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sabato 21 giugno 2014

La ricchezza privata è un furto ?

I ricchi, sempre più pochi, diventano sempre più ricchi; e i poveri, sempre di più, diventano sempre più poveri. 
Lo scrive non il teorico del socialismo scientifico  ma il Ministero dell'Economia, che  ha diffuso pochi giorni fà i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2012.

Secondo il Ministero, 
solo il 5% dei contribuenti con i redditi più alti dichiara il 22,7% della ricchezza complessiva, 
mentre oltre la metà dei contribuenti guadagna meno di 15.654 euro l'anno

Al netto dei dati falsati dall'evasione fiscale, siamo quindi di fronte ad un macello sociale; a una moderna satrapia, dove, a una minoranza di grandi possidenti, si contrappongono le mitiche masse (storiche) che marciano sempre più lontano dal Sol dell'Avvenir e dalla prosperità.
E’ -verosimilmente- il frutto amaro della società liberista.  Eppure –per chi ama la Storia- la Chiesa cattolica (non l’insieme del Cristianesimo) nel passato ha criticato sia il liberismo che il suo avversario, il socialismo (nelle sue varie espressioni).

Ma il Cristianesimo, rispetto alla ricchezza come si posto ?
Dagli atti degli apostoli sappiamo bene come il Cristianesimo delle origini si poneva davanti al serio problema che proviene dalla ricchezza. 
Sin dalle origini le prime comunità misero i beni in comune e ne godevano secondo i propri bisogni. Pietro fu severo nei confronti di coloro che tendevano a mantenere dei beni privati all’esterno della massa comune. 
Il socialismo fu quindi sperimentato dalla stessa comunità apostolica.
Già qualche secolo dopo l’esperimento dovette essere fallito se Origene (Padre vissuto nel terzo secolo) distingue fra ricchi e poveri e rivolgendosi ai primi li invita a far parte dei beni materiali coi poveri per aver parte ai loro (dei poveri) beni spirituali.
S. Giovanni Crisostomo,  un secolo ancora più in avanti quando il mondo (L’Impero ) si professa Cristiano, avvisa che la povertà interiore è necessaria, ma non sufficiente: occorre aiutare i poveri con le proprie ricchezze. 
E’ segno che il Cristianesimo ormai si è rassegnato alla distinzione fra ricchi e poveri.
S. Basilio (nato nel 330) richiama i padri di famiglia a disfarsi della ricchezza - intesa però come il superfluo - per non andare contro il comando dell’amore, che esige una certa uguaglianza tra gli uomini. La sollecitudine per i figli –scrive- non deve essere un pretesto per trascurare l’ordine del Signore!
San Basilio, va ricordato,  è colui che creò, fece sorgere, i primi Ospedali dove potessero essere curati i poveri e gli ammalati.

Con questi tagli di orizzonte pare di poter dire che il Cristianesimo delle origini provò a tratteggiare modelli di vita in senso socialista, ma non insistette molto perché la natura dell’uomo mira all’autoconservazione individualistica.

Conclusione
Escludendo i comportamenti anticristiani di tantissimi Papi e prelati del medioevo, fino a coloro che hanno immaginato i Papi con il tri-regno in testa ed hanno avuto la capacità di immaginare ed inventare  l’Ior, possiamo sostenere che i cristiani, di fatto, hanno cercato di comprendere, interpretare e vivere secondo le diverse circostanze il messaggio del Nazareno (che non possedeva neanche una pietra su cui poggiare il capo per dormire) con maggiore o minore difficoltà - sempre comunque rigettando,  a parole, l’attrazione per la ricchezza e per il possesso che danneggiano i poveri del mondo.
Poveri del mondo che sono tali perché –oggi- esistono,  come ci ricorda il nostro Ministero dell’Economia,  i sempre più pochi ricchi, che diventano sempre più ricchi, a fronte dei sempre più numerosi poveri che diventano sempre più poveri.

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