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domenica 24 novembre 2013

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?». 19 Gesù gli rispose: «Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio. 20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21 Costui disse: «Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza». 22 Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi». 23 Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco.
24 Quando Gesù lo vide, disse: «Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. 25 È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26 Quelli che ascoltavano dissero: «Allora chi potrà essere salvato?». 27 Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».
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Riflettere sul Vangelo domenicale oltre che fare bene allo spirito, forse ci da anche utili spunti per guardare con un ulteriore punto di vista sulla strada che ogni giorno percorriamo lungo la nostra vita.
I media, la tv ed i giornali, in genere ci danno il punto di vista dell'ultimo arrivista che conquista il potere. Ieri Andreotti, Craxi, D'Alema, Prodi, Berlusconi, Monti. Tutta gente che si è presentata da Messia per il bene del popolo italiano e che invece ci ha lasciato, alla luce dei fatti, nel fango.
Il prossimo Messia che naviga già, alle prime luci, nella contradizione dell'ultimo imbroglione, è Matteo Renzi: giustizialista con chi lo contrasta o non lo asseconda (la Cancellieri) e garantista con i suoi amici che già da adesso cominciano a cadere nella rete della giustizia.
 
Perché quindi non riflettere -da credenti laici- su un punto di vista che sicuramente in 2000 anni non ha cambiato il punto di osservazione sulle cose di ogni giorno ?
Per traccia delle riflessioni ci siamo proposti di seguire le proclamazioni domenicali secondo il rito bizantino.
 
La proclamazione di oggi prende il seguente titolo: Vangelo della XIII domenica di San Luca (Lc. 18 18-27). Il giovane ricco.

Il celebrante nell'omelia ha voluto evidenziare che l'episodio è riportato da tre evangelisti su quattro. Segno che si tratta di un episodio significativo accaduto quando il Nazareno era ormai divenuto popolare, conosciuto dalle folle.
Oggi dei personaggi che si trovano in quella situazione di popolarità, diciamo, che sono "uomini pubblici", personaggi che ci possono aiutare, che ci possono trovare un impiego, che ci possono fornire una "raccomandazione".
 Il personaggio che si presenta al Nazareno era molto ricco. Non cercava un impiego, un lavoro, come si fa oggi comunemente con i politicanti. No.
Certo, oggi i "molto ricchi" cercano pure essi i politicanti come fanno i Ligresti, le mogli dei politici Pd o Pdl che si occupano di formazione in Sicilia, gli affaristi alla Lavitola, per ottenere ciò che non possono conseguire legalmente e che ottengono con celerità versando nelle tasche dei politicanti masse enormi di euro.
La prima differenza che ci pare di cogliere è che gli uomini pubblici di oggi sono "corrotti" e operatori di "illegalità" rispetto all'uomo pubblico di Nazareth. Gli odierni hanno potere spesso forzando le leggi, quello usava solo la Parola per evidenziare l'inadeguatezza della Legge, e inoltre aveva una "ampia visione" del vivere nel mondo al contrario degli odierni politicanti, simbolo dell'ignoranza incallita che non gli fa vedere il bene pubblico.
Il ricco di allora era influente ed era pure religioso e non chiese all'uomo "pubblico" di allora -il Nazareno- di farlo ulteriormente arricchire con una concessione ... finalizzata magari a distruggere ulteriormente ... (la Costa Azzurra). Probabilmente non lo chiese anche perché nel mondo allora conosciuto governavano i romani. Egli stava già molto bene ed era alla ricerca della pace interiore (vita eterna).
Il Nazareno a lui, come a tutti coloro che a lui ancora oggi gli si rivolgono, propose di condurre una vita di relazione col prossimo, di servire il prossimo, ma inverosimilmente, di farsi pure aiutare dal prossimo. Gli suggerì di allacciare veri rapporti con chi è in condizioni di bisogno, di non essere razzista, nazionalista, classista. Di mettere a disposizione di chi ha bisogno la sua ricchezza, non solo economica ma pure intellettuale, conoscitiva; di offrirla a chi nella vita non ha avuto molti talenti.
Già questo modo di operare -per chi non lo sapesse- è vita eterna, è vita "speciale", è gusto della vita.
Torna -quindi- come domenica scorsa l'esortazione perché il DARE dell'uomo sia sempre prevalente sul suo AVERE.
La scienza che ci insegnano all'Università oggi ci plasma per diventare qualcuno, per arricchirci, per divenire importanti mediante l'accrescimento dell'avere rispetto al Dare.
Il ricco di allora, pur essendo religioso, ragionava come un qualunque Ligresti di oggi, come un Lavitola di oggi, come una moglie dei politicanti siciliani Pd o Pdl. "Incrementare l'avere, anche rubando, anche umiliando il prossimo".
Quel ricco-egoista non cercava la "pace interiore", non cercava l'eternità già in questo mondo, cercava il suo idolo, il suo dio-denaro.
Nulla è cambiato in 2000 anni. Chi lo desidera, dopo aver letto il Vangelo di Luca, passi a leggere i giornali di oggi, troverà la conferma.
 

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