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domenica 11 maggio 2014

Processione di S. Michele Arcangelo l’otto maggio a Contessa Entellina ... ... di Calogero Raviotta

Notizie storiche,  tradizione religiosa, processione e statua
Statua e processione di S. Michele Arcangelo a Contessa
Non sono noti nè la data né il nome dello scultore della statua di S. Michele Arcangelo, che  però è esposta al culto, nella prima metà del secolo XIX, come attesta il canonico Atanasio Schirò nella sua monografia su Contessa Entellina: dopo la ricostruzione della chiesa della Madonna della Favara, in parte crollata nel 1843, sono acquistate la statua di S. Francesco e di S. Antonio, mentre sono già esposte al culto altre quattro statue di cui si ignora l’autore e la data in cui sono scolpite (Madonna della Favara, S. Pietro, S. Pasquale e S. Michele Arcangelo).
La statua di legno (un metro e 50 centimetri di altezza circa), presenta S. Michele in atteggiamento da combattente: espressione del viso di un giovanetto, vestito da soldato, braccio destro sollevato che impugna la spada, elmo sul capo, sotto il quale scendono a fianco del volto ciocche di capelli a riccioli, scudo retto dalla mano sinistra con la scritta “Quis ut Deus–Chi come Dio?”,  mantello militare che scende sulle spalle, piedi poggiati su un mostro arrotolato (il demonio).
Sulla base di queste caratteristiche si presume che la statua sia stata scolpita nel secolo XVII, a Chiusa Sclafani, nello stesso periodo in cui fu scolpita la statua della Madonna della Favara (1652).
La statua di S. Michele Arcangelo, qualche decennio addietro, era stata tolta dalla sua nicchia (prima cappella a destra, entrando nella chiesa della Madonna della Favara), dove è stata da qualche anno ricollocata. Recentemente la statua è stata restaurata e su iniziativa dei Michele, nati e residenti a Contessa,  il 29 settembre del 2013 è stata portata in processione.

Notizie storiche e riflessioni conclusive

Da quanto finora sopra esposto emerge che il culto di S. Michele Arcangelo, nella devozione popolare, ha sempre occupato un posto di particolare rilevanza già dai primi decenni dell’insediamento dei soldati e dei profughi albanesi nel casale di Contessa: nel secolo XVII a S. Michele Arcangelo era già dedicato un altare (!) e, fino alla metà del secolo scorso, a Contessa ogni anno si celebrava la sua festa, portando in processione la sua statua l’otto maggio.
S. Michele in tutte le località limitrofe a Contessa viene celebrato il 29 settembre, come previsto dal calendario liturgico romano, a Contessa invece l’otto maggio, che non coincide né con la ricorrenza festiva prevista dal calendario di rito bizantino né con la ricorrenza festiva prevista dal calendario di rito romano.
Quale legame esiste tra Contessa ed il santuario di S. Michele al Gargano, dove appunto si celebra fin dal Medioevo la processione l’otto maggio? Certamente questo legame si basa su motivazioni religiose o storiche, che di seguito sono esposte.
Come è noto, le prime comunità albanesi sorgono in Italia a seguito di eventi militari. In Sicilia nel 1450, alcuni soldati  albanesi, che, per due anni avevano prestato servizio per il re di Napoli nel castello di Bisiri (Mazara del Vallo), si stabiliscono nei casali di Contessa, Mezzojuso e Palazzo Adriano. Nella regione pugliese invece, dopo  il prezioso aiuto assicurato  al re di Napoli contro gli Angioini, le cui truppe furono sconfitte  nel 1461, alcuni soldati albanesi, con le loro famiglie, si stabiliscono in feudi concessi dal re di Napoli a Scanderbeg. Con ulteriori concessioni reali sorgono nuove colonie albanesi in altre località pugliesi dal 1464 al 1470, principalmente nel territorio del foggiano e del tarantino, ed in particolare dopo la morte di Scanderbeg (1468) e la conseguente  occupazione della Albania da parte dei Turchi.
Molti  profughi albanesi, stabilitisi nelle terre concesse a Scanderbeg  (Monte  S. Angelo,  Monterotondo, Trani  e  S. Giovanni), si trasferiscono però in altre località della Puglia e del Regno di Napoli, quando questi feudi, ereditati da Giovanni Castriota, figlio di Scanderbeg, vengono permutati nel 1485 con i feudi di Soleto e di S. Pietro in Galatina con gli stessi privilegi.
Gli Albanesi, che abbandonano i predetti feudi di Scanderbeg, si trasferiscono preferibilmente in casali ricostruiti o ripopolati da altri albanesi, per poter più facilmente conservare la loro identità religiosa, etnica e culturale. 
I piccoli nuclei di Albanesi, che si stabiliscono in località già abitate da popolazione locale, ben presto infatti vengono assimilati e conseguentemente perdono la loro identità, mentre la conservano gli Albanesi che costituiscono la popolazione esclusiva o  prevalente dei casali da loro ricostruiti o ripopolati, dando origine alle colonie arbëreshë, dove possono liberamente praticare lingua, rito, costumi e usi propri.
Certamente alcune famiglie albanesi, provenienti dal feudo di Monte S. Angelo e stabilitisi in altre località provvisoriamente, raggiunsero anche la Sicilia ed in particolare il casale di Contessa, dove portarono il culto di S. Michele, dedicandogli successivamente anche un altare nella cappella della Madonna della Favara e celebrando la sua festa l’otto maggio, nella ricorrenza della sua apparizione nella grotta del Gargano, secondo la tradizione ancor oggi viva nel noto santuario pugliese.
La provenienza dalle comunità albanesi del foggiano di alcuni “contessioti” trova qualche riscontro anche nell’affinità presente sia nella toponomastica e nella onomastica sia nel glossario e nella fonetica della lingua arbëreshe, parlata a Contessa  e nelle comunità di Chieuti e Casalvecchio di Puglia, in provincia di Foggia, poco distanti da Monte S. Michele.

Nota – La plurisecolare devozione popolare dedicata a S. Michele Arcangelo  è quasi scomparsa negli ultimi decenni, rimane invece la fiera dell’otto maggio (mercato per il bestiame e la mercanzia), istituita con decreto reale del 10 gennaio 1845.
Nessun legame quindi esiste tra il culto e la festa dedicata a S. Michele, che ha origini antiche, e la fiera, istituita in tempi recenti.
La presente descrizione sarà aggiornata con ulteriori elementi derivanti da riscontri e ricerche in corso.
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B i b l i o g r a f i a (testi più significativi consultati)
-    S. Gassisi, “Contributo alla Storia del rito greco in Italia”, in “Roma e l’Oriente”,       Grottaferrata, 1914
-    G. Gabrielli, “Colonie e lingue di Grecia e di Albania in Puglia”, 1939
-    Pasquale Pandolfini, Albania e Puglia: vicende storiche, politiche e religiose fra le
     due sponde dell’Adriatico”, Biblos, Anno XIV, n.28 (2007) – Biblioteca “G. Schirò”
     di Piana degli Albanesi
     -    "Sull'origine e fondazione del Comune di Contessa, colonia greco-albanese della Sicilia" di   Spiridione Lojacono (Palermo, 1880)
     -    “Memorie storiche su Contessa Entellina" di Atanasio Schirò,  (Palermo, 1904 - opera postuma        a cura del canonico Nicolò Genovese)
     -    “Guida illustrata delle colonie albanesi in Sicilia: Contessa Entellina" di Alessandro Schirò,   (Palermo nel 1923)
     -    “Contessa Entellina nel XX secolo” di Calogero Raviotta (Contessa Entellina, 2001).


(parte II - Fine)

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