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giovedì 31 ottobre 2013

Precari di Sicilia. Allo stato attuale mancano punti di vista risolutori condivisi

La soluzione per salvare i 20 mila precari degli enti locali siciliani  dipende da una legge regionaleda una legge regionale; a Roma infatti hanno fissato parametri entro cui il lungo lassismo isolano non puo' essere assorbito.  La soluzione la si vorrebbe trovare in un albo unico dal quale attingerebbero i Comuni, che consentirebbe di superare alcuni vincoli stabiliti dalla normativa relativi ad esempio alla spesa per il personale. I contratti dei lavoratori andranno in scadenza il 31 dicembre ed sindaci  ritengono non praticabile la strada suggerita da Roma e intrapresa da Palazzo d’Orleans perché, dicono, i Comuni hanno ridotti spazi di manovra a causa del patto di stabilità, ovvero dei vincoli alla spesa imposti da Roma. Per il ministro Gianpiero D’Alia, siciliano,  «il testo affronta con coraggio emergenze sociali non rinviabili. Rispondiamo a due ingiustizie: quella dei contrattisti, ai migliori dei quali diamo una speranza di assunzione stabile attraverso selezioni riservate, e quella dei vincitori di concorso, verso cui lo Stato non ha onorato l’impegno preso di inserirli nelle amministrazioni». La particolare situazione siciliana rende, questo e' il problema, più difficili i percorsi. Per l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Patrizia Valenti  «il testo del decreto è rivolto a tutti i precari d’Italia e non è favorevole alla situazione siciliana. Ma le proroghe ai contratti si possono fare. I Comuni non devono aver sforato il patto di stabilità ed è necessario che ci siano dei posti vuoti in pianta organica. A tal fine stiamo lavorando a una norma per favorire i prepensionamenti anche negli enti locali». Paolo Amenta dell’Anci Sicilia, spiega che «senza una deroga al patto di stabilità, anche le stesse le proroghe saranno difficilissime. C’era un accordo tra Roma e la Sicilia secondo il quale le somme per pagare i precari sarebbero dovute derivare da risparmi e tagli alla spesa. Ciò non è però avvenuto». La  Cisl, per voce di Maurizio Bernava e Gigi Caracausi, chiede di «obbligare sindaci e amministratori locali a recuperare risorse, tagliare sprechi in via amministrativa e confrontarsi col sindacato per ridurre, ente per ente, ogni fattore di deficit». La soluzione, secondo l’assessore Valenti, potrebbe arrivare dall’istituzione del bacino unico: «In questo modo avremo una lista che ci consentirà di agire con maggiore flessibilità. Ma serve una legge e il nostro obiettivo è approvarla entro l’anno».  Claudio Barone della Uil Sicilia ritiene che questa «graduatoria regionale degli Lsu non risolverebbe il problema, rimangono tutti i vincoli che impediscono le assunzioni». La Cgil, con Michele Pagliaro, paventa «il rischio di impugnativa del Commissario dello Stato di un’eventuale provvedimento costruito su quei presupposti».

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