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mercoledì 13 giugno 2012

La vicenda del trapanese: alienato il patrimonio della parrocchia di Calatafimi

Con un provvedimento della Congregazione del Clero Don Ninni Treppiedi, parroco di Calatafimi è stato sospeso "a divinis", con accuse molto gravi: tra il 2007 e il 2009 avrebbe gestito “affari” per circa 900mila euro, senza che ne abbia curato la rendicontazione.
Su di lui ruota l’inchiesta della Procura di Trapani che coinvolge inoltre altri 14 indagati. In origine i reati ipotizzati erano di diffamazione, calunnia e falso,  dopo sono stati estesi alla truffa e all'appropriazione ed infine  al riciclaggio.
Sembrerebbe che i conti aperti presso lo Ior (la banca vaticana) siano stati a disposizione del mafioso Matteo Messina Denaro.
Padre Ninni Treppiedi, è incorporato alla Diocesi di Trapani, di cui ha svolto il ruolo di responsabile degli  uffici giuridici e amministrativi della Curia. E’ stato anche  arciprete di Alcamo.
La sua storia pubblica comincia con i lavori di ristrutturazione di alcuni immobili della parrocchia San Silvestro Papa di Calatafimi,  e con  l'“alienazione” di 11altri  immobili, per complessivi 943mila e 500 euro, di cui  non non avrebbe curata la rendicontazione. Altre somme –con assegni per circa €. 100 mila-  risulterebbero prelevati dal conto della parrocchia di Calatafimi senza che sia adotta motivazione.
La  magistratura da parte sua avrebbe rilevato rogiti falsi, altri soldi spariti e due conti presso lo Ior nella disponibilità di padre Treppiedi. La Procura di Trapani ha avviato la rogatoria internazionale, ma dal Vaticano finora non è giunta l’auspicata collaborazione.
Il Vaticano avrebbe invece rimproverato  il vescovo Miccichè, adesso rimosso dall’incarico, per avere permesso una perquisizione in un locale religioso di Alcamo.

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