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domenica 27 maggio 2012

Pentecoste: Nell’iconografia e nell’innografia della tradizione bizantina

testo ripreso da L'Osservatore Romano
di MANUEL NIN

La Pentecoste è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Già nel III secolo ne parlano Tertulliano e Origene, e la indicano come festa celebrata annualmente. L’icona della Pentecoste normalmente ritrae gli apostoli, in due gruppi, presieduti da Pietro e Paolo. Si tratta soprattutto di un’icona liturgica; in essa gli apostoli sono radunati come nella celebrazione della liturgia, come una concelebrazione attorno al trono vuoto, preparato per Cristo. La presenza di Pietro e Paolo nell’icona sottolinea la presenza di tutta la Chiesa in attesa dello Spirito Santo e da lui stesso radunata. L’icona mette in luce come la Chiesa nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli, in un contesto da cui dovrebbe scaturirne anche la comunione per tutta la Chiesa, per tutto il mondo.

Diversi testi liturgici fanno un parallelo tra Babele e Pentecoste; la prima luogo di confusione e di divisione, la seconda luogo di concordia e di lode: «Un tempo si confusero le lingue per l’audacia che spinse a costruire la torre, ma ora le lingue sono riempite di sapienza per la gloria della scienza divina. Là Dio condannò gli empi per la loro colpa, qui il Cristo illumina i pescatori con lo Spirito. Allora si produsse come castigo l’impossibilità di parlarsi, adesso si inaugura la concorde sinfonia delle voci per la salvezza delle anime nostre.

Quando discese a confondere le lingue, l’Altissimo divise le genti; quando distribuì le lingue di fuoco, convocò tutti all’unità. E noi glorifichiamo ad una sola voce lo Spirito tutto santo».

Nei testi della festa troviamo due tropari a loro volta entrati nella celebrazione quotidiana della liturgia bizantina. Ecco il primo: «Re celeste, Paraclito, Spirito della verità, tu che ovunque sei e tutto riempi, tesoro dei beni ed elargitore di vita, vieni e abita in mezzo a noi, purificaci da ogni macchia e salva, o buono, le anime nostre». Questo testo è diventato l’invocazione iniziale dello Spirito Santo che apre tutte le celebrazioni dell’anno liturgico, eccetto il periodo pasquale. Il secondo — «Abbiamo visto la luce vera, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la fede vera, adorando l’indivisibile Trinità: essa infatti ci ha salvati» — è quello che si canta subito dopo aver ricevuto la comunione ai santi doni del Corpo e del Sangue di Cristo. I doni santificati dallo Spirito Santo diventano per coloro che li ricevono luce veritiera, fede vera e lode alla santa Trinità.

«Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro lo Spirito santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’universo. Amico degli uomini, gloria a te». Questo tropario inquadra tutta la festa della Pentecoste nella tradizione bizantina e la sua stessa icona. Grazie al dono dello Spirito Santo i discepoli portano al mondo la buona novella: il Padre, per mezzo del Figlio manda lo Spirito Santo alla Chiesa, a ognuno dei suoi discepoli sparsi nel mondo.

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