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venerdì 20 giugno 2014

I DISCENDENTI DEL NOBILE SCANDERBEG A MAZARA DEL VALLO ... ... di Calogero Raviotta

Credo che possa risultare interessante, per quanti vogliono conoscere particolari aspetti e momenti della storia di Contessa, leggere il testo del prof. Alberto Rizzo, noto a Mazara del Vallo sia come studioso di storia locale oltre sia come valido docente nelle scuole medie. Ho incontrato più volte il prof. Rizzo a Mazara, che mi ha mostrato una raccolta di documenti e pubblicazioni riguardanti gli Albanesi d'Italia ed a lungo mi ha parlato del suo interesse per la storia dei siculo-albanesi e delle numerose testimonianze del rito bizantino in Sicilia.Il testo di seguito riportato  è stato già diffuso a Contessa ed a Mazara, a cura dell'Associazione Culturale "Nicolò Chetta", non solo per rendere un riconoscente omaggio alla memoria dell'Avv. Rizzo, che da qualche anno non é più tra noi, ma anche per far conoscere il legame storico-culturale che unisce Contessa a Mazara.
Calogero Raviotta
"Nella verde campagna mazarese, verso Occidente, ricca di pampinose viti, di oliveti dalle argentee foglie, di una immensa estesa di biondeggianti messi, al cospetto dell'azzurro Mediterraneo, coperto da un cielo di cobalto, stette nei secoli passati il Casale di Bizyr, volgarmente detto fino ai nostri giorni il Casale del Vescovo.
Gli abitanti di Mazara e Petrosino, che da secoli dissodano quelle fertili contrade, con proficuo lavoro, non solo migliorano le loro condizioni economiche e domestiche, ma anche contribuiscono quotidianamente alla bonifica del vasto territorio, posseduto originariamente dalla mensa vescovile, sin dal 1093, ed incluso nel diploma ruggeriano di fondazione della chiesa Cattedrale di Mazara.
La più antica colonia albanese di Sicilia, cioè quella di Contessa Entellina, costituì la prima colonia militare dislocata a difesa della costa siciliana presso Mazara e precisamente nel casale di Bizyr nel 1448, essendo ancora vivente il glorioso principe Scanderbeg.
La Colonia militare però, dopo appena un biennio, cioè nel 1450, nel pontificato di Bessarione, monaco basiliano, cardinale niceno, arcivescovo sipontino, trentatreesimo vescovo di Mazara, tanto calorosamente accetta dal dottissimo prelato, cessato il pericolo della presunta invasione angioina, di passare nei domini della potente signora donna Caterina Cardona, dove fondò  Contessa Entellina.
Ci pare ancora di ascoltare il canto dolce e malinconico di quella colonia primigenia a ricordo dell'Albania abbandonata sotto la schiavitù turca:


O bella Morea                                                       
come ti lasciai e mai più ti vidi.                              
Colà ho lasciato il signor padre,       
colà ho lasciato la signora madre,    
Colà ho lasciato anche il fratel mio.             
O bella Morea,                                   
come ti lasciai e mai più di vidi. 


O e bukura Moré,
Si të lëra e më ngë t'pe.
Atjé lëra u zotin tatë,
Atjé lëra u zonjën mëmë,
Atié lëra edhé t'im vëlla.
O e bukura Moré,


Si të lëra e më ngë t'pe.

 Eppure sono trascorsi più di cinquecento anni (!) e sembra ieri.
Cessate queste esigenze militari molti bizyrioti (così sono chiamati gli abitanti del casale Bizyr), si stabilirono nella nostra isola e fra questi rimasero alcune famiglie albanesi, di cui in carte posteriori, però tardive, troviamo alcuni cognomi, che, per dovere, ricordiamo:
 Camarda, Chetta, Stassi, Bisurci, Di Giovanni (soprannominata Sciovanni), Accardo, Perniciaro, Petta, Vinci, Ferrara, Matranga, Ferrante, Mandalà, Ciambra, Salvo, Bua e tante altre famiglie di cui omettiamo il nome per ragioni di brevità.
Spetta dunque all'inclita nostra città di Mazara l'onore di aver ospitato il primo nucleo di colonie albanesi, futuri colonizzatori di Contessa Entellina.
Anche se poche, sono rimaste alcune tracce dei bizyrioti nella nostra città. Sin da quei lontani tempi, durante la Settimana Santa, il diacono greco, nella domenica delle palme, intonava l'evangelo in lingua greca, seguito da un fragoroso applauso dei pochi membri della comunità albanese.
Altra solennità mai dimenticata dal popolo era la processione litanica, che dalla chiesa di tutti i Santi, nella contrada del Bagno, si recava alla Madonna delle Giummare per celebrarvi la festa della restituzione delle sacre immagini: Domenica dell'Ortodossia.
Altra solennità era quella del 15 agosto che partiva dall'omonima chiesa sunnominata e si recava all'abazia delle Giummare per celebrarvi la festa della "KIMISIS TIS PARTHENUS".
Nelle immediate adiacenze del casale Bizyr, altre due chiese esistettero intitolate una al santo taumaturgo Nicola di Bari e l'altra in onore dell'arcangelo San Michele.
In quelle chiese ciriache il clero presente recitava le preci di San Giorgio megalomartire, mentre le Sacre Vergini dell'archistratega Michele concludevano la giornata recitando  gli inni di Santa Macrina.
Ancora  ricordiamo Atanasio Schirò di Contessa, celebre per la sua profonda conoscenza teologica, che predicò un quaresimale rimasto celebre negli annali della Cattedrale e che quei padri Capitolari hanno mandato alle stampe.
Ma la tradizione non si é mai interrotta con questa gloriosa Chiesa orientale, tanto che nelle feste solenni della riapertura della Cattedrale di Mazara, Mons. Nicolò Maria Audino chiuse questa assise ecclesiastica con una Messa Solenne Pontificale in rito greco, celebrata da S.E. Rev.ma Mons. Paolo Schirò.
L'ultima testimonianza dei rapporti della chiesa di Mazara con quella italo-albanese é recente: nel mese di agosto 1983, il nostro  venerato  pastore  mons.  Costantino  Trapani, uno fra i vescovi della Sicilia antesignano di tutti i fratelli cristiani, invitò mons. Lupinacci, Eparca di Piana degli Albanesi, a celebrare le glorie del megalomartire VITO, nostro concittadino e patrono principale.
Un avvenimento religioso che trovò particolare gradimento sia nel clero che nei numerosi fedeli presenti al solenne pontificale in rito greco-bizantino.          
(Prof. Alberto Rizzo)

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