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martedì 17 giugno 2014

Trasparenza. Controllare l'operato di una Amministrazione Pubblica non è solo compito dei consiglieri comunali. Qualsiasi cittadino deve poter disporre delle informazioni necessarie a valutare

I Comuni rispettano il dettato legislativo sulla “trasparenza” ?
Si può tranquillamente dire di no, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. 
come ... una casa di vetro
Alcuni Comuni colti nel vizietto dell’inadempienza si giustificano dicendo che in sede di aggiornamento dei Piani triennali di Prevenzione della corruzione (e del Piano connesso per la trasparenza) rimedieranno alle “lacune”.

Come si fa a scoprire gli Enti inadempienti ?
Esistono vari strumenti a disposizione dei cittadini e miranti a sollecitare i loro amministratori locali ad essere solleciti rispetto al “grande valore” dei nostri giorni e che si chiama “Trasparenza”.
1)      La Bussola della trasparenza, che segnala l’adesione o meno al dettato normativo;
2)      Il “diritto di accesso civico” che sancisce la collaborazione con i cittadini, che possono chiedere qualsiasi informazione fra quelle obbligatoriamente pubblicate nel sito dell’Amministrazione, senza alcuna condizione, possono segnalare mancanze, dare suggerimenti e così via.

Esistono in buona sostanza -anche- dei controlli abbastanza efficaci per indurre gli amministratori pubblici ad essere trasparenti. Quando ciò non avviene è perché ai cittadini non interessa che i loro sindaci, assessori e funzionari siano “trasparenti”. 
La colpa non è quindi dei soli amministratori ma pure dei cittadini.

La Bussola, per dire, consente di verificare se il sito del proprio Comune (o di qualunque altro) contiene le informazioni che devono –obbligatoriamente- essere pubblicate. 
C’è però un limite: la Bussola si ferma a verificare i titoli delle sezioni e verifica la coincidenza con le prescrizioni di legge. Se oltre al titolo poi manca il “contenuto” è il cittadino che deve passare alla doverosa denuncia della lacuna.
L’Anac (l’autorità anti corruzione) proprio di recente ha fatto sapere che sta eseguendo una verifica per scoprire i soliti “furbetti” italiani che hanno postato i titoli ma non i contenuti.
Esistono pure Comuni che disgregano i contenuti ed invece di posizionarli lì dove devono stare li mettono dove non devono stare o dove non è facile raggiungerli.
Per indurre un Ente ad essere “trasparente” a questo punto è bene che il cittadino conosca i ruoli e le funzioni e le responsabilità della macchina amministrativa. 
I funzionari, il responsabile della trasparenza, i Capi delle strutture organizzative, come l’Oiv (Organismo indipendente di valutazione) hanno ciascuno responsabilità su ciò che viene o non viene reso pubblico. 
Il dgl 33/2013 (trasparenza) è infatti strettamente collegato al d.lgs 150 (performance disciplinare).

Nessuno ignora che i piccoli comuni si trovano in difficoltà a gestire una grande massa di informazioni da mettere nella disponibilità dei cittadini. 
Nei piccoli comuni fino a pochi anni fa la regola era la segretezza non la “trasparenza”; si tratta quindi di portare a compimento una vera e propria modifica della “forma mentis”.
Cosa sono chiamati a fare i Comuni se non vogliono incorrere nelle pesanti sanzioni previste dalla normativa ?
-dovrebbero passare scrupolosamente in rassegna tutte le valutazioni riportate sulla Bussola,
-verificare se l’informazione è presente, se è stata inserita correttamente, se è stata purtroppo suddivisa, se ci sono errori nei titoli, se per ogni adempimento sono stati individuati i soggetti responsabili del trattamento delle informazioni etc. etc.


In Italia siamo –lo sappiamo- nel paese di Arlecchino motivo percui esistono Enti che non forniscono le dovute informazioni perché contrasterebbero -a sentir loro- con la normativa sulla privacy. 
Così non è. 
Tutte le informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 devono essere fornite: dura lex sed lex.

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