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venerdì 25 luglio 2014

Sanità in Sicilia. Guai a capitare nell'Ospedale che non è più Ospedale ma stipendificio

In Sicilia è operante da quattro anni nella sanità il Piano di rientro. In qualsiasi parte del paese Piano di rientro significa tagliare gli sprechi, da noi significa non garantire affatto né qualità né  quantità minima  delle prestazioni. Può infatti significare tenere per dodici giorni ricoverato un paziente e non somministrargli nessuna, ripetiamo nessuna, prestazione che il poveretto si attenderebbe dall’Ospedale.
Eppure accendiamo i tg di regime e ascoltiamo i mezzi-busti che annunciano l’ultimo sogno dei politicanti di basso profilo della nostra regione che annunciano l’attivazione di nuovi servizi.
Chissà per chi !
Di certo non per i pazienti che in Ospedale si recano perché convinti di poter essere aiutati, curati.
Se qualcuno dei poveretti che capita in Ospedale fa osservare che dopo dodici giorni di ricovero attende ancora di essere curato subito il primario di turno spiega che a causa della spending review gli è impedito di poter tenere come si dovrebbe l’unità operative che gli è affidata.
Se il poveretto eccepisce che forse sarebbe bene –allora- bloccare l’accesso all’Ospedale che non funge da Ospedale ma da stipendificio con  un'offerta di salute solamente virtuale, fatta per lo più di comunicati stampa e tagli di nastro, si sente dire che già si sta interessando l’onorevole xy presso l’assessorato per sbloccare la situazione.
Quale è la verità ?
Ai contribuenti, ai malati dell’isola si stanno facendo pagare gli sperperi degli ultimi vent'anni, gli ampliamenti megagalattici di piccoli ospedaletti divenuti immensi e grandiosi ma … tutti corridoi, sale, saloni inutili dove è facile che i parenti dei malati si smarriscano nel tentativo di tentare di uscire dagli ingegnosi labirinti costati miliardi di lire, milioni e milioni di euro, ma inadeguati alla funzione di “c-u-r-a-r-e” chi ivi si reca.
La salute dei cittadini è da noi un bene barattabile da sempre elettoralmente. Agli onorevoli serve far appaltare nuovi ampliamenti e costruzioni di padiglioni ben sapendo che la sanità dei nostri giorni non necessita di ospedaletti in ogni paesino o in ogni distretto, ma di Centri efficienti almeno in ogni capoluogo di provincia.
Mai nessun onorevole che si occupa dell’ospedaletto di un centro di provincia ha tenuto a cuore le sorti del malato, bensì quelli dei suoi clienti e/o galoppini.
-Comprare le cose che servono e posizionarle laddove rendono (al di là dei capricci o le inettitudini di alcuni primari ),
-centralizzare le gare per bacini territoriali su beni e servizi ed evitare la lievitazione dei costi e la tentazione di lucrarci sopra,
-accorpare reparti con indice di occupazione di posti letto scadente,
dovrebbero essere le strategie irrinunciabili e che proprio oggi capita di leggere sui giornali dell’isola (La Sicilia).
Ed invece l’onorevole ed i politicanti affiancati da pseudo-sindacalisti da quattro soldi invocano  
-l’autonomia paranoide,
-il narcisismo irriducibile di alcuni gestori delle cosa pubblica,
-le guerre sante in cui vengono aizzati gli inconsapevoli cittadini del dover mantenere ospedali e strutture  tanto costose quanto inutili e pericolose sia per i malati che per i contribuenti.
I corsi alla Bocconi e gli studi di economia sanitaria seguiti dai managers appena insediatisi non bastano di fronte alla scarsa coerenza interna del processo avviato dagli onorevoli-padrini,  dai veti incrociati, dai vincoli e persino da privilegi più anacronistici di fronte alla mancata cura di chi disgraziatamente finisce in un Ospedale.
La cosa grave resta quella che al poveretto non viene mai detto chiaramente che in quell’Ospedale, in quel reparto, non verrà mai curato. Devono essere i parenti del malato a capire che dopo dodici giorni di inutile degenza conviene provare a ricoverare il malato in un vero Ospedale, nel capoluogo.
Servirebbe trasparenza ma … . 
La disfunzione per l'ammalato ha un volto preciso, quello dell'operatore che gli sta di fronte e che disonestamente lo scontenta, ma questi non può dirgli che li si riscuotono stipendi e non si curano ammalati.
L’operatore è purtroppo pure lui vittima di un sistema politicizzato ma carente in materia medico-sanitaria che  promette ma non da i servizi dovuti.

Nell’Ospedale di provincia il protettore è il politicante non chi si intende di medicina.

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