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lunedì 23 giugno 2014

La nostra Sicilia. Una carrellata dai Borboni al crocettismo n. 3

La Storia dell'isola
L'Opposizione all'unificazione con il regno di Napoli
Riepilogo 
Dopo avere tratteggiato l'affiorare nelle classi dirigenti dell'isola, quelle baronali specialmente, del gattopardismo, e come i regnanti Borboni -pressati dagli inglesi- abbiano concesso nel 1812 la Costituzione che salvaguardava i patrimoni dei "gattopardi" ed anzi li immetteva integri nello scenario del nuovo mondo post-illuministico. 
I patrimoni dei baroni da "feudi" del vecchio regime divennero infatti "proprietà privata" e con questa operazione la gran parte degli antichi "usi civici" perdettero la loro consistenza socio-economica e pure giuridica. 
Il lettore tenga presente questa prima, grande, vittoria del gattopardismo, ottenuta nei confronti dei governanti Borboni con la Costituzione del 1812. Il gattopartismo continuerà a vincere -in Sicilia- tutte le sue battaglie.
Dall'ancien regime alla società borghese i baroni -solo in Sicilia- passarono indenni e senza danno alcuno. Tutto era cambiato, ma tutto era rimasto come prima.

L'avversione dei Borboni nei confronti dei baroni rimase comunque invariata, ed essi proseguirono nella politica riformista tendente a far dimenticare il vecchio mondo feudale. 
Nel 1816, comunque, Ferdinando revocò la Costituzione del "regno di Sicilia" e fece un unico regno con i domini continentali e con quelli insulari.

In Sicilia la decisione di Ferdinando non venne accolta con favore: anzi da allora, proprio la Costituzione del 1812 e la rivendicazione della perduta autonomia divennero il fulcro delle aspirazioni politiche
-della borghesia sia urbana che rurale (che invece dal Caracciolo in poi era sempre stata filo-borbonica)
-dell'aristocrazia ex-feudale (che si vede riabilitata ad accrescere l'avversione nei confronti dei Borboni pure dai ceti borghesi e da quelli popolari).

In Sicilia nasce proprio in questo periodo il "movimento autonomistico" che permarrà vivo pure durante lo Stato unitario e fino al 1948, quando quel movimento (divenuto in parte separatista) otterrà da Roma l'agognato Statuto Speciale.

E' interessante notare come i "gattopardi" divenuti "grandi proprietari terrieri" da feudatari che erano abbiano intrapreso pure per vie giudiziarie, ed in gran parte ottenuto, la revoca gratuita degli usi civici e così facendo abbiano accresciuto la miseria delle masse contadine nelle campagne. Il malessere della campagna sarà -tuttavia- sfruttato da allora in poi, e nei limiti in cui le condizioni lo permetteranno, dai "gattopardi" come massa di manovra contro Napoli perchè venga concessa l'autonomia.

Quando nel 1820, si ebbero a Napoli i primi moti carbonari, anche Palermo insorse, rivendicando l'autonomia e la Costituzione del 1812.
Il moto, su istigazione iniziale dei grandi proprietari terrieri (da adesso latifondisti), si estese  alle campagne  e si caricò, anche a Contessa, di contenuti economici e sociali che resero particolarmente acuta  la tensione con Napoli e con gli stessi latifondisti. 
A Contessa sono i membri del ceto dei civile a rivendicare il pagamento, a favore del Comune, dei diritti civici che insistevano sugli antichi feudi e che i "grandi proprietari" puntavano ad incorporare -gratuitamente- nella loro "proprietà borghese".

Il governo costituzionale di Palermo costituito dagli insorti borghesi e aristocratici (era il 23 giugno del 1820, ossia 192 anni fà, proprio come oggi) preferì reprimere i moti dei contadini dell'interno dell'isola (Contessa compresa) piuttosto che unificare le forze contadine contro Napoli. 
Era sorto comunque nelle nostre zone, Contessa, ma anche altrove (Caltanissetta etc.) l'embrione di quello che diventerà il "movimento contadino".

Vedremo in seguito che col ritorno in Sicilia dei Borboni il vincolo di alleanza fra questi e le forze più dinamiche dell'isola (il cosiddetto ceto civile) non si allenterà, anzi si rafforzerà sempre in funzione anti-baronale. I Borboni emaneranno una serie di leggi perchè nelle campagne gli usi civici vengano o ripristinati o, almeno, pagati ai Comuni dai nuovi e moderni "grandi proprietari".
A Contessa saranno sempre i Lo Iacono a guidare la lotta per il pagamento degli antichi "usi civici" che gli albanesi nel 1520 avevano avuto riconosciuti da Alfonso Cardona nei "capitoli".
L'ultimo dei Lo Iacono ad avere condotto con grande impegno questa lotta è stato "Don Ciccio", ex sindaco, dirigente del movimento cooperativistico locale, antifascista, morto nell'immediato dopo-terremoto. Avremo modo di parlare di Don Ciccio Lo Iacono.

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