StatCounter

martedì 18 febbraio 2014

Lo sapete che la Madonna della Favara è un' Odigitria e che…. ......... di Calogero Raviotta

Il titolo del presente testo è anche il titolo di una monografia di Calogero Raviotta, realizzata nell’ambito del progetto culturale “Kuntisa, hora e gluha jonë” (Contessa Entellina, il nostro paese e la nostra lingua) dell’Associazione “Nicolò Chetta”, presentata al Centro Culturale Parrocchiale il 17 dicembre del 2008. La monografia, recentemente aggiornata, si propone di far conoscere, in maniera sintetica ma esauriente, dati e notizie sulla della Madonna della Favara. Quando si parla della Madonna della Favara per i contessioti l’argomento può riguardare vari eventi, opere, luoghi ed istituzioni con particolare riferimento a:
-    immagine della Madonna trovata presso la sorgente Favara
-    chiesa costruita nelle vicinanze della fontana per custodire tale immagine
-    confraternita costituita da alcuni devoti della Madonna nel 1603
-    festa celebrata l’otto settembre a Contessa Entellina
-    parrocchia “Maria SS. della Favara”
-    vara per portare in processione la statua della Madonna
-    fontana dove fu trovata l’immagine della Madonna
-    quartiere formatosi attorno alla chiesa della Madonna della Favara.
Il testo di seguito riportato riguarda dati, notizie e riflessioni sull'immagine della Madonna della Favara, mentre gli altri aspetti sopra elencati saranno descritti nelle prossime settimane.

La Madonna della Favara, venerata dai contessioti, secondo quanto risulta dalla memoria popolare, da documenti ecclesiastici e da altre fonti, è anche nota con le sguenti definizioni: Odigitria di Calatamauro, Madonna del Muro, S. Maria della Fonte, Shën Mëria e Kroit, Shënbria e Favarës, Odhghtria ths phghs, S. Maria delle Grazie, Maria SS. della Favara.
Il mosaico “VERGINE con BAMBINO di Calatamauro”, conosciuto anche come “Madonna Odigitria di Calatamauro” oggi conservato presso la Galleria Regionale della Sicilia (Palermo, via Alloro, secondo la prof.ssa Maria Andaloro “risale al secolo XIII, seconda metà, ed é stato eseguito da maestranze bizantine: pura testimonianza della pittura bizantina di ambito protopaleologico, con grado di maturazione stilistica e di padronanza dei processi tecnico-esecutivi del tutto eccezionali. Eseguito da mosaicisti greco-costantinopolitani di cultura affine a quelli che a Messina compirono i mosaici già nella chiesa di S. Gregorio. Frammento musivo con tessere di materiale differente: foglie d’oro, pasta vitrea opaca, pasta vitrea trasparente, lapideo”.
Questa icona-mosaico presenta le inconfondibili caratteristiche della “Odighitria” (“Colei che indica la via”), secondo la tradizione dipinta da S. Luca: la mano destra della Madonna indica Gesù Bambino, seduto sulla sua mano sinistra, Gesù con una mano benedice (“alla greca”) e con l’altra tiene il rotolo.
Nel 1652  da Benedetto Marabitti viene scolpita la statua della Madonna della Favara secondo le aspettative dei fedeli, cioè con le sembianze della Madonna del Muro (Odigitria).
Gli studiosi concordano prevalentemente sulla datazione del mosaico (ultimi decenni del sec. XIII - arte costantinopolitana) e sulla sua provenienza (area messinese).
Ma come è arrivata nel territorio di Calatamauro un mosaico dalla Sicilia orientale, tra la fine del secolo XIII e l’inizio del secolo XIV?
Come riportato nella relazione “L’Odigitria di Calatamauro” (Mariella Nannipieri, (Atti del convegno di studi “L’Abbazia di S. Maria del Bosco di Calatamauro, tra memoria e recupero” , 17-18 aprile 2004, pubblicazione della Provincia Regionale di Palermo, anno 2006),   è documentato che nel secolo XIV alcuni membri della comunità religiosa di S. Maria del Bosco erano di origine messinese: fra’ Marco da Messina  è presente nel 1310, mentre nel 1318 sono presenti  fra’ Matteo e fra’ Nicolò da Messina (quest’ultimo priore dal 1362 al 1366).
Trattandosi non di un mosaico staccato da una parete ma di una icona mosaico portatile (82x50 cm), l’immagine della Madonna probabilmente fu portata nel territorio di Calatamauro dai monaci messinesi, che facevano parte dei primi eremiti e religiosi di S. Maria del Bosco, i quali esposero al culto l’immagine della Madonna in una cappella del territorio circostante, già aperta al culto, in attesa che fosse costruita la cappella della comunità religiosa. Nel vicino casale di Contessa, nel 1308 infatti esistevano ed erano aperte al culto due chiese, affidate ad un cappellano  di nome Benedetto. Una delle due chiesette rurali, dedicata a S. Nicola, si trovava nella contrada attualmente denominata Musiche, attraversata dal torrente Favara, dove forse fu  provvisoriamente custodito il mosaico in attesa che fosse trasferito nella cappella di S. Maria del Bosco, ancora in costruzione. Purtroppo una enorme frana, testimoniata anche oggi dalla conformazione del terreno,  cancellò chiesa e  abitazioni circostanti nella contrada Musiche e di tale evento è rimasto vivo fino ad oggi anche memoria popolare (sentire il suono delle campane della contrada musiche è segno premonitore di disastri).

La Madonna della Favara
Dopo l’arrivo degli Albanesi, che ricostruirono il casale di Contessa, fu trovata una “lastra di pietra con
l’immagine della Madonna” nelle vicinanze della fontana “Favara” o comunque nelle vicinanze del torrente Favara, che scorre appunto nella contrada interessata dalla frana citata. Questo evento può essere annoverato tra le cause che determinarono l’abbandono del casale di Contessa fino a quando fu ricostruito e ripopolato dagli Albanesi nella seconda metà del secolo XV.
Mediante contratto redatto dal notaio Pietro Schirò di Contessa, il 10 settembre 1651 da un comitato di Contessioti (Simone Zamandà, Pietro Xammira, Luca Vitagliota, sac. Don Leonardo Rizzo, Simone Schirò, Marco Dulci, Mario Mustacchia, Domenico Lala, Francesco Lombardo, sac. Domenico Diamante, Gaspare Ferlito, e Bartolomeo Mustacchia) viene affidato allo scultore di Chiusa Sclafani Benedetto Marabitti l’incarico di scolpire una statua con le sembianze della Madonna del Muro, venerata da tempo nella cappella della Madonna della Favara. Il contratto stabilisce la data di consegna della statua e le sue principali caratteristiche: alta sei palmi e mezzo, tutta dorata, legno di salice, da consegnare entro il 30 giugno 1652, costo 32 onze. In un altro contratto dello stesso notaio (20 marzo 1650) risulta che l’intagliatore Giuseppe Di Lorenzo, artigiano di Chiusa Sclafani, su incarico dei Contessioti Antonino Musacchia, Aloisio Vitagliotta, Giovanni Chetta, Pietro Chetta, Andrea Schirò, Biagio Xiamira e Giovanni Franco, fornisce una grata di legno di noce, alta nove palmi per proteggere l’immagine della Madonna della Favara, la citata Madonna del Muro (non la statua che verrà scolpita due anni dopo).
Dall’analisi comparata dei vari riscontri documentali emerge sempre più chiaramente il legame storico, artistico e religioso delle tre immagini sacre della Madonna Odigitria, che completano il presente testo, (Icona su legno, icona mosaico, statua) e conseguentemente da qualche anno tra gli studiosi trova crescente condivisione l’opinione che l’ Odigitria di Calatamauro sia la “Madonna del Muro” di Contessa Entellina,  l’icona-mosaico, trovata vicino alla sorgente Favara, conservata e venerata dai contessioti in una chiesetta fino all’inizio del secolo XIX,  quando, come scrive Atanasio Schirò nella sua monografia su Contessa, fu trafugata da ignoti.
Oggi a Contessa  la Madonna Odigitria è nota in tre immagini artistiche diverse ma uguali nell’espressione (riprodotte ad integrazione della presente descrizione):
 -   Odigitria di S. Luca (icona su legno dipinta da papas Nino Cuccia, sec.XIX)                    
-    Odigitria di Calatamauro( icona-mosaico portatile, scuola costantinopolitana, opera di artisti di tradizione bizantina dell’area messinese. sec. XIII)         
 -   Madonna della Favara (statua, scolpita da Benedetto Marabitti, 1652)
Per la straordinaria rispondenza delle tre immagini (espressione, dimensioni, posizione delle mani, ecc.), le tre opere d’arte (statua, icona e mosaico) rappresentano la Madonna Odigitria,  immagine molto nota e venerata nell’Oriente bizantino. La statua, tipica immagine sacra dell’Occidente romano, riproduce la Madonna della Favara con le tradizionali sembianze dell’Odigitria di S. Luca (icona e mosaico) e pertanto è una rarissima testimonianza di fusione della tradizione artistica sacra orientale (icona) con quella occidentale (statua).
La Madonna della Favara, venerata a Contessa Entellina, può essere invocata quindi con  i vari titoli, sopra riportati, di cui è stato trovato riscontro diretto e indiretto sia nella tradizione popolare sia nei documenti elencati di seguito nel paragrafo dedicato alla bibliografia. (I - continua)

Bibliografia più significativa
-    Spiridione  Lo Jacono “Memoria sull’origine e fondazione della Comune di Contessa, Colonia greco-albanese di Sicilia” (Tipografia Virzì, Palermo 1880)
-    Atanasio Schirò, “Il Monastero di S. Maria del Bosco di Calatamauro in Sicilia” (Tipografia e legatoria del Boccone del Povero - Palermo, 1894)
-    Atanasio Schirò , “Memorie storiche su Contessa Entellina"  (Palermo, 1904,  opera postuma a cura del canonico Nicolò Genovese)
-    Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV relative alla Sicilia (Ed. Pietro Sella, Studi e Testi n.112 - Città del Vaticano, 1944): al n.1487, p.111
-    Calogero Raviotta in Atti del convegno 3° centenario di istituzione della parrocchia latina di Contessa Entellina 1698-1998 “La Madonna della Favara a Contessa Entellina: immagine, chiesa, congregazione, processione,  parrocchia, vara), (Grafiche Renna, Contessa E., 2000).
-    A. G. Marchese in Città Nuove, anno XIV, N° 1 marzo 2004, Pandora, Corleone 2004, p. 9.
-    Calogero Raviotta , “Shën Kolli te Muzgat - La Chiesa di S. Nicola nella contrada Musiche”, (Associazione Culturale “Nicolò Chetta”, 2008)
          -    Giorgia Pollio “Madonna con Bambino”, Tav.19 del libro-Calendario 2009 (La Casa di Matriona) della Fondazione Russia Cristiana (Milano, via Ponzio 44)
          -    Mariella Nannipieri,  “L’Odigitria di Calatamauro” relazione  al convegno di studi “L’abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro”, 17-18 aprile 2004 (Atti pubblicati dalla Provincia  Regionale di Palermo, 2006)
          -    Calogero Raviotta , “Origini e storia di Contessa Entellina”, (Comune di Contessa Entellina, 2008)

          -    “Presenze bizantine a Contessa”, tesi di laurea di Antonella Giocondo (Relatore prof.ssa M. A. Lima, Università di Palermo, Facoltà di Lettere e Filosofia, luglio 2009).
Calogero Raviotta

Nessun commento:

Posta un commento