa, però sinceramente troviamo abbastanza scorretto che non si voglia assumere la responsabilità chi ha condiviso quelle scelte politiche. 

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CROCETTA. Presidente della Regione. 
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa è una delle norme più importanti di questa finanziaria perché noi continuiamo sempre a parlare delle partecipate, che dobbiamo fare le riforme, poi come si debbono fare queste riforme non si capisce, cioè dovremmo passare per ogni riforma tutta la legislatura. 
Questi sono emendamenti perfino tecnici che ci consentono, contestualmente, di avviare la soluzione dello scioglimento delle partecipate che non servono e dare una prospettiva ai lavoratori garantiti dalla legge, ovviamente, perché quelli che sono stati assunti illegittimamente sicuramente nessuno li può salvare. 
Quale è stato l’elemento che ha impedito fino ad oggi lo scioglimento, reale, delle partecipate? I commissari che durano anche 10 anni, all’infinito; la presenza dei lavoratori dentro la partecipata. 
E’ chiaro che fino a quando c’è la presenza dei lavoratori, ovviamente, si mantiene la struttura degli uffici, direttori generali; abbiamo casi di direttori generali di società partecipata che sarebbe 
immotivato con 5 dipendenti ed un direttore generale che guadagna 100.000,00 euro. 
Bisogna rappresentare che queste cose le abbiamo trovate ed esistono da qualche decennio; esistono, non è che sono nate oggi, però oggi si cancellano perché si fa l’albo speciale di tutti i lavoratori che fanno parte del bacino di riferimento, poi cosa succede? 
Attualmente le partecipate assumono per interpello, prima: fanno l’interpello - le società partecipate che hanno bisogno di fare le assunzioni, per intenderci, che hanno bisogno di personale - fanno l’interpello, l’interpello si riferisce all’interno delle società partecipate, nessuno risponde all’interpello, naturalmente da quel giorno scattano le assunzioni esterne. 
Questa cosa mette fine al meccanismo perché quanti fanno parte dell’elenco non possono rifiutarsi di andare a lavorare, perché fare parte di una partecipata dove si prende uno stipendio è una bellissima cosa, meravigliosa, è una specie di paradiso: uno prende lo stipendio, lo prende pure alto, poi ha pure la pensione integrativa, ecc. ecc., almeno lavorassero. 
Con questo meccanismo si salvano i lavoratori, ma saltano tutti quelli che non vogliono accettare un lavoro produttivo, per intenderci, ma è l’unico strumento che abbiamo, altrimenti aspettiamo l’altra riforma. 
Il prossimo anno andremo al giudizio di parifica della Corte dei Conti che dirà che ci sono i lavoratori, che si sono partecipate in liquidazione che continuano a restare, hanno esuberi strutturati, costano un tot di soldi, però ognuno di voi sa che ha impedito un risparmio che non penalizza affatto i lavoratori perché gli da una soluzione, perché rende possibile la mobilità tra una partecipata ed un’altra, dandogli un destino, consente finalmente alla Regione di spalmare un bel pò di soldi, affitti, spese generali, consulenze, avvocati…..quindi una norma di buon senso che garantisce i lavoratori. 

Hanno detto ... ...

CARLO ALBERTO TREGUA, direttore de QdS
Lo scenario della nostra Regione fa vedere in tutta evidenza una parte di siciliani privilegiati, che continua a percepire stipendi, onorari e indennità altissime, totalmente insensibili ai milioni di siciliani che sono alla fame. 
Il ceto politico e quello burocratico continuano nella propria malacondotta, che non tiene conto della situazione disastrosa e della povertà dilagante, anche conseguenza delle attività economiche che soffrono fortemente a causa dello stallo dell’economia.
Non si tratta di comportamenti recenti, ma risalgono ad almeno vent’anni fa, quando il declino è cominciato con il clientelismo di Cuffaro, proseguito con quello di Lombardo e continuato con l’inconcludenza di Crocetta.

VITTORIO ZUCCONI, giornalista
Proclamare che si vuole fare meglio è spesso un alibi per non fare nulla.

GIOVANNI VALENTINI, giornalista
Povera "l'Unità"! Ma chi l'ha ridotta in queste condizioni?!  

MASSIMO CACCIARI, filosofo
"In 30 anni ci siamo fottuti tutto".
"E questo è anche responsabilità dei sindacati"

Giornali. Quando una voce tace è segno che la democrazia è ferita

Dal 1° agosto l'Unità, lo storico giornale fondato novant'anni fà da Antonio Gramsci non sarà più in edicola.
La decisione di sospendere le pubblicazioni è stata assunta dagli azionisti. 
Non è escluso comunque che in futuro possa tornare nelle edicole, ma per intanto questa è la decisione.

Si è trattato del giornale, espressione per decenni di una certa sinistra, non certo della parte migliore della Sinistra se da quelle pagine si è data voce al Comunismo-Stalinista, al Comunismo-Togliattiano e giustificazione alle invasioni e alle cannonate sui lavoratori dell'Ungheria e in un certo senso della Cecoslovacchia.
Ma è pure vero che da quelle colonne sono arrivate voci alle tante battaglie in difesa della democrazia e del progresso nel nostro paese.

A noi che molte battaglie di quel giornale filo sovietico fino all'ultimo Berlinguer, il segretario Pci che molto timidamente e con tempi lunghissimi è arrivato al distacco da un mondo, quello sovietico, che nulla aveva a che fare col Socialismo democratico, non è mai piaciuto per lungo tempo. Tuttavia nell'ultimo ventennio esso si è avvicinato alle posizioni della Socialdemocrazia e confidavamo che sarebbe stata una voce utile al renzismo oggi trionfante; quel renzismo ancora privo di un chiaro indirizzo in una Europa in crisi.

Confidiamo che l'Unità possa tornare nuovamente in edicola e che mai più ricada nelle nostalgie Comuniste, togliattiane o settarie che hanno caratterizzato i primi decenni post-Costituzione.

martedì 29 luglio 2014

Accadde 100 anni fà, ma potrebbe accadere ancora ... se i troppi focolai accesi attorno al Mediterraneo non verranno spenti

L'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando accende nel 1914 in Europa la miccia della miscela di patriottismo, patti di alleanza e mire espansionistiche che fa dei Balcani una "polveriera", innescando lo scoppio del primo conflitto mondiale.
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L'estate del 1914 era fra le più belle del Novecento: giorno dopo giorno, il sole splendeva in un cielo limpido e di un azzurro intenso. 
Gli europei vivevano settimane tranquille.
Apparentemente, gli unici avvenimenti di rilievo erano in ciascun paese questioni prettamente nazionali.
-La Gran Bretagna affrontava la crisi dell'Ulster (il Nord Irlanda),
-La Francia seguiva con il fiato sospeso il processo per omicidio a carico della moglie di un ministro,
-In Germania i conservatori del centro-destra ed i socialdemocratici si fronteggiavano in vivaci dibattiti sulla recessione in atto e sulle politiche da attuare,
-In Italia era ormai finita l'era giolittiana, quella delle grandi riforme che avevano fatto convivere la Sinistra liberale con i socialisti turattiani che però avevano garantito solamente l'appoggio esterno ai governi di Giolitti.

Era un quadro quello europeo tanto somigliante ai nostri giorni che segnano crisi, dibattiti fra centro-sinistra e centro-destra, politiche economiche liberiste o keynesiane, rumori di guerra qua e là nell'area mediterranea.

In un primo momento nemmeno l'attentato di Sarajevo, avvenuto il 28 giugno 1914, fece sospettare che stesse avvicinandosi una grave crisi, tanto che, all'inizio di luglio, i leader principali di tutti i paesi europei si recarono tranquillamente in ferie.
Il fatto che, nonostante tanta apparente calma, qualche settimana dopo scoppi una guerra mondiale non dipese solo dal fallimento della diplomazia (proprio come oggi sembra fallire il tentativo di John Kerry fra Hamas ed Israele, o fra Kiev e Mosca, o in Siria, o in Iraq)
In verità quelle che in quell'estate del 1914 si scontrarono erano forze ormai incontrollabili e bastò una scintilla per provocare una catastrofe di dimensioni inimmaginabili, alimentata dal riarmo e dalla militarizzazione, dalla fragilità del sistema di alleanze e dalla competizione tra le grandi potenze per il dominio del mondo.
Il nazionalismo che era figlio della Rivoluzione francese del 1789 e che fino allora era stato una spinta di progresso storico (autonomia e sovranità dei popoli) adesso si dimostra un pericoloso amalgama di patriottismo e di odio contro coloro che vengono identificati come nemici.
A Berlino vengono infrante le finestre dell'Ambasciata britannica, a Parigi e Londra la gente lancia pietre contro le vetrine dei negozi tedeschi.
Da quarant'anni in Europa era regnata la pace e in quel luglio del 1914 tutto invece finisce in frantumi. 
Tutti esaltavano, nel clima del nazionalismo trionfante, la propria nazione. Ciascuno vedeva la storia del proprio paese grande e nobile mentre in quella del nemico vedeva la barbarie, il male e le bassezze.
In questo clima di esaltazione iniziò il 28 luglio di cento anni fà la "grande guerra" che -alla fine- costerà all'Europa la morte di 17 milioni di persone. 
Poco ascolto ebbero le poche voci moderate o "neutraliste", in genere di area socialista, sommerse dall'euforia in favore della guerra.

Hanno detto ... ...

ROSA MARIA DI GIORGI, senatrice pd
Non esistono molti altri luoghi al mondo con questa concentrazione di beni storici e artistici, quindi le professioni legate alla formazione umanistica dovrebbero avere un rinnovato vigore in Italia. 
Cari colleghi, signor Ministro, questo Paese ha disperso le proprie radici e ha ritenuto che iscriversi a facoltà cosiddette umanistiche non producesse un futuro per i nostri giovani. 
Le famiglie hanno cercato di dissuadere i figli che volevano dedicarvisi. Così abbiamo svuotato di risorse e di prospettive, soprattutto di prospettive, le scuole e le facoltà legate ai mestieri più direttamente connessi al patrimonio artistico, compiendo un altro degli scempi in cui il nostro Paese si è esercitato in questi ultimi decenni. 
Poche occasioni di lavoro, i giovani che venivano orientati da pessimi consiglieri verso scuole e facoltà per le quali non avevano propensione, e quindi di conseguenza abbandoni scolastici, impoverimento e successivo vero e proprio svuotamento dei laboratori artistici e dei luoghi di formazione e di specializzazione nelle professioni connesse alla tutela e alla conservazione, nonché alla valorizzazione dei beni culturali. Di pari passo abbiamo registrato giorno dopo giorno la caduta di investimenti nel mondo della cultura e nei luoghi dell'arte e dello spettacolo e tutto questo senza rendersi conto che stavamo in primo luogo colpevolmente rinunciando a dare una prospettiva di lavoro a migliaia e migliaia di giovani, in secondo luogo facendo nello stesso tempo decadere il nostro patrimonio artistico culturale, assumendoci una responsabilità storica di non poco peso.

Con le immagini ... ... è più facile

Nulla è risparmiato a Mamma Regione:
-Truffe milionarie
-Ruberie fondi comunitari
-Formazione fasulla
-Superstipendi
-Affillamento di dipendenti e servizi ai cittadini inesistenti
Proprio nulla si fa mancare Mamma Regione





lunedì 28 luglio 2014

Il Blog. E' seguito in Italia, ma i lettori non mancano ...in Cina

Nella giornata odierna
Grafico dei Paesi con il maggior numero di persone che visualizzano i blog

Appalti pubblici. Semplificazioni

Antimafia, accellerazione negli appalti
Il consiglio dei ministri ha approvato ieri lo schema di decreto di modifica del libro II del codice antimafia che snellisce le procedure e gli adempienti per il rilascio della documentazione antimafia.

Le misure previste dal governo consentiranno di semplificare una serie di oneri amministrativi e le pubbliche amministrazioni potranno rilasciare il provvedimento o stipulare il contratto trascorsi 30 giorni dalla richiesta di rilascio per la documentazione antimafia, fermo restando la possibilità per le prefetture di proseguire ex post i controlli. 

Queste le linee su cui si muove il provvedimento approvato: 
-passa da 45 a 30 giorni il termine decorso il quale  si può procedere alla stipula di contratti pubblici e al rilascio di concessioni, autorizzazioni e finanziamenti senza che sia intervenuta la comunicazione antimafia, previa però acquisizione dell’autocertificazione; 
-si interviene, parimenti, sulla disciplina delle informazioni antimafia, che sono richieste per la stipula di contratti o il rilascio di provvedimenti di valore superiore alla soglia dei 150 mila euro, prevedendo anche in tal  caso l’acquisizione diretta, mediante collegamento alla Banca dati.

Il mondo mostra di disinteressarsi su ciò che succede tutt'attorno al bacino mediterraneo. Come mai ?

Il Mediterraneo è divenuto una polveriera a cielo aperto. 
1) Guerra fra Israele e Hamas,
2) Siria irriconoscibile
3) Libia in fiamme
4) Egitto, basta una scintilla ed esplode
5) L'Iraq, l'antica Mesopotamia in preda dei fondamentalisti
6) Russia-Ucraina in procinto di attizzare ...
  Eppure gli economisti attendono il crollo dell'ultimo impero superstite del pianeta: gli Stat Uniti d'America ? Non è un caso infatti che Obama alza la voce contro Putin ma guarda in casa propria dove tutto ... minaccia di ...

Un piano Marshall per gli USA?
di Fabrizio Pezzani,
prof. Ordinario di Programmazione e Controllo, Università Bocconi.

Alla fine della seconda guerra mondiale per la prima volta nella storia le nazioni vincitrici pensarono di non chiedere i danni di guerra come era stato fatto alla fine della precedente ma di aiutare le nazioni in difficoltà. 
Venne promossa un’imponente azione di aiuto e di solidarietà per superare le immense macerie fisiche e morali lasciate sul campo e negli animi. Fu avviato dagli Usa, a partire dal 5 giugno 1947, un piano di aiuti definito "piano Marshall" in memoria dell’economista inglese Alfred Marshall che non aderì mai all’utilitarismo come principio etico.
Quegli anni furono contrassegnati da un principio di solidarietà che promosse uno sviluppo economico e sociale segnato come "golden age" negli Usa e da noi come "boom economico". Fino agli anni settanta questa spinta promosse valori sociali, uguaglianza e solidarietà ed una grande creatività in tutti i settori artistici; erano gli anni dell’american dream. Poi lentamente quella spinta creativa si spense per lasciare il passo ad un utilitarismo senza limiti assunto come fine che ha progressivamente indebolito la tenuta delle società.
La caduta del muro di Berlino, 9/11/89, ha rappresentato la definitiva implosione dell’impero sovietico incapace di guardarsi dentro ed adattarsi ad una storia che cambiava. Falliva il socialismo reale allo stesso modo in cui rischiano oggi l’implosione gli Usa, incapaci anche loro di capire i problemi di fondo che stanno minando la loro stabilità in campo economico, finanziario e sociale. Al momento si diffuse l’idea che "fosse finita la storia" come qualche studioso americano aveva – molto prematuramente ed improvvidamente – scritto ed enfatizzato autorizzando l’idea che il sole si fosse fermato senza neppure l’ordine di Giosuè . Oggi, invece, siamo qui a prendere atto del fallimento completo di quel modello pseudo-culturale che porta a suggerire l’idea di un piano Marshall per gli Usa.

Il principio di "utilità" personale ha avuto nella finanza lo strumento più efficace per autodeterminarsi, l’economia reale è diventata subordinata alle esigenze della finanza dominante ma alla fine la storia presenta
sempre il conto. Proviamo a ricostruire i fatti, i risultati ed il loro equilibrio estremamente precario.
La finanziarizzazione dell’economia reale ed il mantra "creare valore per gli azionisti" ha portato nei primi dieci anni del nuovo secolo ad un processo di delocalizzazione che ha bruciato il 31% dei posti di lavoro nel 
settore manifatturiero, con la perdita di quasi 6 milioni di posti di lavoro. 
La percentuale di occupazione nel settore manifatturiero, oggi, supera di poco il 12 % del totale occupati (nelle regioni italiane del nord siamo oltre il 33%); se a questi si levano gli occupati nel settore della armi la percentuale si abbassa ancora (nel 2003 le aziende americane avevano una quota di mercato mondiale del 27,7% oggi si avvicinano all’80%); riconvertire in parte un’economia di guerra in un’economia di pace non è 
per nulla facile specie dal punto di vista umano. Inoltre i 2/3 dei giovani americani sono inidonei alla leva per motivi che vanno dall’obesità a bassa cultura ed a precedenti penali. La disoccupazione, oggi al 6,5%, viene mascherata tecnicamente dalla sottoccupazione che unitamente alla prima arriva ad oltre il 25%. Gran parte dei sottoccupati sono giovani che si sono laureati nelle business school grazie a prestiti bancari che però oggi non sono in grado di rimborsare (il loro debito supera i 1000 mld di dollari). Di conseguenza la povertà è aumentata ad oltre i 50 milioni di persone ed il 30 % dei giovani è sotto la soglia della povertà.
Il perseguimento del profitto sempre e comunque ha portato ad una concentrazione di ricchezza senza pari nella loro storia, il reddito dell’1% della fascia ricca corrisponde al 40% del reddito totale. La disuguaglianza 
ha disgregato la società facendo esplodere patologie sociali gravissime –mortalità infantile, gravidanze precoci, omicidi, abbandono scolastico, incarcerazione, consumo di droghe, disturbi mentali, povertà… – e gli antidepressivi, prozac, sono tra i farmaci più venduti. Il crollo del 2008 ha fatto innalzare bruscamente il debito pubblico per salvare le banche e la Fed ha risposto ai danni della finanza con la finanza emettendo una crescente massa monetaria che sempre più difficilmente trova contropartita con un corrispondente valore reale; quanto vale il dollaro oggi realmente? L’aumento del pil potrebbe dare un segnale, anche se con l’attuale regime fiscale e redistributivo ha un’utilità negativa perché arricchisce i ricchi ed impoverisce i poveri, ma i dati non sembrano seguire i desiderata. Nei due anni scorsi il suo incremento è stato favorito anche dalla rivalutazione dei beni pubblici che però non si può fare tutti gli anni ed infatti quest’anno la crescita non sarà significativa. Senza una robusta economia reale di sola finanza non si va lontano perché la moneta non genera moneta.

La ricerca della massimizzazione del reddito ha portato le multinazionali alla delocalizzazione delle imposte conseguente a quella del lavoro separando il capitale dal lavoro a scapito di quest’ultimo; è possibile pianificare una fiscalità prossima allo zero e lasciare gli utili fuori. La corporate–tax al 35 % spinge le imprese alla ricerca di sedi fiscali più convenienti (in Irlanda la tassa è al 12,5%) così le stime parlano di oltre 1000 mld/anno di minori imposte incassate. Aumentare il debito non si può, variare le aliquote neanche ma senza entrate si rischia di entrare in loop e di essere meno credibili sugli equilibri complessivi. La Germania (confermata la tripla A) ha depositato presso la Fed 3400 tonnellate di oro, recentemente ne ha chiesto indietro 630 circa, ma per motivi di sicurezza ne avrà solo 34, l’1% dei depositi; ai funzionari tedeschi sembra sia stato impedito di visionare, sempre per motivi di sicurezza i loro depositi. Per contro, negli ultimi due anni sia la Russia che la Cina hanno fatto importanti operazioni di acquisto di oro. Per ragioni diverse e comprensibili, date le sanzioni possibili, la Russia ha ritirato la liquidità presso le banche usa; dopo la riduzioni delle sanzioni la Cina ha deciso di aumentare gli acquisti di petrolio iraniano che ancora è pagato in dollari.

Il sistema scricchiola?
Forse servirebbe davvero agli usa una sorta di piano Marshall ma all’inverso per recuperare una solidità sociale ed economica che sia funzionale a permettere la tenuta di equilibri globali per il bene di tutti. 
Oggi, però, non c’è un solo soggetto con la forza di supportare questa condivisione, la ricerca sarebbe facilitata, però, se gli Usa provassero a mettere in discussione il loro modello socioculturale ed a favorire un percorso di condivisione per il bene comune di tutti. E’ questo quello che si augurano in tutto il mondo gli uomini di buona volontà.

Da domani ricomincia in Senato la serie di votazioni per la modifica della II parte della Costituzione

IL DISEGNO DI LEGGE DI 
RIFORMA DELLA 
PARTE SECONDA DELLA COSTITUZIONE

APPROVATO IN SEDE REFERENTE DALLA 1a COMMISSIONE DEL SENATO
NELLA SEDUTA DEL 10 LUGLIO 2014
e da domani in votazione al Senato, ove giacciono quasi 8.000 emendamenti

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ELEMENTI ESSENZIALI DEL DISEGNO DI LEGGE 

-TRASFORMAZIONE DEL SENATO IN CAMERA 
-RAPPRESENTATIVA DELLE AUTONOMIE TERRITORIALI 
-REVISIONE DEL RIPARTO DELLE COMPETENZE TRA 
STATO E REGIONI 
-ELIMINAZIONE DELLE PROVINCE DALLA COSTITUZIONE 
-SOPPRESSIONE DEL CNEL SUPERAMENTO DEL BICAMER
-SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO 


IL SENATO È ELETTO IN VIA INDIRETTA ED È 
COMPOSTO DA CONSIGLIERI REGIONALI E DA 
SINDACI

SOLO LA CAMERA DEI DEPUTATI 
CONFERISCE E REVOCA LA FIDUCIA AL 
GOVERNO

I DISEGNI DI LEGGE SONO APPROVATI DALLA 
CAMERA DEI DEPUTATI CON L’EVENTUALE 
INTERVENTO DEL SENATO

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LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO SENATO 
IL SENATO È COMPOSTO DA 95 MEMBRI ELETTI CON METODO 
PROPORZIONALE DAI CONSIGLI REGIONALI E DAI CONSIGLI DELLE 
PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

I SENATORI SONO ELETTI DAI CONSIGLIERI TRA I PROPRI 
MEMBRI E, UNO PER REGIONE, TRA I SINDACI DI CIASCUNA REGIONE

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I SENATORI DURANO IN CARICA PER TUTTA LA DURATA DEL 
MANDATO DI CONSIGLIERE O SINDACO

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PUÒ NOMINARE SENATORI, 
PER SETTE ANNI, CINQUE CITTADINI PER ALTISSIMI MERITI 

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IL PROCEDIMENTO LEGISLATIVO

IL SENATO PUÒ PROPORRE MODIFICHE AI PROGETTI DI LEGGE  APPROVATI DALLA CAMERA DEI DEPUTATI; IL SUO INTERVENTO È EVENTUALE, TRANNE CHE PER LE LEGGI DI BILANCIO, E SUCCESSIVO ALL’ESAME DA PARTE DELLA CAMERA. SI CONCLUDE 
AL MASSIMO IN 40 GIORNI 

PER I PROGETTI DI LEGGE SU MATERIE LEGATE ALLE AUTONOMIE TERRITORIALI LA CAMERA DEVE DELIBERARE A MAGGIORANZA ASSOLUTA PER DISCOSTARSI DALLE PROPOSTE 
DI MODIFICA DEL SENATO

NELLE STESSE MATERIE, QUANDO SI TRATTA DELLE LEGGI DI 
BILANCIO, LA CAMERA DECIDE A MAGGIORANZA ASSOLUTA PER 
DISCOSTARSI DALLE PROPOSTE DI MODIFICA MA SOLO SE IL 
SENATO LE HA DELIBERATE CON LA STESSA MAGGIORANZA


LE ALTRE FUNZIONI DEL SENATO

RACCORDO TRA UNIONE EUROPEA, STATO E GLI ALTRI ENTI 
COSTITUTIVI DELLA REPUBBLICA

VALUTAZIONE DELLE ATTIVITÀ DELLE PUBBLICHE 
AMMINISTRAZIONI

CONTROLLO E VALUTAZIONE DELLE POLITICHE PUBBLICHE E 
VERIFICA DELL’ATTUAZIONE DELLE LEGGI DELLO STATO

ESPRESSIONE DI PARERI SULLE NOMINE DI COMPETENZA DEL GOVERNO

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REVISIONE DEL RIPARTO DELLE COMPETENZE
TRA STATO E REGIONI

ELIMINATE LE COMPETENZE CONCORRENTI

ALLE REGIONI SPETTA UNA COMPETENZA RESIDUALE RISPETTO A 
QUELLA ATTRIBUITA IN VIA ESCLUSIVA ALLO STATO, CON UN 
ELENCO ESEMPLIFICATIVO DELLE MATERIE REGIONALI PIÙ 
SIGNIFICATIVE 

È INTRODOTTA LA C.D. CLAUSOLA DI SUPREMAZIA PER TUTELARE 
L’UNITÀ GIURIDICA ED ECONOMICA DEL PAESE O L’INTERESSE 
NAZIONALE: SU PROPOSTA DEL GOVERNO, LO STATO PUÒ 
INTERVENIRE IN MATERIE NON DI SUA ESCLUSIVA COMPETENZA 

È INTRODOTTO IL VINCOLO DELLA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO TRA LE 
ENTRATE E LE SPESE DEL BILANCIO PER L’ATTRIBUZIONE DI FORME DI 
AUTONOMIA ULTERIORI ALLE REGIONI ORDINARIE

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GLI ISTITUTI DI DEMOCRAZIA DIRETTA

È AUMENTATO A 250.000 IL NUMERO DI FIRME NECESSARIO ALLA 
PRESENTAZIONE DI UN PROGETTO DI INIZIATIVA POPOLARE E SONO 
INTRODOTTE GARANZIE PROCEDURALI PER IL SUCCESSIVO ESAME 
PARLAMENTARE

È MODIFICATO IL QUORUM PER LA VALIDITÀ DEL REFERENDUM 
ABROGATIVO, FISSATO ALLA MAGGIORANZA DEI VOTANTI ALLE 
ELEZIONI POLITICHE PRECEDENTI E SPECIFICATO L’AMBITO 
DELLE RICHIESTE PER IL REFERENDUM DI ABROGAZIONE 
PARZIALE

È AUMENTATO A 800.000 IL NUMERO DI FIRME NECESSARIE ALLA 
PRESENTAZIONE DEL REFERENDUM ABROGATIVO E ANTICIPATO IL 
GIUDIZIO DI AMMISSIBILITÀ DELLA CORTE COSTITUZIONALE AL 
RAGGIUNGIMENTO DELLA METÀ DELLE FIRME RICHIESTE

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GLI ALTRI ORGANI ISTITUZIONALI

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA È ELETTO DAL PARLAMENTO IN 
SEDUTA COMUNE A MAGGIORANZA DEI DUE TERZI 
DELL’ASSEMBLEA. 

DOPO IL QUARTO SCRUTINIO È SUFFICIENTE LA 
MAGGIORANZA DEI TRE QUINTI E DOPO L’OTTAVO SCRUTINIO 
QUELLA ASSOLUTA

SONO ABOLITE LE PROVINCE 

È SOPPRESSO IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL 
LAVORO (CNEL)

Hanno detto ... ...

ANTONIO POLITO, direttore de Il Corriere del Mezzogiorno
Renzi non poteva mancare alla più grande rottamazione del secolo, la Costa Concordia

MAURO DEL BUE, direttore de Avanti!
Il 28 luglio di cento anni fa iniziava la prima guerra mondiale. Ma è il 28 giugno del 1914 che cambia la storia del mondo. A Sarajevo, in Bosnia, uno studente serbo, Gavrilo Princip, ammazza a colpi di fucile l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e la moglie. L’Austria addossa le responsabilità dell’attentato direttamente al governo serbo (in realtà aveva in mente da tempo un conflitto per la soluzione della questione serba) e così, poco dopo, diede l’ultimatum, seguito dalla dichiarazione di guerra. Scatta la clausola dell’Intesa. Ed è guerra europea. Poco dopo la dichiarazione di guerra, l’Austria bombarda Belgrado.

Regione Sicilia. La relazione all'Ars del Presidente della Regione sulla manovra-ter 2014

Discussione del disegno di legge "Assestamento del bilancio della Regione per l'anno 
finanziario 2014 - Variazioni al bilancio di previsione della Regione siciliana per l'esercizio 
finanziario 2014 e modifiche alla legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5, 'Disposizioni 
programmatiche e correttive per l'anno 2014. Legge di stabilità regionale. Disposizioni varie'" 
(782/A) 

CROCETTA, presidente della Regione. 

Signor Presidente, onorevoli deputati, 
qualche brevissima considerazione sulla manovra. La manovra è fatta all’insegna del rigore e della solidarietà, mette fine a spese assurde, taglia soprattutto i privilegi attorno alle pensioni d’oro, chiede un contributo straordinario per le fasce più alte; nell’emendamento che ha presentato il Governo le fasce più basse sono definitivamente escluse e, ovviamente, questo comporterà una riduzione di entrate però ci sembra una manovra giusta perché il giorno che abbiamo proposto l’emendamento non c’era stato possibile differenziare esattamente nelle varie fasce, abbiamo utilizzato i dati che avevamo degli uffici ed è chiaro che il ricalcalo ci porterà ad esonerare tutti quelli che vanno al di sotto dei 36 mila euro, e poi da 36 mila in poi con una percentuale estremamente bassa e così via via. Ciò consente di distribuire in modo corretto il contributo di solidarietà. 
Comincia a fissare una serie di ragionamenti attorno alla dirigenza che ci vengono proposti dalla Corte dei Conti relativamente al fatto che in Sicilia ci sarebbe un rapporto 1 a 8 dei fra dirigenti e dipendenti rispetto a quello medio di 1 a 16 e fissa, finalmente, un limite minimo per cui si possa avere un’unità di servizio e un’unità di base che non può essere meno di 15. Ciò consente di fare saltare, non dico di licenziare perché questo non è possibile, ma far saltare l’indennità di funzione per il fatto che non si gestiscono più unità di base e, quindi, recepisce tutte le osservazioni della Corte dei Conti, lo fa anche laddove propone il prepensionamento perché se la Corte dei Conti 
sostiene che ci sono 2.500 persone in più è chiaro che dobbiamo accompagnarli, non avendo gli strumenti classici che hanno le aziende private, che sono la Cassa integrazione ed i licenziamenti, attiviamo un meccanismo di sostituzione, di prepensionamenti con conseguente taglio della pianta organica. 
In soli tre anni ciò porta ad un risparmio di circa 40 milioni di euro che, sicuramente, vengono destinati alle cose importanti del bilancio. Introduce il principio della solidarietà con un metodo nuovo, cioè la possibilità di aiuti alle piccole imprese che assumono lavoratori delle fasce più povere della popolazione, appartenenti a quelle famiglie con un reddito di almeno 5 mila euro l’anno a cui viene data una priorità e, quindi, interviene a favore dell’impresa ed a favore dei più deboli. Non crea nuovo precariato, la misura è stata ampiamente discussa con tutti i gruppi parlamentari che hanno dato il loro contributo, in particolare c’è stata una azione molto forte del PD, del Movimento Cinque Stelle attorno a questa questione che è stata largamente condivisa, ma anche del PID, di altre formazioni politiche che hanno condiviso, tutte quante, l’impostazione che tende a dare lo sviluppo produttivo. 
Introduce l’integrazione socio-sanitaria e ciò permetterà alla Regione Siciliana di avere altri 39 milioni di euro dal Fondo nazionale della sanità e cominciare a migliorare le performance dei servizi. Consente la mobilità fra le partecipate in modo forte e, quindi, dà una prospettiva ai lavoratori delle società che sono in crisi, che devono essere sciolte; introduce un concetto molto forte anche per i lavoratori forestali, e per loro si stabilisce che al di sopra di 50 milioni di euro di reddito familiare ISEE non verranno chiamati, ma non vengono esclusi, ma in considerazione degli esuberi non verranno chiamati per l’anno in corso e l’anno successivo. 
E’ un contributo di solidarietà che si chiede anche a questa fascia di lavoratori che non perdono il diritto a stare negli elenchi ma, in relazione alle emergenze sociali che abbiamo riteniamo che vadano garantite, in presenza degli esuberi, soprattutto le fasce più povere. 
Ha sollevato qualche perplessità la questione dell’accordo sul Patto di stabilità. Io ho preparato una nota scritta, gli uffici hanno preparato una nota scritta che, poi, vi consegnerò insieme al patto con una promessa: l’accordo sul patto di stabilità non è stato mai, negli anni, approvato con Delibera di Giunta perché, nella legge che regolamenta il Patto, è delegato all’accordo tra il Presidente della Regione ed il Ministro all’Economia, quindi, non è assolutamente prevista, altrimenti, se così fosse, la questione sicuramente si sarebbe dovuta sollevare, anche precedentemente. 
La legge sul Regolamento del Patto di stabilità prevede che l’accordo si faccia tra il Ministero dell’Economia ed il Presidente della Regione, quindi, è regolamentata, e in tutti gli anni passati si è sempre fatto così, anche quando c’erano Assessori per l’economia che, attualmente, fanno i ricorsi. 
Quindi, è regolamentato dalla legge. 
L’accordo stabilisce che la Regione Siciliana ha rispettato il patto nel 2013, ovvero, ha garantito alla Repubblica italiana il contributo finanziario per il rispetto dei vincoli europei. 
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha condiviso la strategia finanziaria finora adottata che garantisce il riequilibrio dei conti senza compromettere la tenuta sociale della Regione. 
Quindi, diciamo che, questo nasce in un contesto in cui si salva la Regione, non la si affossa, la si salva rispetto ad una possibile evasione del patto. Il percorso graduale stabilito, inoltre, porterà, già a partire dal 2015, ad un pieno equilibrio dei conti della Regione, possiamo dire dopo un ventennio di 
disavanzi! 
Finalmente, noi, con questa manovra, con questo accordo sul patto e le misure di spending review che stiamo adoperando, di incremento delle entrate, in una fase in cui, strutturalmente, le entrate tendono a diminuire per il crollo dell’economia, rimettiamo in equilibrio totale i conti della Regione attraverso l’azione di due esercizi finanziari. 
Sicuramente c’era una certa apprensione, in Sicilia, relativamente all’accordo sul Patto di stabilità; molti cantavano il de profundis dell’Aula e del Governo, attorno a questa questione. Niente rispetto del Patto e, conseguentemente niente giudizio di parifica, e conseguentemente il commissariamento 
della Regione colpendo, non soltanto, il Presidente della Regione - sicuramente, non per colpe sue ma per questioni che gli arrivavano dal passato – ma anche questa Assemblea, che è un’Assemblea nuova che, sicuramente, non si può caricare delle responsabilità del passato, tant’è che, lo avete visto in fase di discussione del rendiconto, nel 2013 abbiamo avuto un avanzo di 400 milioni di euro. 
Capite che è una situazione che cambia e della quale il Ministero ha preso atto in modo positivo. 
D’altra parte, se si è potuto certificare l’avvenuto rispetto del Patto è proprio in relazione a questi risultati e rispetto al fatto che c’è stata un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati. 
Su questo, la Regione ottiene - unica in Italia - il riconoscimento di un plafond di spesa, che equivale all’obiettivo del Patto, per il quadriennio 2014-2017 pari a 5,7 miliardi di euro l’anno, non dovendolo contrattare ogni anno. Cioè, noi abbiamo riconosciuto un plafond, per tutto questo periodo, annuale dal 2014 al 2017; siamo in condizioni di programmare, perché sappiamo, esattamente, quali sono i limiti economici e finanziari entro i quali ci muoviamo. 
Si tratta di uno spazio di spesa maggiorato di circa 700 milioni di euro superiore rispetto a quello concesso. Quindi, quando si dice: “cosa ci hanno concesso?”. 700 milioni in più di spazio di spesa; la certezza del plafond che abbiamo e non solo. 
 Alla Regione vengono ridotti i tagli previsti per il 2014. Di fronte ad una previsione di tagli di, circa, 550 milioni vengono assolutamente ridotti questi tagli. L’accordo, dal punto di vista finanziario ha una valenza, dunque, sostanziale. 
Certifica la validità della strategia di risanamento sostenibile portata dal nostro Governo che, non solo ha consentito di ottenere risparmi consistenti fino al 2013, ma permette di proiettarli per l’intero quadriennio di programmazione. 
Vi rendete conto di tutte le polemiche che ci sono state in questi anni, per raccontare gli sprechi e le nefandezze della Sicilia. Oggi, la Sicilia, con le sue politiche di revisione della spesa si pone nel panorama italiano all’avanguardia sui temi del rigore. E’ questo che registra l’accordo con il riconoscimento del Patto di stabilità con lo Stato. 
Grazie ai risultati raggiunti, e per la prima volta in Italia viene concesso ad una Regione di fissare un obiettivo in termini pluriennali - cioè è la prima volta che si fa, e siamo gli unici che lo abbiamo fatto -, garantendo certezza alla programmazione di bilancio. 
Inoltre, viene accolta la richiesta della Regione siciliana di modificare la base del calcolo, dal 2011 al 2012, in modo da rendere coerente l’obiettivo con il livello effettivo della spesa. 
Cioè per il calcolo rispetto al Patto, non abbiamo utilizzato il parametro del 2011 come era previsto, ma quello del 2012 che è molto più vantaggioso per la Regione, quindi, ci viene concessa ancora un’altra cosa importante. 
La Regione si impegna a mantenere un livello di spesa corrente non superiore a quello registrato nel 2013, e questo mi pare giusto, potendo così utilizzare - stiamo parlando della spesa corrente, anche perché se abbiamo cominciato ad incardinare risparmi, non è che possiamo pensare che siano fatti nel 2013 e, poi, il resto avviene diversamente, perché è come dire, guardate per un anno 
abbiamo scherzato e, poi, ritorniamo come prima, quindi fissiamo quel tetto di spesa fino al 2017 -, gli spazi aggiuntivi - non dimenticate che abbiamo avuto 400 milioni di euro di avanzo - per smaltire i pagamenti arretrati, specie quelli a valere sul PAC e destinare maggiori risorse alla spesa per investimenti. 
Quindi, si contrae la spesa corrente, si attesta un bilancio che nella spesa non sarà superiore al 2013 e con l’avanzo, man mano, si diminuisce il debito. 
L’altro elemento innovativo e cruciale per i rapporti con lo Stato riguarda il ripristino della leale collaborazione fra Stato e Regione, le cui esigenze reciproche si compongono nel tavolo del confronto politico ed istituzionale non attraverso ricorsi alla Corte costituzionale. 
I ricorsi possono avere un senso per rientrare nei termini e per evitare di perdere il diritto a ricorrere, ma è chiaro che, poi, bisogna fare il passaggio fra governi per cercare di risolvere insieme le cose. Ed è esattamente quello che si è fatto. 
In passato non sempre lo Stato ha agito, in rispetto del principio di leale di collaborazione, avevamo avuto imposizioni terrificanti, noi vincevamo i ricorsi e loro facevano la legge che, poi, non c’erano dovuti. Quindi, diventava anche inutile avere un successo giuridico che, poi, non determinava effettive entrate per la Regione. Tant’è vero che, poi, sono state imposte unilateralmente misure di contenimento della spesa anche attraverso la sottrazione alla fonte delle risorse: i famosi accantonamenti. 
Avverso questi reiterati comportamenti la Regione aveva sistematicamente opposto ricorso innanzi alla Corte Costituzionale, sia durante il Governo precedente, sia durante l’attuale Governo. 
Voglio dire che sia il Governo precedente che quello attuale hanno fatto ricorso, contro questa logica degli accantonamenti fatta a danno delle entrate siciliane. 
Oggi, per quanto si è detto si è finalmente concretizzata la possibilità di sancire un accordo nel rispetto dell’autonomia statutaria della Sicilia per definire le modalità con cui la Regione concorre al raggiungimento degli obiettivi nazionali di finanza pubblica nei termini sopra descritti. 
Per agevolare il passaggio dal contenzioso alla collaborazione, lo Stato ha convenuto nel restituire le somme già oggetto di sentenze della Corte costituzionale, quindi, le somme quindi già oggetto delle sentenze sono restituite, nonché quelle oggetto di altri ricorsi per un importo di 436,5 milioni di euro relativi alle riserve erariali. 
In questo caso si trattava di violazione dell’autonomia finanziaria della Regione commesse dal MEF per le quali c’era già stata una sentenza favorevole alla Regione. 
Su questo versante è opportuno segnalarlo, la Regione non rinuncia, nell’accordo, agli esiti dei ricorsi pendenti né tanto meno li ritira, se non quelli per cui il MEF ha già deciso da adesso di riconoscere le somme spettanti alla Sicilia. Cioè, i ricorsi ai quali si rinuncia sono quelli che nel calcolo complessivo di ciò che riceve la Sicilia, praticamente, lo Stato già ci riconosce ma non quelli per il quale non c’è stata riconosciuta alcuna somma. 
Non può essere trascurato il fatto che l’accordo raggiunto è valido ai sensi del comma 511, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sicché anche altre disposizioni quale quella contenuta al comma 508 della medesima legge, cessano di avere effetti perché ricomprese nella portata dell’intesa testé descritta, rimuovendo altri importanti elementi di contesa in materia di riserve erariali. 
Pertanto, l’accordo siglato si fonda sul riconoscimento dello Statuto siciliano e dell’autonomia finanziaria della Regione e non, come qualcuno avrebbe sostenuto, sul tradimento, addirittura, dello Statuto. 
Nel dettaglio i ricorsi cui la Regione rinuncia esclusivamente agli effetti e limitatamente al periodo dell’accordo dove c’è la compensazione, per intenderci, quindi, soltanto limitatamente al periodo dell’accordo dove la rinuncia viene ristorata con i soldi, con il patto di stabilità, con la certezza delle entrate, sono quelli avversi ai decreti legge 201/2011, articolo 28, comma 3; 1/2012, articolo 35, commi 4 e 5 e 95/2012, articolo 16, comma 3, legge 24 dicembre 2012; n. 228, articolo 1, comma 118 e legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, commi 499 e 526. 
Bisogna evidenziare che non esiste, ad oggi, alcuna sentenza che attiene ai ricorsi sul concorso alla finanza pubblica, pertanto occorre sottolineare che la rinuncia agli effetti non determina una perdita per la Regione, in quanto anche l’eventuale accoglimento dei ricorsi da parte della Corte Costituzionale, non potrebbe che limitarsi ad eccepire la modalità di azione da parte dello Stato ma non proprio il diritto a richiedere un contributo alla finanza pubblica da parte della Regione siciliana così come peraltro sancito in altre parti della Costituzione (articolo 97, comma 1). 
Semmai, in futuro, dovrà essere valutata la congruità di tali accantonamenti tributari rispetto alle effettive capacità fiscali della Regione, ma tale quantificazione non dipende da un giudizio della 
Corte Costituzionale ma dall’attivazione delle procedure dell’articolo 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42, costantemente richiamate dalle norme oggetto di ricorso costituzionale, i cui effetti rimangono inalterati ai sensi dell’accordo in oggetto che, di fatto, accoglie l’impostazione ministeriale di considerare gli accantonamenti come temporanei fino alla loro definitiva quantificazione. 
Infine, rientra nell’ambito del percorso di adeguamento della Regione siciliana, agli standard nazionali l’adesione, prima fra tutte le regioni a Statuto speciale, ai nuovi criteri contabili che entreranno in vigore dal 2015 e che consentono di spalmare in dieci anni lo smaltimento dei residui attivi inesigibili. Capite bene che anche questo fa parte dell’accordo, cioè il fatto che dovevamo mettere tutte le risorse che avevamo a copertura dei residui attivi, come ha sostenuto sostanzialmente il Commissario dello Stato nell’impugnativa del febbraio scorso, con questo accordo viene a saltare e, sostanzialmente, si dà in presenza di un’assenza di fondo, che era stato divorato precedentemente - per carità nessuna colpa, così è andata e sicuramente ci saranno stati dei motivi, così è accaduto -, però la nostra dilazione della possibilità di abbattere i residui attivi in un decennio sicuramente ci permette di gestire la fase che abbiamo ereditato in un modo tranquillo senza tagliare lo stato sociale, perché qualcuno avrebbe potuto dire benissimo: “voi vi coprite subito, siete in default e buona notte”, invece credo che lo Stato ci abbia dato degli strumenti per permettere un percorso positivo 
alla Regione, per uscire da quella situazione che è fatta a pareggio, ve lo dico, non ci hanno regalato nulla. Abbiamo fatto a pareggio, tanto ci levi, tanto ci dai, - ovvero la cancellazione al bilancio regionale di entrate che mai si realizzeranno e la cui presenza, nel recente passato, ha condizionato pesantemente il giudizio del Commissario dello Stato. 
In conclusione, con l’accordo siglato con il Ministero dell’Economia la Regione ottiene un allentamento dell’obiettivo di circa 700 milioni di euro, una riduzione dei tagli di circa 550 milioni di euro ed un riavvicinamento sostanziale alle migliori pratiche del resto del Paese. 
In pratica poi c’è una scheda quasi riassuntiva, dove si attesta che avremo un surplus positivo di più 700, più 550 milioni a partire dal 2013 fino al 2017; ottiene l’intesa di maggiori spazi di patto, di programmazione, eccetera. 
Io vi lascio questa nota, la lascio qui all’Assessore che potrà depositarla. Nel testo originario c’erano alcune parole che mi sembrano molto polemiche e le ho cancellate a mano o, comunque, non ho letto e, quindi, ho dimostrato di essere, in questo caso, più coerente degli stessi tecnici. Non prendetele in considerazione perché sono state cancellate e sovrascritte a mano. 
Lascio all’Assessore per l’economia la mia nota nella quale ho citato diverse leggi e considerato che non pretendo che si ricordino tutte, credo che sia più corretto analizzare tutto avendo il testo. 
Su questo ci potremo confrontare ancora, perché no? Però, vi assicuro che abbiamo agito solo e nell’interesse di questa Regione, di questo Parlamento e delle conseguenze terribili che altre azioni avrebbero potuto determinare. 
Siccome debbo andare dal medico che è una cosa che di tanto in tanto facciamo tutti, vi chiedo perdono ma seguirò attentamente, tra l’altro l’Assessore per l’economia sarà in condizione di sviluppare il dibattito necessario. Vi chiedo perdono, non è per irriverenza che io mi sposto ma attentamente. Fra l’altro, l’Assessore per l’economia conosce benissimo e sarà in condizione di sviluppare il dibattito necessario. Vi chiedo perdono; non è per irriverenza che io mi sposto, ma per una necessità.