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martedì 18 marzo 2014

Aspettando il nuovo Eparca (n. 45)

Di papa Bergoglio, l’uomo, venuto dalla fine del mondo, si dice che abbia le idee chiare su come portare la Chiesa di Roma in prossimità dei cristiani, intendo dire, dei credenti, smontando pezzo per pezzo quelle barriere che li hanno allontanati ogni giorno di più.
La sua forza morale discende dalla comunicazione semplice, diretta ed efficace, che consente di farsi capire da chiunque. Gli basta l’espressione del viso prima ancora che la parola.

E’  questa capacità di trasmettere messaggi rapidi come frecce, che ha creato nelle gerarchie vaticane grande scompiglio, molte paura, rischi di carriere.

E’ un innovatore ed è anche un gesuita, cioè “ascolta tutti e decide da solo”. Non tiene conto di equilibri e di interessi privati contrapposti. Va dritto per la sua strada.


A Piana degli Albanesi avremo una figura che sappia essere Eparca della gente, di quella che clericale non è, di quella che è semplicemente credente, ed anche di quella che da tempo ha abbandonato la Chiesa dopo essersi stufata del clericalismo fine a se stesso ?

Bergoglio è venuto dalla fine del mondo. 
Proprio per questa ragione in Vaticano non gli interessa di salvaguardare  né i grovigli di corruzione, che dai tempi di Marcinkus fanno scappare le persone oneste dalle Curie, né la salvaguardia delle carriere di quei prelati che da tempo sono in attesa di una berretta cardinalizia o di conquistare un posto al sole all’interno della Cei.
Bergoglio scavalca tutte le strutture e le gerarchie e dialoga direttamente con la gente (credenti e non, cristiani e non, islamici compresi). Ammonisce la gente ad “immischiarsi”, partecipare, controllare le istituzioni, sia quelle civili che quelle religiose. Invita tutti ad essere cittadini nello stato e credenti nelle diocesi, nelle eparchie, e nelle Conferenze episcopali.
Proprio il contrario di quanto qualche amico -in spirito di amicizia e sincerità- ci suggerisce di comportarci nella rubrica “Aspettando il nuovo Eparca”.
A noi non interessa se il nuovo Eparca verrà dalla fine del mondo o da Castagnola (il borgo semi-disabitato di Contessa Entellina), però vorremmo che si tratti di una figura che nel giro di un anno sia in condizione di conoscere una per una le 15/20.000 persone della piccola Eparchia e sappia distribuire la buona “Parola” nella consapevolezza di come è composto il suo piccolo gregge. 
In pratica, ci piacerebbe che stia il meno possibile nel palazzo episcopale di Piana degli Albanesi e sappia mandare pure i suoi collaboratori-sacerdoti lì dove finora si sono rifiutati di andare, convinti come erano (e forse ancora sono) che stando vicino al Palazzo si può migliorare la carriera.
L’Eparca che venga da vicino o da lontano continui ad essere sacerdote stando il meno possibile dentro al Palazzo Episcopale è di più nei borghi o nei paesi che vanno rendendosi disabitati per motivazioni di ordine socio-economiche. 

L’Eparca-voce della gente e Parola per la gente.
Sul solco di Papa Francesco.

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