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lunedì 10 novembre 2014

Il XX secolo nella storia mondiale, europea, italiana e contessiota

Gli Stati Uniti d'America e la crisi del 1929
La crisi ebbe ripercussioni in tutto il mondo
Dall’altra parte dell’Atlantico, inebriati da una prosperità frutto dell’adozione di innovazioni tecnologiche e di nuovi metodi di produzione, in particolar modo nell’industria automobilistica, orgogliosi della notevole impresa realizzata nel maggio 1927 dall’aviatore Charles Lindbergh, che unì New York a Parigi con un unico battito d’ali, gli Americani cominciarono ad acquistare spensieratamente a credito autovetture, radio, elettrodomestici, mobili e si lasciarono prendere da una febbre borsistica incontrollata.
La speculazione fece lievitare le azioni senza mantenere alcun rapporto con il valore effettivo delle imprese, finchè nell’ottobre 1929 tutto il sistema franò in pochi giorni. In realtà, il crollo di Wall Street s’inserisce in quella che, secondo il ciclo di Kondratiev, è definita una “crisi congiunturale”, conferendole un carattere drammatico senza precedenti.
L’interdipendenza delle economie si fece palese e la crisi si estese in breve tempo alle altre nazioni: le banche fallirono, le fabbriche chiusero e le scorte di materie prime marcirono nei depositi. In Brasile si bruciò addirittura il caffè nelle caldaie delle locomotive. Molti stati pensarono di evitare la crisi  ricorrendo al “protezionismo”, limitando le importazioni e aumentando le tasse doganali.
John Maynard Keynes,
(
Cambridge, 5 giugno 1883 – Tilton (East Sussex),
21 aprile 1946),
E' stato un economista che ha contrastato la
teoria economica neo-classica.
 Ha sostenuto la necessità dell'intervento
pubblico 
statale nell'economia con
misure di 
politica di bilancio e monetaria,
qualora una insufficiente 
domanda
aggregata
 non riesca a garantire
la piena 
occupazione,
in particolare nella fase di
crisi del 
ciclo economico.
Se negli Stati Uniti il New Deal di Franklin Delano Roosvelt, eletto alla Casa Bianca l’8 Novembre 1932, consentì un risanamento economico favorito da una ripresa congiunturale, in Germania l’aumento della miseria in seguito alla crisi economica fece il gioco del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP) di Adolf Hitler, che alle elezioni amministrative del settembre 1930 ottenne 6,4 milioni di voti e 107 seggi. L’industria pesante puntò su di lui e versò al suo partito circa due milioni di marchi all’anno.
Nel 1932, in occasione delle elezioni presidenziali, Paul Hindenburg, figura rimasta emblematica, cnquistò la maggioranza, ma Hitler, con 13,6 milioni di voti ottenne più del doppio delle preferenze raccolte nel 1930; alle elezioni legislative dello stesso anno confermò tale risultato e il 30 gennaio 1933 divenne capo del governo.

Non rispettando i principi della legalità, instaurò una dittatura, eliminando spietatamente tutti gli avversari e i rivali, soprattutto durante la “notte dei lunghi coltelli”.

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