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lunedì 27 ottobre 2014

Hanno detto ... ...

GIAMPIERO D'ALIA, dirigente nazionale Udc
La Sicilia è all'ultima spiaggia e si trova di fronte ad un bivio. O si alza il livello dell'azione regionale o si rischia il default.

GAD LERNER, giornalista
Leggo che il sindaco e il deputato renziano di Siena addebitano ai manager di Mps la bocciatura europea. Perdono il pelo ma non il vizio...

PIER CARLO PADOAN, ministro dell'Economia
“La risposta dell’Italia conterrà le indicazioni sulla correzione del deficit strutturale che saranno ampiamente in grado di rassicurare la Commissione”  

MARCO DAMILANO, giornalista
L'Ottobre rosso e democratico non ci consegna una rivoluzione, com’è ovvio che sia, ma un’ipotesi di cambiamento radicale del sistema politico. Non esistono due Pd, come pigramente si è ripetuto in questi giorni sui media, ha detto bene la governatrice del Friuli e vice-segretario del partito Debora Serracchiani ieri alla Leopolda, dopo un violento scontro con Rosy Bindi in tv: «Non ci sono diversi Pd, ma diversi tempi, luoghi e modi».
Non ci sono due Pd, perché non ci sono alternative alla leadership di Renzi, padrone assoluto del suo campo. Ma non ci sono due Pd per un altro motivo, più profondo. Forse di Pd non ce n’è neppure uno già ora. In un fine settimana che ha mobilitato tra Roma e Firenze centinaia di migliaia di elettori del Pd non si è vista sventolare neppure una bandiera del partito, né alla Cgil né alla Leopolda. Come se i due popoli fossero già oltre il Pd. E quando Renzi ha sfidato la minoranza del partito a costruire «qualcosa di diverso a sinistra», con cui «sarà bello confrontarsi, per vedere se è di sinistra la nostalgia o il futuro», quando si è scatenato contro chi usa il gettone per far funzionare l’I-phone o il rullino per le macchine digitali, si può immaginare già un nuovo sistema politico, in tempi più ravvicinati del previsto.

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