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giovedì 28 giugno 2012

Economia e calcio. Europa virtuosa e Mediterraneo godereccio

Il campionato di calcio europeo capita nel mezzo della crisi finanziaria, e soprattutto economica, dell’Europa. A voler essere più precisi, la crisi non investe tutta l'Europa, ma una sua parte, quella mediterranea.
E’ su questo meraviglioso mare che insistono tre splendide penisole su cui batte un sole che alimenta una natura che, quando gli uomini mediterranei non intervengono, affascina i popoli del pianeta. Il guaio di queste tre penisole infatti è nella sua gente, che discendendo da grandi civiltà della Storia adesso ritiene di avere già dato e vorrebbe che altri, adesso si dessero da fare per battere le strade della vita che verrà.
I popoli che vivono sulle tre penisole mediterranee  da oltre un ventennio si cullano, vivono un po’ a sbafo, non sempre scelgono governanti seri ma arrivano pure a preferire burloni e barzellettieri.
Questi popoli sono caduti così in basso, rispetto alle loro grandi civiltà del passato, da spingersi fino al punto, adesso, di pregare i popoli metodici e precisi del Nord di saldare i loro conti.
Si, spagnoli, italiani e greci, amerebbero che qualcuno pagasse le loro bollette ed i loro debiti (sovrani) conseguenze del loro voler vivere al di sopra delle possibilità.
Non c’è alcun dubbio che i “cattivoni” (agli occhi mediterranei) del Nord tentano di resistere, rifiutare di caricarsi del fardello debitorio degli spendaccioni e goderecci uomini del sud-Europa.
Ora il destino vuole che nel campionato di calcio, i metodici e precisi uomini del nord (i virtuosi) ed  i disordinati e talvolta “imbroglioni” uomini del sud si  ritrovino a giocarsi il poker decisivo per la vittoria finale.
Viene spontaneo a questo punto mettere sullo stesso tavolo i miti e la realtà, i goderecci e i Pigs, i debiti e i virtuosi, il rigore dei bilanci e quello dai dischetti degli arbitri.

CALCIO NON ECONOMIA.
Vero è che quando si gioca lo si fà con i fatti e con le parole, però ciò è possibile fino a quando il cortocircuito non manda all'aria tutte le belle favole ed i grandi miti.
Proseguendo su questa china, ossia continuando a pensare che avendo alle proprie spalle una grande Storia si possa vivere al di sopra delle possibilità perché prima o dopo una signora Merkel di passaggio si impietosisca, o peggio si senta in colpa, e messa in  crisi si faccia carico dei debiti accumulati è un vero affronto alla realtà.
E’ sbagliato quindi alimentare in campo calcistico l'immaginario collettivo della gente e caricarlo di emozioni contro i cattivoni che ancora non si decidono ad aprire il portafoglio.
Voler  solleticare il risentimento economico, sperando che si trasformi in energia utile sul piano calcistico, non serve e non porta neppure bene, nel calcio e nella vita reale.
La Grecia insegna.
Vinca, quindi, come è giusto, il migliore.

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