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lunedì 25 agosto 2014

Piana degli Albanesi. Una pagina del giornale "La Sicilia" dedicata a "Hora e arbëreshëvet"

UN TESORO TRA I MONTI
Piana degli Albanesi, poco più di seimila abitanti, è il centro più importante delle colonie albanofone in Sicilia. Dista da Palermo 24 chilometri. E’ situata, a 720 metri sul livello del mare, su un altopiano montuoso che si specchia su un lago artificiale realizzato negli anni ‘20.
Sede di Eparchia, è uno dei maggiori centri albanesi d’Italia ed ha mantenuto nel tempo pressoché intatte le proprie peculiarità etniche, d’origine. Per le qualità ambientali è stata inserita nei beni territoriali del Wwf e negli itinerari escursionistici di Sentieri Italia. A pochi chilometri di distanza, il mausoleo all’aperto in memoria delle vittime della Strage di Portella della Ginestra. La vallata è delimitata dall’imponenza dei monti Pizzuta, Kumeta, Maganoce e Xaravulli. E’ possibile visitare diversi siti di interesse naturalistico come la Grotta del Garrone, le Neviere e il canyon Honi scavato, tra i monti Kumeta e Maganoce, dal fiume Belice
Destro, il cui percorso è stato interrotto con la costruzione della Diga Guadalami. Altro punto di forza la Riserva naturale orientata Serre della Pizzuta.

PIANA DEGLI ALBANESI, IL PAESE DAI RICAMI D’ORO
La prima cosa che stupisce il visitatore di Piana degli Albanesi è lo splendore dei ricami in oro del costume tradizionale femminile. Tra le comunità albanesi d’Italia è sicuramente il più bello. Tramandato di madre in figlia, viene indossato nelle feste religiose come l’Epifania, le grandi festività della Settimana Santa e della Pasqua o in occasioni particolari come matrimoni e battesimi. Per la finezza e il pregio dei ricami in oro, il colore vivace dei tessuti, il costume tradizionale desta l’ammirazione dei turisti.
Gli abiti sono composti da un’ampia gonna ricamata in oro o argento con motivi floreali e stretta in vita da una cintura di argento, costituita da maglie finemente cesellate con al centro, scolpita in rilievo, la statua della Madonna Odigitria, di San Giorgio o di San Demetrio. Sopra la camicia di cotone bianco ricamato con ampie maniche viene indossato un corpetto di seta rosso, ricamato in oro. Sul capo infine un fiocco, pure ricamato in oro, a tre o quattro petali. L’abito della sposa è ancora più ricco, caratterizzato dal velo (sqepi) e dal copricapo (keza), simbolo del nuovo stato.

Il linguista Matteo Mandalà«Paradossalmente oggi i giovani su Fb scrivono in albanese, pur con termini derivati dall’italiano e gravi errori grammaticali: ma dimostrano la volontà di mantenere la propria diversità in un mondo globalizzato»


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