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mercoledì 7 marzo 2012

Quale forma di democrazia con i partiti corrotti ?

I partiti della prima repubblica fino agli anni settanta del Novecento rispondevano ad esigenze ed aspettative della società.
Esisteva una sinistra, allora -come oggi- divisa fra massimalisti fuori dalla realtà a cui piaceva sempre dire NO e coltivare l’orticello elettorale che comunque germogliava e continua ancora a germogliare e riformisti che pur restando fermi nell’impegno di difesa delle fasce deboli della società non temevano di sporcarsi le mani con gli ingranaggi di una società occidentale-capitalistica. Non temevano cioè di affrontare la realtà così coime essa si presenta lungo il corso del tempo.
Esisteva un vasto centro democratico cristiano, nato su basi culturali della tradizione cristiana del paese ma comunque capace di difendere la laicità (ossia l’apertura a tutti, credenti e non) dello stato repubblicano. Ed esisteva una destra più fascistoide che liberale.
Quei partiti fotografavano la società.
Il centro-sinistra che prese avvio negli anni sessanta seppe garantire crescita all’economia, modernità allo stato e partecipazione democratica. Tanto per fare un esempio l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori fu voluto dai riformisti di allora (Brodolini) e avversato dai massimalisti di allora, che in buona parte sono oggi divenuti invece strenui difensori nonostante la diversità socio-economica odierna.
Anche nei più sperduti paesi dell’Italia, della Sicilia, in tutti i fine settimana arrivavano politici dei vari fronti a discutere (o fingere -in qualche caso- di discutere) delle iniziative politiche in corso e delle leggi appena varate.   La gente partecipava e voleva essere coinvolta. I politici coltivavano anche in queste forme il loro elettorato.                                                                                                                                                                                                                                           E’ E' sul finire degli anni settanta che i partiti cominciano a diventare qualcos’altro rispetto a ciò che erano stati, canali di collegamento fra la gente ed le istituzioni.
Cosa diventarono ?
Diventarono non più centri di elaborazione politico-culturale della loro base sociale di sinistra (massimalista o riformista), di centro (cultura moderata o/e tradizionalista), di destra (liberista economica e/o nazionalista), ma strumenti di autoconservazione del ceto dirigente.
I Partiti cominciarono a raccogliere illegalmente -a piene mani- soldi per conquistare posizioni a beneficio del gruppo dirigente che, da allora, non si confronterà più sulla bontà delle proposte che sviluppano nei congressi di partito ma punterà ad auto conservarsi grazie ai pacchetti di voti congressuali acquistati materialmente con i soldi o con i posti parassitari all’interno del sottogoverno.
Svolta pericolosa e distruttiva per il sistema di rappresentanza.
Berlinguer rilasciò una memorabile intervista dove denunciava, sul finire di quegli anni settanta, il marcio che minava alla base la natura dei partiti. Ed avviò, per quanto lo potesse riguardare, un processo di sganciamento dal massimalismo verbaiolo e sterile del suo partito, divenuto ormai più autonomo dall’Urrss e concretamente riformista in Italia. I socialisti che riformisti lo erano dai primi degli anni sessanta, al seguito di Nenni, iniziarono un vero processo di modernizzazione socialdemocratica che per un certo tempo assegnò loro funzione di guida in tutta la sinistra europea, ma, e purtroppo per loro, al contempo copiarono e in qualche caso spinsero più in là la commistione partito-istituzioni che fino ad allora era stata prerogativa esclusiva democristiana, fin dall’egemonia fanfaniana sulle aziende pubbliche della fine degli anni cinquanta.
Le partecipazioni statali divennero così luoghi di competizione e di conquista dei partiti di quel primo centro-sinistra ormai al crepuscolo. E fu la fine infatti del loro ruolo di rappresentanza della società.
All’interno dei partiti la forza fra le varie correnti di pensiero non si misurò più fra chi sapeva meglio rappresentare la società ma fra chi sapeva autofinanziarsi meglio, saccheggiando le aziende a partecipazioni statali. Da qui, da questo comportamento, a tangentopoli il passo ed il tempo fu breve.
Quei partiti, ormai strutture esterne al flusso società-istituzioni, non servirono più. E furono spazzati via come meritavano.
Arrivò la seconda Repubblica, di cui uno dei soci fondatori fu l’uomo più ricco d’Italia e proprietario di reti televisive. Gli italiani si lasciarono affascinare incredibilmente dallo show-man.
Agli italiani non interessò più di disporre di canali di rappresentanza democratica, di partecipazione alla vita pubblica.. .. bastò il fascino dello show-man.
Non interessò nemmeno conoscere cosa facessero e come si finanziassero le scatole partitiche che  nel retrobottega rievocavano vecchie e superate dizioni: sinistra, centro, destra.
La politica divenne non confronto di idee e di progetti ma confronto fra barzellettisti e cialtroni (furbi).
I D’Alema si adoperavano a fare le scarpe ai Prodi, i Prodi pur di galleggiare imbarcavano personaggi che demagogicamente richiedevano tesoretti da offrire alla platea, i Berlusconi imbrogliavano ed affascinavano la gente, ormai svuotata dei cervelli grazie alle sceneggiate  tv.
Si, i nuovi politicanti distraevano la gente e al contempo continuavano ad arricchirsi (personalmente e non in concomitanza dei ceti sociali di riferimento) usando del potere di legiferare dello stato. Leggi ad personam furono chiamate.
Entrambi gli schieramenti litigavano anche aspramente fra loro non per il bene del paese ma per distraree e far divertire gli italiani, che da parte loro impazzivano per le barzellette di Berlusconi in tv e pure per le scenografie degli scontri fra i cosiddetti centro-destra e centro-sinistra.
Entrambi gli schieramenti erano “falsi”; destra e sinistra non rappresentavano nulla –o quasi- tanto è che fu coniata una dizione apposita: Veltrusconismo. Obiettivo di entrambi gli schieramenti era di curare gli affari propri e dei dei rispettivi apparati. Per fare ciò servivano non più uomini di stato, personaggi di qualità, persone serie e di scienza, bensì dei scilipodi.
Entrambi i fronti distraevano gli italiani ed intanto entrambi legiferavano: milioni di euro ai partiti, vivi o defunti che fossero. Soldi a non finire, eccedenti il fabbisogno; indennità ai politicanti eccedenti a quelli di tutti i parlamentari del mondo (Usa compresi), benefit per tutti (mogli, figli etc. … sanità ed assicurazioni da milionari). Auto blù pure per i politicanti di periferia, i polli allevati per diventare prossimi scilipodi.
La ruberia della prima repubblica ?
Questa non è mai cessata, nonostante gran parte sia stata legalizzata (finanziare i partiti con cifre eccedenti le necessità è ruberia legalizzata, infatti). La ruberia legalizzata ha sopperito alla antica raschiatura sulle partecipazioni statali di fanfaniana memoria, discretamente smobilitate e cedute nel tempo per tamponare i sempre più frequenti buchi di bilancio.
Centro-destra e centro-sinistra essendo ormai composti solamente da uomini che devono “apparire” sulla scena veltriusconiana piuttosto che “essere”  si sono ritrovati privi di idee, di programmi, di competenze per governare.
L’unica loro attività –da svolgere ovviamente dietro le quinte dello show- è  divenuta  ormai quella di rubare (legalmente con leggi finalizzate, o illegalmente mediante i loro capi di segreteria, i componenti dei consigli di amministrazione all'Enac, i consiglieri regionali, i presidenti di province, etc.).
Ad un certo punto dell’allegro ma litigioso Veltrusconismo, quando tutti festeggiavano e … rubavano, un uomo che viene da lontano (dalla prima Repubblica), Giorgio Napolitano si accorse che il paese stava per finire nelle acque greche.
Non trovando fra i mille “allegroni” parlamentari di destra o sinistra che ignoranti ed arruffoni, staccò la spina al veltrusconismo e si rivolse per cercare una persona serie, competente e credibile alle Università private d'Italia (la Bocconi) per vedere se esistesse ancora in Italia qualcuno che non fosse plasmato dai programmi televisivi e non fosse divenuto “idiota” come purtroppo  la gran parte del paese lo è divenuto nel periodo allegrone e berlusconiano.
Il resto lo racconteremo in appresso.

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