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venerdì 26 dicembre 2014

Il lungo cammino della cultura moderna (3)

Abbiamo iniziato a riflettere su "Il lungo cammino della cultura moderna" in seguito alla presa d'atto che il razzismo, l'avversione verso l'altro, non è solo nei comunicati dei telegiornali o sulle pagine dei giornali; esso è purtroppo accanto a noi, nella porta adiacente alla nostra, nel ristretto consiglio di quartiere delle città e nel consiglio comunale del più sperduto paesino della Sicilia. 
E' addirittura nelle comunità che di emigrazione sono sempre vissute e oggi continuano a vivere.

Col nostro Blog contrasteremo questo dato, di origine prettamente culturale, con ogni argomentazione di cui potremo disporre. E' infatti assurdo che esistano fra noi diffidenze nei confronti degli "altri" quando i nostri antenati sono stati -ovunque- "altri".
La demografia
A determinare il progresso globale e a 
causare, direttamente o indirettamente,  la
trasformazione della società fino al XIX secolo
non furono tanto i volumi globali della produzione, quanto
l'evoluzione dei processi relativi alla produzione,
ai trasporti, al commercio e alla finanza.

Uno strumento utile per misurare lo stato di salute di una comunità è la demografia. I dati relativi alla distribuzione della popolazione mondiale e all'evoluzione demografica consentono il raffronto quantitativo delle varie comunità sociali.
Il dipnto di Arnaldo Ferraguti
Gli emigranti riflette il
dramma umano di tutti
coloro, qualunque fosse il  paese
d'origine, che dovevano
abbandonare la propria casa in
cerca di orizzonti più
favorevoli.

La speranza di una vita migliore
rendeva più sopportabile la
durezza dell'incerto viaggio
verso la terra promessa
Nella nostra Europa la dinamica economica che sottosta alla demografia affonda le sue radici in tempi anteriori alla Rivoluzione Francese e all'Illuminismo. Nel XV secolo la spinta a flussi migratori dalla parte orientale del continente vennero dall'espandersi sino alle mura di Vienna dell'Impero Ottomano e da qui l'arrivo nel Sud Italia degli arbëresh. E' però a partire dalla fine del Settecento che la velocità di spostamento di enormi masse di popolazione assume una velocità, una portata e una natura fino ad allora inimmaginabile. E' questo strano fenomeno si accompagna con l'accrescersi del progresso economico sempre: nel Settecento, nell'Ottocento e nel Novecento.
Su tutte le terre dove arrivano nuovi flussi migratori si è avuto ovunque la crescita del benessere.

I livelli più alti di crescita demografica  si registrarono in Europa, dove nel 1800 la popolazione era di circa 187 milioni di abitanti, e in America del Nord, area allora molto meno popolosa, che sempre nello stesso anno registrava un totale di 16 milioni di persone, di cui 5,3 negli Stati Uniti.
Alla fine dell'Ottocento la popolazione europea risultava triplicata, e quella nordamericana incrementata di quindici volte.

Nave con emigranti italiani
verso l'America in una foto del 1898.
Lì in mezzo vi erano centinaia di "contessioti".
In poco più di un secolo circa
sessantamilioni di europei emigrarono
nel uovo Mondo.

All'inizio del XX secolo, l'esodo
arrivò a punte di un milione
di emigranti all'anno
In America del Nord (come pure in Australia, Nuova Zelanda, Argentina)  la crescita demografica era dovuta a meccanismi particolari. Queste regioni, infatti, offrivano territori vastissimi e fertili, ma spesso spopolati. Non mancavano le risorse naturali di altro genere, come i giacimenti e le foreste, che attendevano solo i capitali, le imprese, gli insediamenti ed i trasporti  necessari al loro. In questo contesto e alla presenza di nuove tecnologie e di investimenti in grado di incrementare  i livelli di produttività  e quindi gli "utili" ed i redditi , l'incremento demografico  forniva il potenziale per una rapida crescita economica.

L'aumento della popolazione nn favoriva solo il settore industriale. Nel XIX secolo gli Stati Uniti d'America divennero il prim produttore mondiale di beni primari (cotone, cereali, carne, grassi, minerali etc.) di cui erano anche uno dei principali esportatori; alla vigilia della prima guerra mondiale , inoltre, si presentavano come la maggiore potenza industriale e vantavano l'economia più florida  del mondo.

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Nell'anno 1800, oltre 600 milioni dei 900 milioni di abitanti del pianeta erano concentrati in Asia; un secolo dopo, nell'anno 1900, il continente asiatico rimaneva il più popoloso, con circa 1300 milioni di abitanti su un totale mondiale di 2600 milioni.

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