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giovedì 25 settembre 2014

Cuffarismo. Lo scandalo del 118 non era uno scandalo

La giunta di  Totò Cuffaro: Innocenzo Leontini, Carmelo Lo Monte, Antonio D’ Aquino, Francesco Scoma, Francesco Cascio, Fabio Granata, Michele Cimino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio e gli uomini che costituivano allora la "classe dirigente della Sicilia"  Santi Formica, Nino Dina, Giuseppe Basile, David Costa, Giuseppe Arcidiacono, Giancarlo Confalone, Angelo Moschetto, hanno tirato un respiro di sollievo.
Il collegio dei magistrati della Corte dei Conti d’appello, ha abbattuto cospicuamente il maxi risarcimento che era stato deciso per l’ex giunta regionale presieduta da Totò Cuffaro e per gli ex componenti della commissione regionale alla Sanità in merito all’aumento delle ambulanze e del personale del 118. 
Così la cifra da rimborsare, a carico dei 17 politici, (deputati regionali ed ex) è stata abbattuta da 730mila a circa 35mila euro a testa.
Una riduzione del 96 per cento.

Qualcuno interpreta la sentenza come un segnale che consente di continuare a malgovernare l'isola.
Alla fine –viene da pensare- a pagare non sono mai i politicanti (in genere arruffoni ed ignoranti) ma la gente, i contribuenti, i giovani che restano senza prospettive.
Si, il malgoverno appare come un buon affare che rende ai suoi autori.

La vicenda
Fra il 2005 e il 2006 lor signori erano stati condannati dai giudici della Corte dei Conti a rimborsare il danno erariale per 37 milioni di euro.

I giudici contabili contestavano un danno erariale per l’aumento illegittimo delle ambulanza da 167 a 280 e le migliaia di assunzioni alla Sise, la società che gestiva il 118, oggi Seus.

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