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lunedì 13 ottobre 2014

Aspettando il nuovo Eparca (50)

Mons. Francesco Pio Tamburrino, nel rispetto del can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico, ha rassegnato le dimissioni da  Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino e al suo posto è  immediatamente arrivato  Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare d’Italia emerito.


Va quindi in pensione il Vescovo Tamburrino. Una figura non aperta, che di sé ha voluto trasmettere più l’immagine del burocrate che del pastore di anime.
Monaco benedettino, abate di Montevergine, vescovo di Teggiano per pochi mesi è poi stato promosso a Segretario della Congregazione per il Culto Divino.
Durante l’abbaziato venne pure nominato Delegato Apostolico del Monastero di rito bizantino di Grottaferrata fino ad un paio di anni fà..
Doveva far tornare agli antichi splendori il monastero che ora purtroppo non attraversa i momenti migliori della sua millenaria storia.

Da segretario del Culto Tamburrino è transitato a Foggia come arcivescovo. Di solito il Segretario di un dicastero romano è un candidato alla porpora. Ma ciò non è accaduto per Tamburrino.

Poi nel 2006-7 fino al 2011 è stato prima nominato visitatore apostolico a Piana degli Albanesi e quindi delegato. La investitura del benedettino ha condotto ad un nulla di fatto (almeno nessuno risulta che ne abbia avvertito la incisiva presenza) e la Eparchia rimane ancora oggi in stato di difficoltà evidente, in mancanza di un proprio Vescovo. 
Prescindendo dal ruolo di Mons. Tamburrino molti fedeli si chiedono cosa ci stia dietro la fin troppo prolungata mancata nomina del nuovo Eparca. Ma questo inerzia vaticana non ha nulla a che fare  con l'antico visitatore e con l'antico delegato apostolico.

Tornando all'Arcivescovo (oggi emerito) di Foggia un amico si è interrogato se “Fu vera gloria??” la sua presenza nel mondo di rito bizantino. 
No, per quanto attiene -appunto- la sua presenza a Grottaferrata e a Piana degli Albanesi.

Tamburrino su Piana non seppe cogliere nulla perché riteneva di essere -in partenza- un illuminato e in quanto tale non gli serviva dialogare con nessuno (tranne, forse, con chi lo illudeva) e soprattutto preferì lasciare dietro la porta il laicato che contrariamente alla sua visione avrebbe avuto molto da rappresentargli e da richiedergli.

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