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mercoledì 17 settembre 2014

FESTA DELL'ODIGITRIA DELLA FAVARA A CONTESSA ENTELLINA ... ... di Calogero Raviotta

Annuale evento religioso, culturale, sociale, folcloristico, ecc. col rinnovo di antiche tradizioni.

La festa della Madonna della Favara, celebrata a Contessa Entellina il giorno otto settembre, è l'evento annuale locale più importante. In tale occasione infatti si rinnovano secolari  tradizioni, che  testimoniano  peculiari aspetti  della  identità culturale italo-greco-albanese della comunità contessiota, di cui di seguito, dopo la presentazione delle manifestazioni svolte nel 2014, viene riportata una sintesi con brevissime notizie riguardanti principalmente l'aspetto religioso, storico, artistico e sociale.
Nel 2014 la festa della Madonna della Favara è stata caratterizzata da numerose iniziative, che hanno coinvolto istituzioni locali, pubbliche e private, concittadini residenti ed emigrati, turisti e visitatori, che per dieci giorni hanno avuto occasione di partecipare a varie manifestazioni religiose, culturali, ricreative, ecc. in una generale atmosfera di gioiosa socialità.
Con la "Sagra del grano", organizzata dall'Amministrazione comunale, dal tardo pomeriggio del 29 agosto, l'ampia piazza, che si estende dalla chiesa parrocchiale greca fino all'abbeveratoio "Canale", è stata animata da numerose iniziative: stand per degustazione di prodotti agricoli locali, bancarelle con giocattoli, spettacoli di danza, intrattenimento musicale, raduno di auto e moto d'epoca, ecc. 
Una attenzione particolare e calorosi applausi dai numerosi presenti sono stati dedicati al Gruppo Folcloristico "Brinjat", che, con l'originale costume tradizionale arbëresh, hanno proposto danze e canti della tradizione italo-albanese. Fanno parte del Gruppo alcuni ragazzi e ragazze delle scuole di Contessa Entellina, che testimoniano un peculiare aspetto del patrimonio culturale locale, grazie all'impegno dei docenti che ne curano la preparazione (Benedetta Nicolosi, Michele Raia, F. Candiota).
Il 31 agosto la "Giornata della Cultura 2014", organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con l'Associazione "Nicolò Chetta" ed il Centro Culturale Parrocchiale, è stata dedicata al concittadino papas Matteo Sciambra, sacerdote, studioso e docente universitario, per far conoscere, nella ricorrenza del I centenario della sua nascita (1914 - 2014,) vita e opere, presentate nell'aula consiliare dai relatori prof. Ignazio Parrino, docente dell'Università di Palermo ("La posizione di papas Matteo Sciambra nella cultura arbëreshe") e da papas Nicola Cuccia, parroco della "Martorana", chiesa S. Nicolò dei Greci di Palermo, ("I canti liturgici tradizionali greco-albanesi delle Colonie della Sicilia: raccolta, studio e trascrizione di papas Matteo Sciambra"). Nel corso della Divina Liturgia, celebrata nella parrocchia greca da papas Jani Stassi alle 11,30, presenti familiari e molti fedeli, è stata ricordata la sua missione sacerdotale svolta in Seminario e nelle parrocchie dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
Dal primo settembre ogni mattina fino al giorno otto, come vuole la tradizione plurisecolare, il suono rumoroso di un tamburo rompe il silenzio del centro abitato, seguendo l’itinerario fissato per la processione, per annunciare ai contessioti l’approssimarsi della festa principale del paese.
Il 4 settembre i numerosi contessioti, devoti di S. Pio da Pietrelcina, cui è dedicato a Contessa Entellina un tempietto votivo con statua e altare, hanno avuto l'occasione di venerare una sua reliquia nel corso dell' ostensione nella chiesa parrocchiale greca, accompagnata da alcune celebrazioni animate da due padri cappuccini di S. Giovanni Rotondo (Divina Liturgia, confessioni, meditazione, Santo Rosario e benedizione, gemellaggio con la parrocchia "Maria SS. delle Grazie" di Corleone).
L' Associazione Drita (la Luce) di Contessa Entellina la sera del 5 settembre ha animato la piazza Umberto I con la recita di una divertente commedia in dialetto siciliano ("Don Cicciu u preficu", provocando l'entusiasmo del folto pubblico, che spesso ha applaudito gli attori, confermando l'antica tradizione e vocazione teatrale dei contessioti : i nomi dei protagonisti più noti sono ancora vivi nella memoria popolare degli appassionati di teatro popolare.
Ben riuscita e molto partecipata la "Notte bianca" aperta nel tardo pomeriggio del sei settembre e conclusasi all'alba del giorno sette con varie manifestazioni (canti, musica, danze, recite, giochi, spettacoli vari, ecc.).
Nei giorni 7 e  8 settembre la locale  Banda Musicale "Giuseppe Ferrara" con le sue note per le vie del paese ha creato l'atmosfera festiva, ha reso più solenne la processione, agli appassionati di musica, in piazza Umberto I il sette sera, ha dedicato l'esecuzione di notissimi brani di musica classica e leggera. Il concerto in piazza della vigilia è un appuntamento molto atteso perché rappresenta sotto l'aspetto artistico e sociale il momento più significativo della festa: mentre si ascoltano le melodie proposte molti contessioti, residenti ed emigrati (parenti, amici, conoscenti) si incontrano dopo tanti anni scambiandosi un saluto affettuoso nel ricordo nostalgico dei giorni trascorsi assieme (compagni di scuola, di giochi,  di lavoro,…).
Il giorno della festa è caratterizzato prevalentemente dalle celebrazioni religiose (messe e processione) e da alcuni momenti folcloristici e ricreativi (fuochi d'artificio e corteo con autorità religiose, civili e militari, ragazzi in costume tradizionale), che costituiscono un richiamo turistico ogni anno sempre più significativo.
Presente il gruppo folcloristico "Brinjat" (ragazzi e ragazze in costume tradizionale albanese), alle 10,30, accompagnato dalle note della banda musicale e dai canti liturgici in greco ed in albanese,  il corteo di fedeli e autorità (cardinale arcivescovo di Palermo Romeo, sacerdoti con i paramenti del rito bizantino, sindaco e assessori comunali, maresciallo dei Carabinieri, ecc.), dalla piazza si dirige verso la chiesa della Madonna della Favara, dove viene celebrata la solenne Divina Liturgia, presieduta da mons. Romeo: le preghiere dei papas concelebranti si alternano agli inni sacri ed ai canti della tradizione liturgica e melurgica bizantina di  Contessa, eseguiti dal coro parrocchiale "Padre Lorenzo Tardo".
Dall'alto della nicchia sopra l'altare maggiore, la statua della Madonna attrae lo sguardo di quanti numerosi seguono la celebrazione liturgica sia per l'atmosfera di intensa emozione suscitata dalle preghiere personali o comunitarie dei fedeli sia per la bellezza della sua immagine tipicamente orientale. La statua della Madonna della Favara, attualmente venerata a Contessa Entellina, riproduce infatti  le sembianze della Madonna Odigitria, l’icona della Madre di Dio più diffusa e venerata dai fedeli di rito orientale. L’ icona (dal greco “eikon”=immagine) rappresenta su tavole di legno Cristo, la Madre di Dio, i Santi e le grandi Feste della tradizione liturgica bizantina.
Nei primi due secoli di rifondazione di Contessa (1450-1652), prima che fosse scolpita la statua da Benedetto Marabitti di Chiusa Sclafani nel 1652, i contessioti, prevalentemente di rito bizantino, veneravano la Madonna dipinta sulla lastra di pietra, trovata nei pressi della fontana Favara, nota come "Madonna del Muro" e conservata in una cappella laterale (oggi dedicata a S. Francesco) fino agli inizi del 1800, quando fu sottratta da ignoti (si presume che sia la Madonna Odigitria di Calatamauro, il mosaico conservato nel museo regionale di via Alloro, a Palermo).
L’attuale statuta della Madonna della Favara costituisce una originale sintesi della iconografia sacra della tradizione bizantina e della tradizione romana: la statua, tipica immagine sacra dell’Occidente romano, riproduce infatti la Madonna della Favara con le tipiche sembianze dell’Odigitria, l’icona più nota dell’Oriente bizantino: la Madonna indica con la mano destra Gesù, posato sulla sua mano sinistra, mentre Gesù con la mano destra benedice e con la mano sinistra  stringe un rotolo di carta.
Le peculiari caratteristiche iconografiche della statua della Madonna della Favara pertanto, anche se opera di artisti di formazione tecnica, religiosa e culturale occidentale, sono tipicamente orientali: certamente per desiderio dei fedeli fu scolpita con le sembianze della Madonna del Muro, che già si venerava a Contessa. La statua della Madonna della Favara è quindi un unicum, perché rarissima o esclusiva testimonianza di fusione della tradizione artistica sacra orientale (icona o mosaico) con quella occidentale (statua): è improbabile che esistano altre statue della Madonna con queste caratteristiche.
Nell'animo dei Contessioti è sempre vivo sia il desiderio di poter assistere ogni anno al momento religioso più significativo della festa (la processione), sia poter vedere la statua portata per le vie del paese con la maestosa e artistica "vara". Giunto il momento più emozionante della festa, la banda continua a suonare, i portatori sono tutti al loro posto, il clero è pronto con i paramenti sacri, le campane suonano a festa, molti hanno gli occhi lucidi rivolti verso la grande porta aperta della chiesa, quando si ode l’alto grido “Evviva Maria SS. Della Favara” e contemporaneamente viene alzata a braccia e portata sul sagrato della chiesa la vara con la statua della Madonna: la gente fa il segno della croce, alcuni rivolgono delle invocazioni, altri hanno gli occhi lucidi per l’emozione, mentre vengono sparati alcuni mortaretti.
Alcuni fedeli, per ringraziare la Madonna o chiedere il suo aiuto e la sua protezione, seguono la processione a piedi scalzi o portano un grosso cero oppure offrono particolari doni alla chiesa: gioielli personali, suppellettili per la chiesa, ecc.
Nel tratto finale della processione la tradizione vuole che la vara della Madonna sia portata avanti ed indietro di corsa nove volte. I portatori stanchi e sudati prendono la rincorsa e affrontano, con la vara in spalla, il tratto in salita, ma si fermano quando arrivano vicino alla chiesa, simulando di non farcela più e tornano indietro al punto di partenza, mentre la banda musicale continua  a suonare.
Tra l’emozione della gente questa scena si ripete parecchie volte finchè la vara, dopo l’ultima corsa, viene posata sul sgrato della chiesa.
Alcuni fedeli conservano il fazzoletto o il  batuffolo di cotone  con cui hanno toccato, durante le soste o al termine della processione, il volto della Madonna o del Bambino Gesù, per usarlo in occasione di malattie o avversità, dimostrando così una grande fede verso Maria SS. delle Grazie, che è anche definita “TESORO” di Contessa Entellina.
Concluse le manifestazioni ripartono gli emigrati, gli amici ed i parenti venuti per la festa da altri paesi, anche lontani (Europa, Australia, America,…). Gli studenti cominciano a pensare alla scuola ed i contadini alla vendemmia ed ai lavori della campagna. Ricomincia  quindi  la solita vita, col suo ritmo quotidiano di sempre e tutti sperano di poter di nuovo, l’anno successivo, essere presenti alla festa della Madonna, che rimane sempre cara ad ogni contessioto dovunque egli viva o lavori. Nell'animo, nella mente e nel  cuore dei contessioti la festa dell'8 settembre significa infatti sia il rinnovarsi di antiche tradizioni sia il ritorno a Contessa degli emigrati, il ritorno a casa di quanti vivono e lavorano altrove, il ritrovarsi con familiari e parenti, il rivivere i momenti più cari ed indimenticabili trascorsi nel paese natio.
La festa dell'otto settembre 2014 rimarrà nella mente e nel cuore per la varietà delle manifestazioni realizzate e sopra accennate brevemente, che hanno richiesto un impegno notevole in primo luogo del Comitato, composto soprattutto da giovani e coadiuvati dal Gioacchino Lo Cascio, la cui esperienza pluriennale risulta ogni anno preziosa (plendida l'illuminazione coreografica per i colori e le forme, ammiratissimi gli ultratonanti e abbondanti fuochi d'artificio). Un grazie riconoscente alle persone ed alle istituzioni, che hanno contribuito alla realizzazione delle varie iniziative, perché l'impressione emersa tra la gente è stata "Otto settembre 2014 a Contessa, una bella festa"!

Prima di concludere può risultare utile ai lettori sapere che:
- la festa della Madonna della Favara é celebrata da sempre dal clero greco, anche se la statua si trova nella chiesa sede della parrocchia latina, come stabilito da antichissima tradizione, confermata e documentata da decisioni civili ed ecclesiastiche (atto costitutivo della parrocchia latina del 1698, Transazione o accordo sottoscritto da clero greco e latino nel 1754, sentenza del Tribunale civile del 1845, decretale dell'arcivescovo di Monreale del 1900).
- La statua della Madonna della Favara è di legno di ciliegio. Si tramanda  che l' artista, scolpita la statua, non riusciva a ideare un volto degno della Madonna: mentre era preso da tale pensiero si addormentò e quando si svegliò trovò la statua col bellissimo volto che si ammira ancor oggi.
- Recentemente sono state restaurate sia la statua (1978) sia la "vara" (1984), tuttavia le due opere d'arte necessitano di un ulteriore urgente intervento per eliminarne il progressivo degrado.
- Il culto popolare dei contessioti verso la Madonna della Favara è  descritta efficacemente e con profonda e autentica devozione (sia in italiano sia in albanese) da Leonardo Lala - NARDUCI (poeta contadino), il cui testo viene riportato a parte.

Festa della Madonna della Favara a Contessa Entellina di Leonardo Lala (Narduci)
Oggi, l'ottava giornata di settembre, nel nostro paese, il paese di Contessa Entellina, è festa della Madonna della Favara. Oggi in tutto il mondo cristiano è festa perchè è la giornata in cui nacque la Donna la più bella e la più pura fra tutte le donne del mondo, la quale da Nostro Signore fu scelta ad essere la mamma di Cristo, la mamma di Dio.
Noi, tutto il popolo di Contessa Entellina, arbëreshë e non arbëreshë, ma un pò di più noi arbëreshë, giorno per giorno, nelle necessità della nostra vita di questo mondo, ci rivolgiamo sempre verso la Madonna della Favara, perchè Lei è la mamma nostra, Lei è l'aiuto nostro, Lei è la speranza nostra.
"Figlio mio, la Madonna della Favara ti preservi da ogni pericolo e ti aiuti" implora la mamma arbëreshe, piangendo, quando si separa dal figlio, che sa che lo porteranno alla guerra".
"O Madonna della Favara, salvami, aiutami" invoca la Madonna l'uomo arbëresh, che si sente perduto di fronte ad un pericolo.
"O Madonna della Favara, mamma di Cristo e mamma mia, porgimi la mano tua per sostenermi a camminare in questa strada che vedo dinanzi ai miei occhi: così buia, così nera, dove ho da camminare ora che ho perduto il mio uomo e mi vedo sola con tanti figli piccoli orfani" implora la Madonna la donna arbëreshe, cui è morto il marito ed è rimasta sola con una numerosa famiglia.
"O Madonna della Favara, dammi aiuto e coraggio a sopportare questi dolori, conseguenza della vecchiaia che sento sul mio corpo" invoca la Madonna il vecchio arbëresh che sente che la sua vita diventa più pesante e gli si prospetta un avvenire così buio e nero.
"O Madonna della Favara, concedimi il miracolo che guarisca" invoca la Madonna l'arbëresh malato che sente che la malattia gli va consumando la vita. "O Madonna della Favara, concedimi la grazia di trovare anch'io un giovane, che anch'io abbia il mio uomo che mi ami, mi protegga e che abbia anch'io la più grande gioia che può avere la donna in questo mondo di essere chiamata 'mamma' " invoca la Madonna la giovane arbëreshë che si vede all'età inoltrata e nubile, presa dalla paura di, un giorno, rimanere sola in casa.
"O Madonna della Favara, dammi aiuto e coraggio nella vita matrimoniale che io oggi mi accingo ad iniziare: di essere una moglie onorata, buona  ed una  mamma  come sei  Tu  o  mamma  di Cristo" implora la Madonna la giovane arbëreshe il giorno delle nozze.
"La mia fidanzata è bella e pura come la Madonna della Favara" esclama il giovane fidanzato arbëresh, il quale per onorare la sua fidanzata non trova altri confronti più validi che dire che la sua fidanzata è come la Madonna della Favara.
Ogni anno, come oggi, in paese, vediamo tanti fratelli arbëreshë che vengono dall'America o dalla Germania o da altri luoghi, venuti a godere la festa e ad onorare la Madonna: questi mostrano che quantunque hanno vissuto in luoghi lontani e stranieri la Madonna della Favara non l'hanno dimenticata. Si può dire che in tutti i luoghi del mondo dove vivono arbëreshë del paese di Contessa, là si nomina e si venera la Madonna della Favara giorno per giorno. Nel giorno della festa, nel nostro paese la Madonna si onora e si festeggia molto la sera all'uscita dalla chiesa della Madonna posta nella Vara.
Si vedono una moltitudine di giovani con la Vara a spalla che ad ognuno pesa nella spalla perchè molto pesante. Si vedono i giovani che portano la Vara per discese e salite nelle strade del paese, mostrando tanto gaudio gridando: "Evviva la Madonna della Favara!".
Oggi giornata della festa della Madonna della Favara, nel paese di Contessa, si vedono cose che non si vedono in tutte le altre giornate dell'anno. Solo come oggi si vede la chiesa della Madonna così affollata di popolo nella messa pontificale. Solo come questa sera si vede una marea di popolo, che a casa non rimane nessuno, tutti che seguono la Vara con la Madonna per le strade del paese.
In nessun giorno dell'anno noi arbëreshë del paese di Contessa Entellina ci sentiamo di essere così fratelli come nella giornata odierna: perchè è la giornata che di più degli altri giorni dell'anno ci sentiamo tutti di essere figli di questa mamma spirituale: la Madonna della Favara.
L'arbëresh del paese di Contessa lo sente così forte l'inserimento   in mezzo  al  suo  cuore  di  questa  mamma che come la Madonna della Favara lo osserva, con gli occhi del cuore, sull'altare, nella sua chiesa, con quella espressione così materna, così bella e così dolce col Bambino in braccio, così gli rimane impressa nella sua mente, per tutta la sua vita, sempre in ogni ora ed ogni luogo del mondo che lui si trova.

Festa e Shën Mërisë e Favarës te hora e Kundisës (Narduci Lala)
Sot e tetëta ditë të shtatorit, te hora jonë, te hora e kundisës, isht festa  e Shën Mërisë e Favarës, sot te gjithë jeta krishtere isht festë përçë isht dita çë leu gruaja m'e bukura e më pamëkate te gjithë gratë e jetës e çila ka Ynzot kle zgledhur t'ish mëma e Krishtit, mëma e Perëndisë.
Na gjithë gjindja e horës e Kundisës: arbëreshë dhe jò arbëreshë, po më shumë na arbëreshët, ditë për ditë, te lipëset e gjèllës tënë, të kësaj jetje, priremi gjithëherë me Shën Mërinë e Favarës përçë Ajò isht mëma jonë, Ajò isht ndihma jonë, Ajò isht shpresha jonë.
"Biri im Shën Mëria e Favarës ka të ruanj ka gjithë rreziget e ka të ndihënj" thot mëma Arbëreshe, kute klar, kur ndahet me të birin çë di se jan e te qellën te lufta.
"O Shën Mërize e Favarës shëlbom, ndihëm" i thërret Shën Mërisë njariu arbëresh çë shihet i zbierrë përpara njëj rrëziku.
"O Shën Mërizë e Favarës, mëma e Krishtit e mëma ime, ëm dorën tënde te ku të mbahem sa të ec te ky dhrom, çë shoh përpara syve tim: ashtù i errur, ashtù i zi ku kam të ec nanì çë zbora burrim tim e shihem e vetme aqë bil të vegël pa tatë" i thot Shën Mërisë gruaja arbëreshe çë i vdiq i shoqi e qëndrojti e vetme me aqë fëmilë.
"O Shën Mërizë e Favarës ëm ndihmë e zëmëri të duronj këta dhembje çë më siell plaksia çë ndienj mi kurmin tim" i thotë Shën Mërisë plaku arbëresh çë ndien se gjella e tij i vete kute rënduar e vete kute parë përpapa atij një errësi ashtù e zezë.
"O Shën Mërizë e Favarës bëm të përvistin të bëhem mirë" i thot Shën Mërisë arbëreshi i sëmur, çë ndien se sëmundja gjellën ja vete ku te losur.
"O Shën Mërizë e Favarës, bëm gracien të vinj edhé mua kopili, t'e kem edhé u burrin tim të më det mirë, të më mbronj, dhe të kem edhé u më të madhin gëzim çë mënd ket gruaja te kjò jetë, të jet thërritur: MEME" i thot Shën Mërisë kopilja arbëreshe çë shihet se vete ku te bënur e madhe e shihet pamartuame e marrë trëmbësije, një ditë, të gëndronj e vetme te shpia.
"O Shën Mërizë e Favarës ëm ndihmë e zëmëri te gjella gruas e martuame çë sot jam e zë fill u: të jem një soqe e nderme, e mirë e një mëmë si jé ti o mëma e Krishtit" i thot Shën Mërisë
kopilja arbëreshe te dita çë martohet.
"Nusja ime isht e bukurë dhe e pangarë si Shën Mëria e Favarës" thot kopili, dhëndërri, arbëresh, i çilit i vënj nder nuses e tij ngë gjen tjera fjalë më të plota se të thot se nusja e tij isht si Shën Mëria e Favarës.
Nga vit si sot te hora shom aqë vëllezërë arbëreshë çë vijën ka America e ka Gjermania, o ka mi tjer vende çë vijënë të shonë festën e të nderën Shën Mërinë, këta ftojën se me gjithë se kanë rrijtur te vende largu e të huajë Shën Mërinë e Favarës ng'e kanë harruar. Mënd thuhet se te gjithë vendet të jetës ku janë arbëreshë të horës e Kundisës, atjé nomatiset e parkaleset Shën Mëria e Favarës, ditë për ditë. Te dita e festës, te hora jonë Shën Mëria nderet e krëmtohet shumë mbrëmënet kur dilet Shën Mëria ka klisha vënë te avara. Shihen një shumizë kopilësh vën nënë avarës çë nga njëj i mëshon te krahu përçë isht e rëndë. Shihen kopilët çë qellën avarën me Shën Mërinë se me gjithë se janë të lodhët, të kute qellur avarën për hjimave e hjipjerve te udhët e horës, ftojënë aqë gëzim kute thërritur: PROFT SHEN MERIA E FAVARES!
Sot dita e festës e Shën Mërisë e Favarës te hora e Kundisës shihen shërbise çë ngë shihen te gjithë tjera ditë të gjithë vitit.
Vetëm si sot shihet klisha e Shën Mërisë ashtù plotë me gjinde te mesha pontifikalle.
Vetëm si sonde shihet një e tërë horë gjindesh, çë brënda ngë qëndron mosnjarì; gjithë çë ecën pas avarës me Shën Mërinë për udhëve e horës.
Te mosnjera ditë të vitit na arbëreshët e horës e Kundisës ndihemi të jemi ashtù vlezërë si te dita e sotme, përçë isht dita çë më shumë se tjerat ditë të vitit, ndihemi gjithë të jemi të bilët e kësaj mëmje shpirtore: Shën Mëria e Favarës.
Arbëreshi e horës e Kundisës ndien ashtù fortë e vënë në mesë zëmërës e tji, këtë mëmë, se si Shën Mërinë e Favarës e vërèn, me syt e zëmërës, mi lartarin te klisha e saje  me atë  sprehje
e mëmëshme: ashtù e bukurë dhe ashtù e t'ëmble me kryendullin te krahu ashtù i nduris përpara mendimit i tji, për gjithë gjellën e tij, gjithëherë, te gjithë herët dhe te gjithë vendet e jetës çë ai mënd ndodet.

(Otto settembre I - continua)  Calogero Raviotta


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