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giovedì 21 giugno 2012

I tesori artistici di Palermo

La Cappella Palatina è una "basilica" (sala del Re)  all'interno del Palazzo dei Normanni a Palermo.
Per raccontare la stupefacente bellezza dei mosaici bizantini della Sicilia si deve anzitutto riferire delle differenze etniche e religiose che erano presenti nell'isola all'inizio dell'epoca Normanna (dopo l'anno 1000).
In questo capolavoro che è la Cappella Palatina sono presenti molti elementi adottati dal re Normanno e riassunti sia nei moduli architettonici che nella decorazione musiva.
La cappella è dedicata ai santi Pietro e Paolo e fu fatta costruire per volere di Ruggero II. Venne consacrata il 28 aprile del 1140, come chiesa della famiglia reale.
Le maestranze che vi hanno lavorato non fanno altro che esprimere le culture di appartenenza.
Gli Arabi sono rappresentati nel famoso soffitto in legno formato da una miriade di alveoli intagliati secondo l'usanza orientale. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte Islamica.
La Cappella Palatina si presenta a pianta Basilicale Latina a tre navate ed il Presbiterio Bizantino è sormontato da una cupola, eretta sopra le tre absidi del santuario.
Le tre navate sono separate da colonne in granito e marmo cipollino a capitelli compositi che sorreggono una struttura di archi.
La cupola il transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici Bizantini raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, gli evangelisti e altre scene bibliche.
Nelle navate laterali sono narrati episodi della vita di San Pietro e San Paolo e in quella centrale scene dell'antico testamento.
La Cappella Palatina nella convivenza tra culture religioni e modi di pensare apparentemente inconciliabili, sintetizza straordinariamente le necessità liturgiche del rito latino e di quello greco, testimonianza indiscussa di un epoca in cui la chiesa e il culto si conciliavano con il gusto per l'arte, ammaliati dallo sfarzo che li aveva portati ad attingere alla collaborazione della corte bizantina, nonostante la resistenza dei due imperi d'Oriente e d'Occidente e dello stesso papato che ambivano ciascuno al grandioso e al fastoso.

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