StatCounter

domenica 30 novembre 2014

Il lungo cammino della cultura moderna (1)

La cultura rispetta il passato e la tradizione
ma ineluttabilmente spinge verso il "cambiamento", 
la "trasformazione"

La Storia del mondo non conosce solamente la faccia socio-politica. 
E' da questa considerazione che ci siamo proposti di attraversare, nel suo significato più ampio, la cultura moderna nelle sue sfaccettature. 
Dipinto di Arnaldo Ferraguti "Alla vanga"
La lettura: Dove non arrivano la ferrovia e la tecnologia, non ancora
estese  nell'Ottocento, le condizioni di lavoro e di vita dei contadini
rimanevano molto dure perchè poco era cambiato
rispetto alle epoche precedenti
Le radici della cultura moderna dovremmo rintracciarle a partire dal XVI secolo, periodo quello in cui inizia una sorta di globalizzazione culturale del pianeta al seguito dell'espansione imperiale europea, della colonizzazione e dai traffici accompagnati dagli imperativi strategici.
Per quanto ci riguarda -però- tenteremo di capire i percorsi seguiti dalla cultura moderna a partire dalla Rivoluzione Francese, dal post-illuminismo. 
Prenderemo anzitutto consapevolezza che la palma di "avanguardia del progresso" a decorrere dal periodo di nostro interesse era detenuta con ampio margine dall'Occidente in un gran numero di settori della Cultura, di buona parte della Scienza, della Matematica, dell'Astronomia, della Medicina etc.
Con ciò non intendiamo affermare che la Scienza o la Medicina occidentali non abbiano tratto qualcosa dalle corrispondenti espressioni non occidentali. L'incontro fra cultura occidentale e non occidentale però -in generale- si giocò più sullo scontro che sull'assimilazione. Non vi fu infatti sintesi, simbiosi, ma -in generale- incomunicabilità.

Ruota d un mulino ad acqua

La scoperta dell'elettricità e la sua
appòicazione industriale furono una
delle grandi rivoluzioni del XIX secolo,
tanto che alla fine dell'Ottocento tale
settore diventò uno dei più importanti,
insieme a quelli dell'acciaio, del petrolio,
e dell'automobile

Un carattere che si coglie nella cultura post-Illuminismo europea e poi occidentale è la costante spinta al "cambiamento". 
La tendenza globale e la spinta è sempre stata  in direzione della "trasformazione", sia pure con vari frammenti di società e di regioni spesso refrattarie alle spinte innovative.
Sappiamo bene infatti come all'interno della Sicilia, fino agli anni cinquanta del Novecento, il mondo rurale conduceva il medesimo stile di vita abituale sin dall'epoca greco-romana. A fine Ottocento in queste  aree rurali oltre il 90% della popolazione era analfabeta e la vita quotidiana non subiva mutamenti rispetto a secoli (o a millenni) antecedenti, al punto che le attività agricole tradizionali ancora qualche decennio fà erano svolte con i buoi che aravano accanto alle linee ferroviarie ed -ancora ai nostri giorni- i pastori pascolano i propri greggi accanto alle centrali elettriche.

D'altronde, è espressione e fenomeno culturale quello che si manifesta nei paesini della Sicilia dove il Sindaco interdice la presenza di centri di accoglienza per immigrati all'interno della comunità. Il fenomeno "culturale" ora ricordato affonda le radici ataviche nel tipo di coesione esistente nelle comunità locali di villaggio che, è risaputo, sono strutturate in agglomerati familiari o in base ai più ampi legami di parentela. 
Ma tralasciamo questi fenomeni di marginalità culturale delle nostre zone, quelle della Sicilia che non cambia e non vuole cambiare.

Benché all'inizio dell'Ottocento l'integrazione economica e culturale nel vecchio continente fosse ancora lontana dall'essere compiuta la dinamica dello sviluppo occidentale -che vedeva coinvolti produttori agricoli ed industriali in direzione di un diverso modo di produrre- era già avviata; tranne -appunto- nelle aree marginali.
Il processo prese nome di "europeizzazione" ovvero di "occidentalizzazione" e dopo quegli anni successivi ai rivolgimenti portati dalla Rivoluzione Francese, a prescindere dagli assetti politici della restaurazione, saranno ovunque le forze più vive della società ad imprimere la "trasformazione", il "cambiamento" dei costumi, della cultura e degli stili di vita. 
Le forze retrive continueranno solamente ad imporre il rifiuto del "nuovo", del "diverso", nelle società in cui il vecchio universo fondato sul tradizionale modello economico familiare persisteranno. 
Il modello culturale e lo stile di vita -anche a prescindere dalle considerazioni marxiane- sono condizionati dalle basi sociali ed economiche dell'ambiente. 

Tenteremo, dopo questa presentazione, con una serie di analisi e di riflessioni di mettere in luce le ripercussioni in ambito culturale e finanziario nei paesi che hanno raggiunto i livelli di benessere socio-economico delle spinte al "cambiamento" e proveremo a capire perchè ciò non è avvenuto nelle aree marginali quali è purtroppo rimasta la Sicilia, nonostante la scolarizzazione diffusa (almeno sulla carta).

Nessun commento:

Posta un commento