StatCounter

lunedì 14 gennaio 2013

Vicende della nostra Storia - Conoscere cosa è accaduto ieri per capire perchè siamo arrivati a Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta

Letture consigliate
 
2 Agosto 1818
In Sicilia vengono aboliti i fidecommessi, ossia gli obblighi che gravavano sugli eredi di destinare, alla loro morte, i beni ereditati ad una persona già pre-designata dal de-cuius. Normativa questa cara al baronaggio ed intesa ad  evitare il frazionamento dei vasti patrimoni.
Il provvedimento si inquadra nella politica anti-feudale del governo borbonico, presieduto da Luigi dè Medici. L'ostilità dell'aristocrazia siciliana al provvedimento ed in genere alla politica riformista del governo comincia ad assumere caratteri di intolleranza.
 
Mah, come !
Ci hanno sempre descritto il
 governo borbonico come arretrato !!

 
Abbiamo già rilevato che in forza dell'art. 104 dell'atto finale del Congresso di Vienna, Ferdinando di Borbone aveva proceduto l'8 dicembre 1816 all'unificazione del secolare Regno di Sicilia nel nuovo stato Regno delle Due Sicilie, con capitale Napoli.
Nonostante la Costituzione -su tracce inglesi- del 1812 il Regno di Sicilia aveva continuato a conservare i caratteri di uno stato feudale, cosicchè i decreti di unificazione successivi all'8 dicembre 1816 estesero alla Sicilia molte riforme già introdotte nel Regno di Napoli nel decennio murattiano.
Luigi dè Medici potè così portare a termine la lotta contro il baronaggio e le persistenti strutture baronali che alla fine del settecento il marchese Domenico Caracciolo (Vicere in Sicilia) ed il principe di Caramanico avevano intrapreso nell'isola.
1) La legge sull'amministrazione civile del del 12 dicembre 1816 abbiamo già visto che introduce in Sicilia la forma di amministrazione comunale e provinciale esistente nel Regno di Napoli sin dal decennio francese;
2) Le leggi sull'Ordinamento giudiziario del 29 maggio 1817 ed i nuovi codici legislativi entrati in vigore il 29 marzo 1819 introducevano in Sicilia la sostanza dei codici napoleonici con l'introduzione della proprietà privata e l'abolizione del feudalesimo;
3) L'abolizione di ogni forma di fidecommesso e la vendita di una parte dei demani feudali ed ecclesiastici caratterizzarono in senso anti-feudale l'azione del governo borbonico.
La politica antifeudale tuttavia non creò solamente l'avversione delle classi aristocratiche-baronali, ridotte allo status di cittadini, ma anche dei ceti popolari che comunque nel contesto degli antichi feudi godeva di benefici d'uso e che adesso nel contesto della nuova società si sentiva vessato dalla politica fiscale e doganale. Il governo borbonico venne anche ad imbattersi nell'avversione degli ambienti, sia pure conservatori, ma che si nutrivano dell'antica tradizione indipendentista ereditata dal Regno di Sicilia e che ora si alimentava dalle nuove idee liberali e democratiche che arrivavano dalla Francia, dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti.
Il Riformismo borbonico in Sicilia, sebbene animato da intenti di progresso e sebbenre sia stato abbastanza incisivo nel combattere l'arretrata situazione socio-economica dell'isola andò ad urtare le antiche classi baronali che ancora per decenni avrebbero conservato il loro ascendente sul popolo.
Il limitato consenso alla politica di riforme borboniche arrivò pertanto dalle fragili fasce borghesi e professionali che non poterono molto contro l'ostilità crescente che di lì a breve si sarebbe scatenata nell'isola.

Nessun commento:

Posta un commento