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sabato 24 agosto 2013

Organizzazione e funzionamento dei Comuni nell’ordinamento repubblicano (1)

Proveremo nel corso di alcune puntate di capire quale sia il contesto generale entro cui  il comune, in quanto ente giuridico, è inserito all’interno dell’ordinamento repubblicano ed inoltre quali sono i ruoli e le funzioni specifiche che ogni comune è chiamato ad assolvere soprattutto dal 2001 in poi, anno in cui con la modifica del titolo V della Costituzione, i poteri di questo tipo di Ente si sono enormemente accresciuti acquisendo, in un cammino socio-economico che si presenta per le popolazioni e soprattutto per gli amministratori sotto scenari piuttosto critici  se non sofferti:
-capacità normativa,
-crescendo di funzioni amministrative,
-autonomia finanziaria.
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In un progetto che ci siamo dati tracceremo (1) le origini storiche di questi enti ponendo l’occhio su Contessa Entellina (2) il quadro della disciplina normativa generale (e talora di dettaglio) (3) l’organizzazione (4) le funzioni (5) i controlli (6) lo status degli amministratori.
Inquadrare l’assetto normativo dei Comuni non è cosa facilissima, anche perché si incrociano nella esposizione che forniremo nelle prossime settimane normative statali e normative regionali. Esiste –infatti- ormai un diritto degli Enti Locali differenziato da regione a regione e secondo taluni esperti di queste problematiche differenziato da comune a comune.
Il percorso che ci proponiamo di seguire sarà appassionante per chi ama gli scenari socio-economici entro cui questi Enti svolgono  il ruolo a cui sono chiamati, sarà invece noioso ed inutile per i tanti che pensano -in partenza-  che questi Enti servano per un uso personale di accreditamento sociale, per curare affari propri dei personaggi della politica e per i tanti che si cimentano nelle vicende della vita pubblica solo per riscuotere piccole pensioncine (=indennità di cariche).
Abbiamo, per dirne una, assistito molto recentemente ad una campagna elettorale dove –in buona sostanza- taluni candidati senza idee, senza programmi e senza obiettivi si proponevano di guidare un Ente che per loro era, di fatto,  un illustre sconosciuto, pur avendo magari già assolto a precedenti incarichi all'interno.
Capire l’attività e la vitalità degli Enti Locali non richiede solo la conoscenza del diritto vigente, di quello attuale, ma anche (e forse, soprattutto) di quello nascente, in fieri. L’assetto istituzionale degli enti locali è infatti in continuo cambiamento, soprattutto nei rapporti fra comune e regione e fra comune e stato.
L’Italia dei Comuni
Nella storia italiana i comuni svolgono una funzione che è sempre stata fondamentale; questo è successo sia che essi si siano trovati nell'Italia Centro-Settentrionale dove hanno alimentato sin dal Medio Evo una civiltà loro specifica e sia nell'Italia Meridionale dove hanno comunque alimentato, in situazioni ora favorevoli ed ora avverse, una cultura anti-feudale o comunque di freno alle visioni retrograde della classe dirigente baronale ed aristocratica. 

Ancora oggi i cittadini della penisola si riconoscono prevalentemente nel territorio delle origini piuttosto che nella proiezione nazionale.
Il Comune, specialmente se di dimensioni non grandi, è sempre stato luogo di aggregazione sociale e nello scorrere dei secoli ha sempre assicurato ai membri della comunità una identità da spendere all’esterno della cintura dell'abitato.
I cittadini italiani delle grandi città si qualificano come cittadini della città e mai della regione di provenienza. Un palermitano che si trovi a passare da Bologna raramente dice di essere siciliano ma di essere di Palermo.

Tralasciando il dato identitario delle grandi è piccole realtà municipali, è certo comunque che  l’Italia è il paese dei piccoli comuni. Dei circa 8.000 comuni italiani, i 2/3 sono al di sotto dei 5.000 abitanti.
(segue: la cultura municipalista)

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